Il riscaldamento del mare sta portando al collasso delle popolazioni di coralli mediterranei

Alla Scandola, in Corsica, le popolazioni di gorgonie rosse e il corallo rosso sono da considerarsi praticamente estinte dal punto di vista funzionale

[24 Gennaio 2022]

Lo studio “Population collapse of habitat-forming species in the Mediterranean: a long-term study of gorgonian populations affected by recurrent marine heatwaves”, pubblicato su Proceedings of the Royal Society B da  un team di ricercatori europei guidato da Daniel Gómez.Gras dell’Institut de Ciències del Mar (ICM-CSIC) e dell’Institut de Recerca de la Biodiversitat (IRBio) dell’Universitat de Barcelona (UB) ha rivelato che «Le ondate di caldo marine associate alle crisi climatiche stanno portando al collasso delle popolazioni di coralli del Mediterraneo, riducendo in alcuni casi la loro biomassa dall’80 al 90%».

Secondo .lo studio, realizzato grazie al sostegno del Parc naturel régional de Corse, al progetto Pla Nacional HEATMED, dei progetti europei MERCES e Futurmares e degli Interreg MED MPA- Engage e MED MPA-Adapt, «Le popolazioni di coralli mediterranei, che sono fondamentali per il funzionamento del coralligeno, uno degli habitat più iconici del mare, potrebbero non essere in grado di riprendersi. questi eventi estremi durante i quali la temperatura dell’acqua raggiunge livelli molto elevati per giorni e persino settimane».

Si tratta del primo studio che valuta la capacità di recupero a lungo termine delle popolazioni delle due specie di corallo più emblematiche del Mediterraneo: la gorgonia rossa (Paramricea clavata) e il corallo rosso (Corallium rubrum), che forniscono habitat complessi essenziali per una grande diversità di fauna e per le quali è fondamentale comprendere quanto siano resilienti di fronte alle ondate di caldo sempre più frequenti e intense.

Il team di ricercatori catalani, spagnoli, francesi, greci e croati, compreso e Núrien Teixidó della Stazione Zoologica Anton Dohrn e del CNRS francese, ricorda che «La crisi climatica sta colpendo gravemente gli ecosistemi marini di tutto il mondo e il Mediterraneo non fa eccezione. In particolare, le ondate di caldo marino associate a questa crisi stanno causando eventi di mortalità di massa in tutti gli ecosistemi costieri di questo bacino [il Mediterraneo]. Tra le specie più colpite ci sono i coralli mediterranei».

Sebbene numerosi studi abbiano indagato sugli impatti immediati delle ondate di caldo marine sulle specie di coralli, si sa molto poco sulla loro resilienza a lungo termine. Il principale motivo è che, trattandosi di specie generalmente molto longeve (>100 anni in alcuni casi) e con dinamiche di popolazione lente, cioè organismi con bassi tassi di crescita e reclutamento, sono necessarie serie storiche lunghe (decenni) per poter valutarne la resilienza.

Per realizzare questo studio, il team scientifico ha analizzato i risultati ottenuti in un monitoraggio a lungo termine di diverse popolazioni di coralli che sono state colpite da un importante evento di mortalità di massa causato da un’ondata di caldo nel 2003 nell’Area marina protetta della Scandola, in Corsica. Lo studio ha analizzato i dati sullo stato di queste popolazioni (densità, struttura dimensionale e biomassa) raccolti nei successivi 15 anni dai ricercatori del  gruppo di ricerca spagnolo Medrecover, formato anche da esperti dell’ICM-CSIC e dell’UB, ed evidenzia che «Purtroppo i risultati hanno dimostrato che, lungi dal riprendersi, tutte le popolazioni analizzate hanno avuto una tendenza al collasso poiché colpite dall’ondata di caldo del 2003. Infatti, dopo 15 anni, queste popolazioni possono considerarsi praticamente estinte dal punto di vista funzionale».

Gómez conferma: «Rispetto alla biomassa iniziale, abbiamo notato perdite medie di biomassa dell’80% per le popolazioni di gorgonie rosse e fino al 93% nel caso della popolazione di corallo rosso studiata».

Un altro autore dello studio, Joaquim Garrabou, anche lui ricercatore dell’ICM-CSIC, avverte: «Questi dati sono molto preoccupanti per la conservazione di queste specie emblematiche e indicano che gli effetti della crisi del cambiamento climatico sta accelerando con ovvie conseguenze per i territori sottomarini, dove la perdita di coralli è equivalente a quella degli alberi nelle foreste».

Un’altra autrice dello studio, Cristina Linares, del Departament de biologia evolutiva, ecologia i ciències ambientals dell’IRBio, sottolinea: «Riteniamo che uno dei motivi principali per cui sono state osservate queste traiettorie di collasso sia la possibile esposizione ricorrente a ondate di caldo incompatibili con la lenta dinamica delle popolazioni di queste specie».

E anche durante il periodo di studio (2003-2018), si sono registrate ondate di caldo molto significative in almeno 4 anni: 2009, 2016, 2017 e 2018. La Linares fa notare che «Durante queste ondate di caldo, le condizioni della temperatura nell’area studiata hanno nuovamente raggiunto estremi incompatibili con la vita di questi coralli, il che ha sicuramente causato nuovi eventi di mortalità nelle popolazioni già decimate e impedito il loro recupero».

Dato che, a causa della crisi climatica, il numero e l’intensità delle ondate di calore del mare aumenteranno nei prossimi decenni, la sopravvivenza di molte popolazioni di queste specie potrebbe essere gravemente minacciata.

Ma i ricercatori concludono con una nota di speranza: «Tuttavia, è molto probabile che vi siano alcune aree del Mediterraneo dove, grazie a vari fattori, la ricorrenza degli impatti climatici è minore, il che rende particolarmente importante la conservazione, a fronte di altri possibili impatti, di questi rifugi climatici dove i trend delle popolazioni di coralli potrebbero essere più positivi di quelli osservate in questo studio».