Il ritorno dei capovaccai scampati ai bracconieri

Sara e Tobia, liberati nel 2015, tornano in Italia dopo quattro anni trascorsi in Africa

[4 Giugno 2019]

Sara e Tobia sono due giovani capovaccai (Neophron percnopterus) nati nel 2015 Centro Rapaci Minacciati (Cerm) di Rocchette di Fazio (Gr), specializzato nella riproduzione in cattività di questa specie minacciata. Al Cerm spiegano che lavorano da molti anni «per ottenere giovani da liberare in natura allo scopo di rafforzare la popolazione selvatica di questo piccolo avvoltoio, dall’aspetto bizzarro e simpatico, che sta per scomparire dall’Italia. Infatti, ne rimangono solo una decina di coppie, tra Basilicata, Calabria e Sicilia. Mite ed utile come “spazzino” ambientale, fino alla metà del XX secolo il capovaccaio frequentava, durante il periodo primaverile ed estivo, pascoli e pareti rocciose dell’Italia centro-meridionale tirrenica».

Bel 2015, grazie ai fondi messi a disposizione dal ministero dell’Ambiente il Cerm riuscì a lavorare  almeno una volta, senza avere l’assillo costante della mancanza di finanziamenti e fu così che «All’età di circa tre mesi, Sara e Tobia furono trasferiti dal Cerm nel Meridione d’Italia per essere liberati. Sara prese il volo in Puglia il 16 agosto 2015, dopo aver trascorso alcuni giorni di ambientamento nella cavità di una parete rocciosa adeguatamente attrezzata; Tobia venne liberato in Calabria il 7 settembre, dopo un breve soggiorno all’interno di una cassa-nido». Operazioni di rilascio, delicate e complesse, che furono realizzate dal Cerm in collaborazione con la Lipu in Puglia e con la Stazione Ornitologica Calabrese, in Calabria.

Una decina di giorni dopo essere stati rilasciati, Sara e Tobia iniziarono una lunga migrazione che li portò nell’Africa sub sahariana, «Area nella quale  – spiegano ancora al Cerm – i giovani capovaccai rimangono, in genere, per tre-quattro anni prima di far ritorno nei pressi della zona di nascita. Un affascinante e pericoloso viaggio, seguito costantemente dagli esperti del Cerm  mediante i dispositivi GPS con i quali i due avvoltoi sono equipaggiati, grazie al supporto della VCF Vulture Conservation Foundation».

La femmina, Sara, dopo aver girovagato un po’ per la Puglia raggiunse la Sicilia occidentale e da qui attraversò il Mediterraneo per poi sorvolare Libia e deserto del Sahara e fermarsi in Niger, dopo circa 4.000 km di volo percorsi in 28 giorni. Il maschio, Tobia, per raggiungere l’Africa imboccò invece la rotta migratoria più pericolosa, passando per Malta  rischiando quindi di rimanere vittima dei numerosi bracconieri isolani che prendono di mira qualsiasi specie migratrice.  Ma, con grande sollievo dei ricercatori che lo seguivano, il giovane capovaccaio, dopo una breve sosta a Malta riprese il volo ed approdò in Libia e da lì raggiunse il Mali, dopo aver percorso 3.500 km in 17 giorni. Come sottolineano al Cerm, «I due giovani, quindi, furono molto fortunati non incapparono nei mille pericoli che minacciano i migratori. Infatti, va ricordato che Bianca e Clara, due capovaccai liberati nel 2018 in Basilicata dall’Associazione Cerm e da Ispra nell’ambito del progetto LIFE Egyptian vulture, andarono incontro ad una sorte terribile proprio durante la migrazione: Clara venne uccisa dalla vile fucilata di un bracconiere nel trapanese mentre Bianca fu avvelenata in Tunisia».

Dopo quell’avventuroso e pericoloso viaggio e la permanenza in Africa, Sara e Tobia sono finalmente tornati in Italia, rispettivamente il 2 ed il 19 maggio. «Uno straordinario mistero scritto nel loro DNA da migliaia di anni – dicono i ricercatori –  Per il viaggio di ritorno entrambi hanno seguito la rotta più breve per arrivare in Sicilia, rotta che passa per Cap Bon, in Tunisia e che viene utilizzata da moltissimi rapaci migratori». Gfrazie ai dati GPS, gli spostamenti dei due giovani capovaccai vengono seguiti costantemente dal Cerm e da una rete di ornitologi e personale dei Carabinieri forestali.

In Italia Sara ha percorso sinora oltre 2.500 km, sino a sfiorare il natio Cerm in Toscana, e poi le Marche; quindi ha puntato nuovamente verso sud, ritornando a volare nei cieli esplorati in gioventù tra Puglia e Basilicata, a pochi chilometri dal luogo nel quale ha spiccato il primo volo 4 anni fa. Tobia, dopo aver sostato nella Sicilia orientale, si è spostato e sta esplorando la regione nella quale fu liberato nel 2015.

Al Cerm sono molto contenti: «Esattamente quello che ci si aspettava: una strabiliante memoria “da capovaccaio”. A fine estate i due giovani, seguendo il loro istinto, rientreranno in Africa per tornare negli anni prossimi in Italia, durante l’estate, e riprodursi dall’età di 5-6 anni; ovviamente se riusciranno a scampare ai tanti pericoli che incombono su di loro, tutti legati ad attività illegali e strutture umane.Aiutare la specie a non scomparire dall’Italia quindi si può: con la riproduzione in cattività ed i rilasci ma anche attuando misure sinergiche di protezione, quali la creazione di carnai, la sorveglianza dei nidi, la regolamentazione dell’arrampicata (ormai selvaggia e senza regole), la lotta al bracconaggio (specialmente nel trapanese) e all’uso dei bocconi avvelenati. E’ dunque auspicabile che gli enti preposti alla conservazione della biodiversità italiana diano attuazione al Piano d’Azione sul capovaccaio (2009) del Ministero dell’Ambiente che prevede, tra l’altro, proprio l’allevamento e la liberazione di giovani come azioni basilari per salvare il capovaccaio dall’estinzione in Italia, ovviamente supportate da un adeguato supporto finanziario».