Inquinamento chimico persistente: trovati Pfas nelle lontre di Galles e Inghilterra

PFAS anche nelle lontre dell’Europa continentale

[26 Gennaio 2022]

Lo studio Anthropogenic Drivers of Variation in Concentrations of Perfluoroalkyl Substances in Otters (Lutra lutra) from England and Wales”, pubblicato su Environmental Science & Technology da un team di ricercatori dell’Otter Project dell’università di Cardiff del Centre for Environment, Fisheries and Aquaculture Science e dell’UK Centre for Ecology and Hydrology, ha trovato sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche (PFAS), collegate a problemi di salute sia nell’uomo che nella fauna selvatica, nelle lontre eurasiatiche  (Lutra lutra) che vivono in Inghilterra e Galles. Una scoperta che s<fa pensare a «Un inquinamento diffuso delle acque dolci britanniche», dicono i ricercatori.

All’università di Cardiff fanno notare che «Lo studio ha rilevato che la maggior parte dei PFAS nelle lontre erano associati a lavori di trattamento delle acque reflue o all’utilizzo di fanghi di depurazione in agricoltura, suggerendo che si trattava di un percorso significativo e preoccupante che arriva ai fiumi. Lo studio dei contaminanti nelle lontre è fondamentale per comprendere i potenziali rischi per la salute».

E il loro studio è stato pubblicato pochi giorni prima del rapporto “Water quality in rivers” dell’Environmental Audit Committee della Camera dei Comuni britannica dal quale è emerso che che nessun fiume inglese è esente da inquinamento.

La principale autrice dello studio sulle lontre, Emily O’Rourke della School of Biosciences dell’università di Cardiff, ricorda che «I PFAS sono una grande famiglia di sostanze chimiche sintetiche utilizzate, tra le altre cose, nei prodotti di consumo per le loro proprietà idrorepellenti e oleose, negli imballaggi alimentari, nelle pentole antiaderenti e negli indumenti impermeabili, prodotti antimacchia, vernici e ritardanti di fiamma. Sono conosciuti come “forever chemicals” perché la loro forte struttura carbonio-fluoro significa che non si decompongono facilmente nell’ambiente. Negli ultimi anni ci sono stati sforzi per eliminare gradualmente queste sostanze chimiche, ma rimangono onnipresenti a causa della loro persistenza ambientale».

Le lontre eurasiatiche sono i principali predatori britannici di acqua dolce e possono agire come forti indicatori dei livelli di queste sostanze chimiche nell’ambiente. Lo studio ha analizzato 50 fegati di lontre dell’Inghilterra e del Galles ha rilevato PFAS in tutti i ampioni e in oltre l’80% sono stati trovati 12 diversi tipi di PFAS.

Lo studio ha campionato lontre morte tra il 2007 e il 2009 e ha esaminato i loghi dove sono state  trovate, insieme all’utilizzo del suolo in quel momento. I ricercatori hanno scelto questo periodo perché «Coincideva con i cambiamenti nella legislazione e nell’utilizzo dei PFAS: i due più utilizzati venivano gradualmente eliminati ma stavano emergendo sostituti».

I risultati del loro ultimo studio sono supportati da un’altra ricerca separata, “Determination of 56 per- and polyfluoroalkyl substances in top predators and their prey from Northern Europe by LC-MS/MS”, pubblicata su Chemosphere da un team di ricercatori europei  del progetto otter – alla quale hanno partecipato anche Alessandra Cincinelli e Tania Martellini del dipartimento di chimica dell’università di Firenze –  che ha analizzato campioni raccolti nel 2015-18, trovando PFAS nelle lontre e in altri animali selvatici.

Per la O’Rourke, «Sono necessari ulteriori lavori per capire dove si trovano ora le concentrazioni più elevate e le eventuali attuali fonti di contaminanti. E’ profondamente preoccupante che i PFAS siano stati introdotti nell’ambiente attraverso pratiche industriali e agricole: l’azione politica e gestionale è vitale per affrontare questo problema laddove rimane un problema».

Nello studio gallese e inglese, concentrazioni più elevate del  PFAS acido perfluoroottanoico (PFOA) sono state associate alla vicinanza di una fabbrica sulla costa nord-occidentale dell’Inghilterra che aveva precedentemente utilizzato questa sostanza chimica nei suoi processi di produzione. Sono state riscontrate concentrazioni più elevate di PFAS nelle lontre che vivevano vicino agli impianti di  trattamento delle acque reflue, «Suggerendo che le acque reflue domestiche e industriali fossero una fonte importante». Le concentrazioni di PFAS erano più elevate anche nelle lontre che vivevano nei corsi d’acqua vicino ad aree arabili, il che potrebbe essere causato dall’utilizzo dei depurazione sui terreni agricoli.

La O’Rourke sottolinea che «Il nostro studio fornisce ulteriori prove a sostegno della conclusione del recente rapporto di audit ambientale della Commissione parlamentare che ha evidenziato un “cocktail chimico” di contaminanti nei nostri corsi d’acqua. Il rapporto raccomanda una valutazione indipendente dei rischi per la salute umana e l’ambiente derivanti dalla diffusione dei fanghi di depurazione: il nostro studio fornisce prove importanti del fatto che i PFAS dovrebbero essere inclusi in tale valutazione».

Non è chiaro se le concentrazioni di PFAS presenti nelle lontre siano sufficientemente alte da causare loro danni. Le lontre analizzate sono morte soprattutto investite da auto e quindi non è noto l’impatto preciso delle sostanze chimiche sulla loro salute. La O’Rourke ha detto che è probabile che le sostanze chimiche tossiche abbiano avuto un effetto “sub-letale” e ha ricordato che «Attualmente sono in uso oltre 5.000 diversi tipi di sostanze chimiche. Finora erano state regolamentate singolarmente, ma credo ovrebbero essere regolamentate per classe. La Danimarca ha recentemente vietato il loro uso nella carta a contatto con gli alimenti – come negli imballaggi per fast food – e la Gran Bretagna deve di recuperare il ritardo. Ora che non siamo più nel quadro dell’Ue in materia di sostanze chimiche, dobbiamo adottare la nostra strategia in materia di sostanze chimiche»

27 ONG britanniche, tra le quali i Breast Cancer UK, The Alliance for Cancer Prevention e CHEM Trust, si sono unite per chiedereuna strategia britannica sui prodotti chimici, che dovrebbe includere l’eliminazione graduale di »Ttutte le sostanze chimiche molto persistenti, compresa l’intera famiglia PFAS e altre sostanze sostanze chimiche alogenate».  Nel Regno Unito, dal 2000, una serie di iniziative industriali volontarie ne ha limitato l’uso, ma, secondo lo studio, «In Inghilterra vengono regolarmente registrate concentrazioni di PFAS superiori agli standard di qualità ambientale per l’acqua e i pesci».

In Italia l’inquinamento da PFAS ha assunto dimensioni drammatiche in Veneto e preoccupanti in altre regioni. Nel luglio 2021, Germania, Danimarca, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia hanno ufficialmente informato l’European Chemicals Agency (ECHA) della loro intenzione di limitare i PFAS.

La principale ricercatrice del progetto Otter, Elizabeth Chadwick, che è anche una delle autrici dello studio, conclude: «La nostra ricerca è stata possibile grazie alla raccolta in corso delle lontre trovate morte da tutta la Gran Bretagna. Il nostro archivio ha campioni di oltre 4.000 individui raccolti dal 1992: è una risorsa unica e importante per la comprensione di questa specie protetta e per la comprensione della contaminazione e della salute ambientale. Studiando i contaminanti chimici presenti nelle lontre possiamo comprendere i relativi livelli nell’ambiente e i potenziali rischi per la salute sia per la fauna selvatica che per l’uomo. Incoraggiamo l’opinione pubblica a continuare a segnalare le lontre trovate morte in modo che la nostra ricerca possa continuare».