In Brasile la Mata Atlântica si sta rigenerando naturalmente e molto più velocemente del previsto

La rigenerazione naturale assistita delle foreste è una soluzione economica e con rendimenti impressionanti

[13 Settembre 2021]

Il Pacto pela Restauração da Mata Atlântica/Atlantic Forest Restoration Pact, un movimento brasiliano multi-stakeholder di ripristino ambientale, è sulla buona strada per rigenerare naturalmente 1,5 milioni di ettari di territorio un tempo deforestato: ben mezzo milione di ettari  in più di quanto  pensava di fare  entro il 2020la coalizione nell’ambito della Bonn Challenge e, se queste foreste sopravviveranno fino al 2023 senza essere tagliate, il Pacto potrà raggiungere il suo obiettivo finale: ripristinare naturalmente 15 milioni di ettari di Mata Atlântica entro il 2050.

Un risultato  che sarebbe il frutto di un’ondata di attivismo internazionale per il ripristino ambientale e che cammina velocemente sulle gambe di diverse iniziative, con un  obiettivo complessivo di ripiantumare 150 milioni di ettari stabilito nel 2011 e che è stato superato nel 2017 dai  partecipanti al Bonn  Challenge. Uno slancio che continua, cisto che i Paesi di tutto il mondo puntano a raggiungere l’obiettivo di 350 milioni di ettari entro il 2030.

Secondo Renato Crouzeilles, senior manager dell’Instituto Internacional para Sustentabilidade (IIS) di Rio de janeiro, «I buoni risultati che abbiamo visto finora sono dovuti agli sforzi congiunti di tutti gli attori coinvolti, comprese le organizzazioni non governative, i responsabili politici e i proprietari terrieri. La struttura decentralizzata del patto ha permesso alle foreste atlantiche brasiliane di continuare a rigenerarsi nonostante gli alti e bassi dei cambiamenti dei regimi politici».

La Mata Atlântica si estende su un’area dove vive uasi tre quarti della popolazione umana del Brasile e dove è presente una ricca biodiversità che include ocelot e grandi scimmie leonine, un bioma riconosciuto come Riserva della biosfera dall’UNESCO e sito del patrimonio naturale brasiliano, ma che, secondo L’United Nations environmente programme (Unep), ha perso quasi l’80% della sua area originale a causa del disboscamento e dell’espansione agricola, rendendolo un obiettivo primario per le iniziative di ripristino.

Ma secondo lo studio “Achieving cost-effective landscape-scale forest restoration through targeted natural regeneration”, pubblicato nel 2020 su Conservation Letters nel 2020 da un team di ricercatori guidato da Crouzeilles ha rivelato che «Il potenziale per  la rigenerazione naturale  – il processo che consente alle specie autoctone di ripopolarsi con un’assistenza minima – nella Foresta Atlantica è enorme». E gli autori dello studio sono convinti che «Entro il 2035 la rigenerazione combinata naturale e assistita delle foreste potrebbe far rivivere 21,6 milioni di ettari di foresta e ridurre i costi di ripristino di 90,6 miliardi di dollari rispetto alle sole iniziative di rimboschimento. Queste azioni potrebbero anche sequestrare 2,3 GtCO2 di carbonio e ridurre di 63,4 il numero medio di specie a rischio di estinzione».

Il Pacto pela Restauração da Mata Atlântica Atlantica ha colto l’occasione per rivitalizzare questo territorio  che si estende oltre i confini del Brasile in Argentina e Paraguay. Dalla sua fondazione nel 2009, si è impegnato in 3 attività principali: sensibilizzazione, monitoraggio delle foreste e advocacy delle politiche.

Il vice-coordinatore del Pacto, Pedro Brancalion dell’Universidade de São Paulo, spiega che «I professionisti del restauro nella regione sono stati formati per identificare le aree in cui la rigenerazione naturale può funzionare meglio e per monitorare i progressi della rigenerazione per decidere se, dove e come intervenire». Utilizzando modelli predittivi costruiti da dati satellitari, il team ha identificato le aree con il maggior potenziale per la rigenerazione naturale delle foreste ed evidenzia che «Queste aree ad alto impatto possono poi diventare i bersagli di campagne di sensibilizzazione e monitoraggio».

Crouzeilles ricorda che «Altre organizzazioni di ricerca, tra cui il Center for International Forestry Research e World Agroforestry (CIFOR-ICRAF) hanno collaborato con il Pacto nel suo percorso per ripristinare la foresta atlantica, producendo dati geografici specifici del contesto per le regioni tropicali e subtropicali. Il Pacto e altre organizzazioni possono utilizzare questi   dati in situ per fare previsioni migliori e misurazioni dell’impatto sulla regione. L’ISS ha anche guidato la produzione di diversi documenti sulla rigenerazione naturale delle foreste in collaborazione con scienziati CIFOR-ICRAF».

Secondo il recente documento politico “How to deliver forest restoration at scale: Recommendations for unlocking the potential of the most cost-effective way to restore forests in the fight against climate change and biodiversity loss» di di IIS, CIFOR e Conservation International, «La rigenerazione naturale è la strategia di restauro più conveniente.  Rispetto alla piantumazione di alberi, riduce i costi di oltre il 70% e non richiede una formazione speciale. Tuttavia, affinché queste foreste rigenerate durino, gli scienziati devono sapere innanzitutto perché si verifica la deforestazione. Come possono i locali e altri gruppi di interesse essere motivati ​​a lasciare intatte a lungo termine le foreste rigeneranti?»

Crouzeilles spiega ancora: «Abbiamo condotto interviste con i proprietari terrieri per scoprire quali incentivi o programmi potrebbero cambiare le menti di coloro che tagliano gli alberi. Le persone stanno lentamente acquistando queste idee, ma c’è ancora molto lavoro di base da fare. La risposta è probabilmente una combinazione di pagamenti per i servizi ecosistemici (PES) forniti dalle foreste, soluzioni di sostentamento alternative e campagne di sensibilizzazione. La gente del posto che si affida al taglio di foreste secondarie per l’espansione agricola, legname o altre attività di sostentamento potrebbe guadagnare PES in cambio di lasciare gli alberi in piedi. Anche campagne educative mirate da parte di gruppi della società civile come il Pacto potrebbero incoraggiare l’adozione di pratiche più sostenibili a livello comunitario. Quando si tratta di attori privati, credo che ci sia un grande potenziale per un aumento del buy-in sui crediti di carbonio e altri programmi che promuovono la rigenerazione naturale. Poiché i consumatori di tutto il mondo stanno diventando più attenti all’ambiente, c’è una forte motivazione per le aziende a mostrare sostegno alle iniziative ecologiche. Inoltre, per gli attori privati ci sono grandi opportunità ​​di sviluppare modelli di business che vendono crediti di carbonio in cambio del ripristino della territorio. Le  imprese parlano di più dei loro beni immateriali; sanno che devono essere carbon neutral per essere definite  “sostenibili” per essere in linea con le nuove leggi e i valori dei consumatori. Vedo nuove aziende che sviluppano modelli di business dedicati esclusivamente alla rigenerazione naturale e alla vendita di crediti di carbonio».

Oltre al lavoro del Pacto pela Restauração da Mata Atlântica con le comunità locali e le aziende private, ad accelerare la rigenerazione naturale nella Foresta Atlantica ha contribuito una serie di politiche come .

Ad esempio, la Lei da Mata Atlântica  del 2006 protegge il 100% delle foreste incontaminate del bioma, rendendola l’unica foresta in Brasile ad essere protetta dalla legge federale. Regolamenti più recenti come il Código Florestal del 2012  richiedono ai proprietari terrieri di mantenere una certa quantità di vegetazione autoctona sulla loro proprietà. Il. Successivo ProVeg del 2017 punta a regolamentare gli standard ambientali sulla proprietà privata su un’area di almeno 12 milioni di ettari. MA queste politiche sono nel mirino del governo del presidente neofascista del Brasile Jair Bolsonaro. Eppure, come spiega ancora  Crouzeilles, «Azioni come queste sono state un fattore chiave per il successo della rigenerazione naturale nella Mata Atlântica. Queste politiche hanno creato le condizioni affinché il Brasile raggiunga gli obiettivi dell’Accordo di Parigi per il ripristino del territorio. richiedendo una certa quantità di vegetazione naturale su terreni privati, queste politiche consentono la rigenerazione naturale e la persistenza delle foreste secondarie».

Al CIFOR-ICRAF dicono che «Ci sono grandi speranze che il decennio delle Nazioni Unite sul ripristino dell’ecosistema, lanciato di recente, catalizzi ulteriori sforzi per espandere la rigenerazione naturale delle foreste nella Foresta Atlantica e anche a livello globale».

Crouzeilles conclude: «Una prossima pubblicazione di Conservation International, IIS e CIFOR-ICRAF quantificherà il potenziale di rigenerazione naturale delle foreste in tutte le zone tropicali e subtropicali, questa ricerca avrà una portata più ampia grazie ai riflettori pubblici sul ripristino dell’ecosistema. L’Onu fa molto rumore. Porta l’attenzione sulla questione il che ci porta soldi, interesse e consapevolezza politica. Il resto spetta a noi».