In Nord America mammut e cavalli selvaggi sono sopravvissuti migliaia di anni in più di quanto si credesse
L'antico DNA del permafrost rivela che si sono estinti solo 5000 anni fa e che i cavalli erano già come quelli che hanno riportato i coloni europei
[13 Dicembre 2021]
Dei semplici cucchiai di terreno prelevati dal permafrost canadese stanno aprendo inattesi panorami sulla vita antica nello Yukon, rivelando nuove e ricche informazioni e riscrivendo le precedenti convinzioni sulle dinamiche dell’estinzione, le date e la sopravvivenza della megafauna come mammut, cavalli e altre forme di vita scomparse da tempo.
Infatti, nello studio “Collapse of the mammoth-steppe in central Yukon as revealed by ancient environmental DNA” pubblicato su Nature Communications, un team di ricercatori canadesi della McMaster University, dell’università dell’Alberta e del governo dello Yukon e statunitensi dell’American Museum of Natural History presentano i dati del DNA di ambienti risalenti a 30.000 anni fa e ricavato da sedimenti di permafrost estratti nella regione del Klondike, nello Yukon centrale. Ci sono riusciti grazie alla tecnologia di cattura e arricchimento del DNA sviluppata alla McMaster per isolare e ricostruire, con un notevole dettaglio, le fluttuanti comunità animali e vegetali in diversi momenti durante la transizione Pleistocene-Olocene, un periodo climatico instabile tra gli 11.000 e i 4.000 anni fa, quando si estinsero un certo numero di grandi specie come mammut, mastodonti e tigri dai denti a sciabola
I ricercatori hanno ricostruito gli antichi ecosistemi utilizzando minuscoli campioni di suolo che però contengono miliardi di sequenze genomiche microscopiche di specie animali e vegetali e ora dicono che «L’analisi rivela che mammut e cavalli erano già in forte declino prima dell’instabilità climatica, ma non sono scomparsi immediatamente a causa dell’eccessiva caccia umana, come si pensava in precedenza. In realtà, le prove del DNA mostrano che sia il mammut lanoso che il cavallo nordamericano sono sopravvissuti fino a 5000 anni fa, portandoli nella metà dell’Olocene, l’intervallo che inizia circa 11.000 anni fa in cui viviamo oggi».
Durante l’inizio dell’Olocene, l’ambiente dello Yukon subì enormi e continui cambiamenti: le un tempo ricche praterie, la “steppa dei mammut” – vennero invase da arbusti e muschi, specie non più tenute sotto controllo dalle grandi mandrie di mammut, cavalli e bisonti al pascolo. Gli scienziati spiegano che «Oggi le praterie non prosperano nel Nord America settentrionale, in parte perché non ci sono “ingegneri ecologici” megafaunistici per gestirle» e il genetista evoluzionista Hendrik Poinar, principale autore dello studio e direttore del McMaster Ancient DNA Center, sottolinea che «Questi ricchi dati forniscono una finestra unica sulle dinamiche della popolazione di megafuana e sfumano la discussione sulla loro estinzione attraverso ricostruzioni più sottili degli ecosistemi passati».
Un lavoro sorprendente che si basa su ricerche precedenti degli scienziati della McMaster che avevano determinato che i mammut lanosi e il cavallo nordamericano erano probabilmente presenti nello Yukon circa 9.700 anni fa. Da allora, tecniche migliori e ulteriori indagini hanno perfezionato l’analisi precedente e spostato la data ancora più vicino a noi. Un altro degli autori dello studio, l’antropologo Tyler Murchie della McMaster conferma; «Ora che abbiamo queste tecnologie, ci rendiamo conto di quante informazioni sulla storia della vita sono memorizzate nel permafrost. La quantità di dati genetici nel permafrost è piuttosto enorme e consente davvero di avere una scala dell’ecosistema e della ricostruzione evolutiva che non ha eguali con altri metodi utilizzati fino ad oggi».
Un altro coautore dello studio, Ross MacPhee dell’American Museum of Natural History, fa notare che «Sebbene i mammut siano scomparsi per sempre, i cavalli no . Il cavallo che viveva nello Yukon 5.000 anni fa è direttamente correlato alla specie di cavalli che abbiamo oggi, Equus caballus . Biologicamente, questo rende il cavallo un mammifero nativo del Nord America, e come tale dovrebbe essere trattato».
Concludendo, gli scienziati sottolineano anche «La necessità di raccogliere e archiviare più campioni di permafrost, che rischiano di andare persi per sempre a causa del riscaldamento dell’Artico».