Ipbes: scienza e fatti per affrontare la crisi globale della biodiversità

Sulla terra vivono 8 milioni di specie di piante e animali, compreso l'uomo. Un milione sono in via di estinzione

[6 Luglio 2022]

E ’ in corso a Bonn la nona sessione della Plenary of the Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES 9) che si concluderà il 9 luglio e alla quale partecipano I rappresentanti di quasi 140 governi che discutono di come promuovere la scienza e le prove necessarie per affrontare la crisi globale della biodiversità.

E’ il primo meeting di persona  dall’inizio della pandemia di Covid19 dell’IPBES, l’organismo globale incaricata di presentare la decisioni basate sulla scienza e le migliori competenze disponibili, per informare la politica e l’azione per la salvaguardia della natura.

L’ultimo incontro fisico dell’IPBES, a Parigi nel 2019, present il Global Assessment Report on Biodiversity and Ecosystem Services che lanciò un potente allarme che sembra ormai quasi dimenticato: un milione di specie di piante e animali rischiano l’estinzione, molte delle quali entro pochi decenni.

Il meeting di Bonn è chiuso ai media, ma l’IPBES e l’Unite nations environment programme (Unep) hanno pubblicato una scheda riassuntiva che fa il quadro della situazione; «Gli scienziati stimano che ci siano almeno 8 milioni di specie di piante e animali che vivono oggi sulla terra, compreso l’uomo. Queste specie vivono tutte insieme in quelli che vengono chiamati “ecosistemi”. Un ecosistema è un’area geografica in cui una vasta gamma di piante, animali e altri organismi coesistono insieme. Gli ecosistemi possono essere grandi come un deserto o piccoli come uno stagno e contenere esseri viventi e non viventi, come rocce, sabbia e umidità. Ogni pezzo di un ecosistema dipende dagli altri come un puzzle. Ad esempio, un cambiamento nella temperatura di un ecosistema avrà effetti a catena su altre cose, come quali piante e animali possono crescere e viverci. L’intera superficie della Terra è una serie di ecosistemi collegati, dagli oceani alle torbiere ai deserti. Spesso ecosistemi distanti fanno affidamento l’uno sull’altro in modi inaspettati. Ad esempio, ogni anno la foresta pluviale amazzonica viene fertilizzata dal fosforo contenuto in circa 22mila tonnellate di polvere trasportate dal vento del deserto del Sahara a migliaia di chilometri di distanza. Per migliaia di anni le persone hanno convissuto con gli ecosistemi, ma man mano che le popolazioni umane sono cresciute, abbiamo iniziato a invadere, e in alcuni casi a soverchiare, gli ecosistemi causando  sofferenza alla loro ricca biodiversità e del loro delicato equilibrio, il che a sua volta ha limitato la loro capacità di fornire servizi vitali all’umanità».

Ma l’IPBES ricorda che questa è una storia che ci riguarda: «Gli esseri umani sono immersi negli ecosistemi e dipendono da queste reti interconnesse di piante, animali e persone. Rimuovendo una sola specie a causa del cambiamento climatico, dell’inquinamento, della perdita di habitat o di altri fattori naturali o causati dall’uomo, può verificarsi un effetto domino che ha un grande impatto sull’intero ecosistema. Quando Paine ha reintrodotto le stelle marine, ha contribuito a tenere sotto controllo il numero di cozze e ha stimolato la crescita di altre specie sugli scogli. Come esseri umani, abbiamo la responsabilità di coesistere armoniosamente con altre specie negli ecosistemi che condividiamo per garantire un pianeta sano. Dobbiamo lavorare insieme a tutti i livelli, dal governo agli individui».

Aprendo il meeting di Bonn, Anne Larigauderie, segretaria  esecutiva dell’IPBES, ha spiegato che «Questa riunione della plenaria IPBES vedrà i governi prendere in considerazione l’approvazione di due nuovi rapporti di esperti che si basano direttamente sui risultati del Global Assessment. L’IPBES Sustainable Use of Wild Species Report affronta la scoperta che lo sfruttamento degli organismi è uno dei fattori diretti più significativi della perdita di biodiversità e fornirà  a tutti i decision-makers spunti sull’importanza delle specie selvatiche e sulle opzioni politiche per garantirne un uso più sostenibile. L’IPBES Report on the Values and Valuation of Nature si concentra sul fatto che un’ampia diversità di valori è attribuita alla natura da persone diverse, ma che molti di questi vengono trascurati nelle decisioni politiche. Fornirà ai decisori strumenti specifici per comprendere e integrare i molti valori della natura nelle scelte e nelle azioni».

Inoltre, la sessione plenaria dell’IPBES dovrebbe valutare l’approvazione dell’avvio di un nuovo IPBES assessment pluriennale sui legami tra impresa e biodiversità.

La ministro tedesca dell’ambiente, della conservazione della natura, della sicurezza nucleare e della protezione dei consumatori, Steffi Lemke, ha sottolineato che «La crisi globale della biodiversità diventa ogni giorno più urgente. La Germania accoglie con favore l’importantissimo lavoro svolto dall’IPBES, in particolare il focus di questa settimana sui valori e l’uso sostenibile delle specie selvatiche, come contributo di vitale importanza agli sforzi globali, regionali e nazionali per proteggere la biodiversità in modo più efficace. Le nostre politiche e azioni devono basarsi su questo tipo di scienza e prove, soprattutto mentre ci avviciniamo a un accordo su un nuovo global biodiversity framework  alla Conferenza Onu sulla biodiversità a dicembre».