Il rinoceronte del Sabah è estinto in natura (FOTOGALLERY)

Restano solo tre esemplari in cattività, ma non possono accoppiarsi

[27 Aprile 2015]

Masidi Manjun, ministro dell’ambiente, del turismo e della cultura del Sabah, ha confermato che nello stato malese del Borneo non ci sono più rinoceronti di Sumatra che vivono in natura. Nel 2008 si calcolava che nel Sabah vivessero circa 50 rinoceronti del Sabah (Dicerorhinus sumatrensis harrissoni), una sottospecie del rinoceronte di Sumatra, conosciuta anche come il rinoceronte del Borneo. Dopo 5 anni gli esemplari di rinoceronti del Sabah erano ridotti a 10 ed ora  Manjun  ammette che i rinoceronti allo stato selvatico sono scomparsi e che «Ci troviamo di fronte alla prospettiva della nostra rinoceronti di Sumatra si estinguano durante a nostra vita». E’ probabile che al mondo restino solo tre individui della sottospecie di rinoceronte del Sabah – un maschio, Tam, e due femmine, Iman e Puntung – che sono ospitati nell’area recintata del Borneo Rhinoceros Sanctuary (BRS), l’unica speranza di salvare la sottospecie dall’estinzione.

Alla Borneo Rhino Alliance (Bora) spiegano che i 3 rinoceronti di Sabah sono stati catturati in natura: il maschio nel 2008 e le femine nel 2011 e nel 2014 e che «Entrambe le femmine catturate hanno gravi patologie del tratto riproduttivo» per non aver ai partorito ed allevato un cucciolo  e che questo è il risultato dell’assenza di maschi fertili in natura. «Eppure entrambe producono ovociti, le cellule che formano le uova che vengono fecondate dagli spermatozoi. Quindi, questi pochi rinoceronti rimasti  possono aiutare a prevenire l’estinzione della specie attraverso l’applicazione di tecnologie di riproduzione avanzate: la rimozione dei gameti e delle cellule germinali dai rinoceronti viventi per cercare di produrre embrioni di rinoceronte di Sumatra in laboratorio». Un lavoro che è in corso, con il sostegno del Leibniz Institute for Zoo and Wildlife Research  ed altri esperti. Il Bora cura i rinoceronti in cattività e stava cercando i rinoceronti superstiti in natura che ora però sembrano estinti.

John Payne, direttore esecutivo della Bora ed uno dei massimi esperti mondiali della specie, è convinto che «Se i numeri dei baby rinoceronti di Sumatra possono rapidamente essere potenziati nei prossimi pochi anni, c’è ancora speranza per salvare la specie dall’estinzione. L’unico modo oggi per raggiungere questo è quello di utilizzare la fecondazione in vitro per produrre gli embrioni e di avere un paio di femmine fertili in strutture recintate ben gestite, sottoposte a cure eccellenti, come madri surrogate».

Quelli del Bora speravano che Tam fosse in grado di accoppiarsi naturalmente con le due femmine, ma Iman ha dei tumori e Puntung delle cisti cg he rendono impossibile la riproduzione naturale.. Payne dice che se la fecondazione in vitro avesse successo «Ogni madre potrebbe poi sostenere e crescere un cucciolo ogni tre anni» ma aggiunge su Mongbay che «Finché prevale la  resistenza da parte dei governi interessati, dell’Ucn e delle  grandi Ong, allora la specie si estingueranno, e le istituzioni, non bracconieri o produttori di olio di palma, dovranno assumersene la maggior parte della responsabilità».

Ci potrebbero essere dei rinoceronti del Sabah superstiti, ma nel Kalimantan, il Borneo indonesiano: due anni fa, dopo decenni, delle trappole fotografiche hanno catturato l’immagine di un rinoceronte selvatico, ma potrebbe essere l’unico rimasto in natura. Solo a Giava il rinoceronte di Sumatra, la sottospecie Dicerorhinus sumatrensis sumatrensis,  ha ancora qualche speranza, visto che sull’isola indonesiana vivrebbero un centinaio di esemplari, ma in popolazioni frammentate e assediate in tre  Parchi nazionali. Alcuni rinoceronti sono custoditi in semi-cattività nel Sumatra Rhino Sanctuary, compreso un cucciolo di 3 anni.

La colpa della progressiva estinzione dei rinoceronti di Sumatra va cercata nell’accelerata deforestazione e degrado della foresta pluviale a partire dagli anni ’60, prima per esportare legname pregiato in Giappone, Usa ed Europa e poi per far erano fortemente compromesso dalle concessioni e l’industria del legname e di produzione di polpa per la carta aveva ormai raggiunto il cuore del Borneo. Ma il vero disastro per la biodiversità è cominciato negli anni ’90, quando l’industria dell’olio di palma si è impadronita – legalmente e illegalmente – del Borneo. Gli scienziati dicono che tra gli anni ’90 e 2000 l’ 86% della deforestazione del Borneo malese è stato causato dalle piantagioni di palma da olio, con conseguente devastanti per i grandi animali come rinoceronti, elefanti e grandi felini.

Ma secondo Payne la deforestazione avrebbe avuto un ruolo marginale, forse nullo, nella scomparsa del  rinoceronte di Sabah: «La specie era già condannata all’estinzione dagli anni ‘30» a causa della caccia massiccia attuata dagli indigeni per  rifornire la Cina di oltre 1.000 corni di rinoceronte all’anno. Quindi i rinoceronti del Sabah sono stati sterminati dai popoli autoctoni con le lance, prima che arrivassero i fucili e i cani da caccia. Payne è convinto che la foresta pluviale non fosse l’habitat originario del rinoceronte del di Sumatra e sottolinea: «Ciò che è sorprendente è che la specie sia sopravvissuta così a lungo dopo la fine del Pleistocene nelle successive condizioni umide calde», che hanno ricoperto di fitte foreste tropicali il Borneo, Sumatra e la Malaysia peninsulare».

Ma secondo altri esperti la deforestazione e la frammentazione degli habitat potrebbero  aver svolto un ruolo, anche se secondario,  nell’estinzione del rinoceronte del Sabah, isolando gli individui, inoltre le strade per raggiungere le piantagioni e i campi dei boscaioli permettono ai bracconieri di accedere più facilmente a foreste remote. Ma sarebbero stati comunque i bracconieri a portare all’estinzione i rinoceronti del Sabah che erano già in difficoltà per dover sopravvivere in habitat compromessi. Fino a che maschi e femmine sono stati così pochi e lontani da non riuscire più a trovarsi per accoppiarsi e riprodursi.

Payne conclude che «Decenni di passi falsi ha portato gli ambientalisti a questo punto. quello che dovrebbe essere accaduto molti decenni fa era una realizzare che i rinoceronti selvatici erano solo gli ultimi individui sparsi e non popolazioni riproduttive: Si sarebbe dovuto porre l’attenzione sul riunire i rinoceronti per farli riprodurre, invece di mettere tanta energia nell’istituire aree protette da parte e la creazione di unità di protezione  dei rinoceronti, quasi sempre senza rinoceronti da proteggere. Non c’è senso a prevenire il bracconaggio, se i rinoceronti che rimangono si stanno riproducendo ad un tasso inferiore al tasso di mortalità naturale. Ma questo è ciò che sta accadendo».