Il piano per riqualificare l’Italia del Wwf

Fondi del PNRR per 6 aree: Alpi, Corridoio Alpi-Appennino, Valle del Po, Appennino Umbro-Marchigiano, Appennino Campano Centrale, Valle del Crati – Presila

[17 Novembre 2020]

Mentre  si stanno definendo i progetti per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con fondi assegnati all’Italia dalla Commissione Europea per un ammontare di 191,4 miliardi, secondo il Wwf Italia «Bisogna investire sul patrimonio naturale italiano ricordando che il nostro Paese ha una delle biodiversità più ricche d’Europa».

«Ad oggi – ha ricordato il WWF – la CE ha già stabilito che il 37% dei 191,4 della Recovery and Reslience Facility debba essere destinato ad azioni per il clima e l’adattamento climatico, la Commissione Ambiente del Parlamento europeo ha chiesto di aggiungere un +10% per ambiente e biodiversità. E il Wwf auspica che, in conclusione ci sia almeno un 40% per le priorità in campo ambientale. Inoltre, c’è da aggiungere, che secondo dati ufficiali della Commissione Europea, nonostante la crisi del 2007-2008, dal 2000 al 2015 la crescita di posti di lavoro verdi in Europa sia stata sette volte superiore a quella ottenuta dal resto dell’economia».
Per questo il panda ha presentato oggi al Governo il dossier “Riqualificare l’Italia” «per arrestare e invertire il declino della biodiversità e il degrado e dissesto del territorio investendo in 6 aree vaste prioritarie utilizzando le risorse messe a disposizione dalla Commissione Europea (CE) con lo strumento Next Generation EU (NGEU). Con l’occasione il WWF presenta un primo modello di intervento per la rinaturazione della Valle del Po».

Un’iniziativa accolta bene dal sottosegretario all’ambiente Roberto Morassut che ha  dichiarato: «Questa mattina ho partecipato alla presentazione, da parte del Wwf, del piano per “riqualificare l’Italia”, un piano per il ripristino dei sistemi naturali e montani ideografici che indirizza sulla griglia naturale padano-alpino-appenninica le risorse del Pnrr per la quota del 37%. Ho apprezzato le proposte del Wwf e credo che esse andranno raccolte e ascoltate nel quadro delle decisioni finali. Il tempo non è molto e occorre un piano credibile di opere di medio livello realizzabili nei tempi certi
del 2026, opere che debbono avere il crisma della condivisione e spingere il Paese verso la decarbonizzazione ed il conseguimento degli obiettivi del Pniec e della neutralità climatica entro il 2050».

Per quanto riguarda la perdita della biodiversità il Wwf richiama i dati del recente rapporto sullo Stato della Natura d’Europa dell’European Environment Agency dal quale emerge che l’81% degli habitat e il 60% delle specie si trova in uno stato di conservazione inadeguato o sfavorevole.
E nel dossier “Riqualificare l’Italia” – sulla base delle elaborazioni originali del gruppo di ricerca dell’Università dell’Aquila che da anni collabora con l’associazione – il Wwf presenta un quadro della situazione di progressivo impoverimento del capitale naturale: «La copertura artificiale del territorio del Paese – attribuibile alla sola urbanizzazione – è arrivata a 7,64% (mentre negli anni 50 era il 2,7%), per una superficie superiore a 23mila Kmq, con un consumo del suolo che colpisce in prevalenza le aree agricole (66%), seguite da quelle urbane 27%) e quelle naturali (7%).
Il nostro territorio è disseminato da barriere, di ostacoli alla continuità ecologica del nostro patrimonio naturale che ne favoriscono il degrado». Dopo aver elaborato i dati Ispra, i Wwf fa notare che «Il 38% del territorio nazionale è classificato in zone ad elevata e molto elevata frammentazione, e che nella regione biogeografica Padana il 34% del territorio è a frammentazione molto alta, in quella Alpina il 46% del territorio è a frammentazione molto bassa, mentre le regioni appenniniche fanno registrare una frammentazione medio/alta e quelle costiere molto elevata».

Ecco cosa prevede “Riqualificare l’Italia” per  la riconnessione ecologica del Paese delle  aree vaste prioritarie:
Le Alpi sono una delle 238 ecoregioni importanti per la conservazione della biodiversità nel mondo e la più vasta catena montuosa dell’Europa occidentale, tutelata dall’Europa con la “Convenzione delle Alpi”. Dalle Alpi nasce il Po e lungo l’arco alpino ci sono altri importanti corridoi ecologici fluviali quali il Ticino e il Tagliamento che sfociano nell’Adriatico. Ma le Alpi rientrano di fatto anche dei bacini idrografici di Rodano, Reno e Danubio. La frammentazione ecologica è bassa e ci sono importanti corridoi (oltre ad Alpi-Appennino anche Engadina-Stelvio e Alpi Carniche) per i grandi carnivori e una buona biopermeabilità testimoniata dalla ricolonizzazione del lupo, dello sciacallo dorato e, recentemente, anche della lontra e del castoro.
Il Corridoio Alpi-Appennino, area di contatto tra ecoregione Alpi ed ecoregione Mediterraneo prioritarie su scala globale, vede l’importante presenza del biocorridoio del Ticino che favorisce la interconnessione tra i due sistemi ecologici montani, nonché il corridoio montuoso che passa dai monti liguri e si connette con le Alpi nel Piemonte meridionale e con la Francia provenzale. È un’area fondamentale, oltre che perché area cerniera per studiare i cambiamenti climatici, per il transito della fauna selvatica, in particolare grandi mammiferi, e per la conservazione della flora spontanea (solo nell’area delle Alpi Marittime – Alpi liguri si rinvengono il 55% delle specie censite in Italia).
La Valle del Po è attraversata dal più grande fiume italiano (625 km di lunghezza e 71.000 kmq di bacino idrografico) che bagna 6 regioni del Nord Italia (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna) e la Provincia di Trento. Nella fascia di pertinenza fluviale si conservano parzialmente fenomeni geomorfologici propri del dinamismo fluviale che consentono l’esistenza di biocenosi di rilevante interesse naturalistico. L’eccessiva canalizzazione dell’alveo e il consumo del suolo negli ultimi 50 anni hanno causato una notevole perdita di aree di esondazione naturale e a un aumento del rischio idrogeologico, favorito dalla frammentazione degli habitat naturali che comporta la necessità di realizzare una diffusa opera di rinaturalizzazione longitudinale e trasversale.  E il Wwf vuole cominciare proprio dalle Valle Del Po per avviare, con un inedito accordo con ANEPLA (Associazione Nazionale Estrattori Produttori Lapidei Affini), insieme ad Autorità di distretto del Po e AIPO (Agenzia Interregionale per il Po) una proposta di rinaturazione diffusa, tenendo conto del Piano Gestione sedimenti e Piano Strategico Speciale Valle del fiume Po (per cui sono stati richiesti da Autorità di distretto 144,5 milioni di euro), promuove percorsi virtuosi di partecipazione pubblica, di confronto con gli enti e attori territoriali locali, di interventi per la tutela della biodiversità, e la ricerca di ulteriori fonti e modalità di finanziamento; un’azione che dovrebbe essere sostenuta da almeno 5 milioni di euro per avviare i primi progetti integrati volti al ripristino e alla tutela della biodiversità del Po.
L’appennino Umbro-Marchigiano (tra Marche, Umbria e Lazio) presenta a sud il complesso dei Monti Sibillini, da cui si dipartono i due distinti sistemi collinari (SE-NW) di Camerino, Fabriano, Pergola e Matelica, mentre la valle del Metauro segna l’estremità Nord dell’area. Nell’area si trova il Parco Nazionale dei Monti Sibillini dove sono presenti interessanti ambienti ipogei e due specie di coleotteri endemici.
L’Appennino Campano Centrale (tra Campania, Molise e Puglia) comprende i monti Lattari, Picentini, l’Appennino Dauno fino a lambire a Nord il Matese. L’area riveste una notevole importanza dal punto di vista entomologico per la fauna ipogea, la flora e gli uccelli e per la presenza del lupo, della lontra e del gatto selvatico. I principali fattori di minaccia riguardano l’inquinamento delle acque, l’ampliamento della rete stradale, il dissesto idrogeologico del territorio, lo sfruttamento incontrollato del patrimonio forestale e l’urbanizzazione caotica dei fondivalle.
La Valle del Crati – Presila Cosentina (area che si estende dalla Campania meridionale sino alla Basilicata e alla Calabria nord occidentale) è una zona ricca di biodiversità in cui si registra la presenza della lontra e di numerosi endemismi floristici, tra cui la primula di Palinuro. Tra le minacce si rilevano: l’estrazione petrolifera e l’inquinamento legato a questa attività e una diffusa frammentazione degli habitat causata dall’espansione viaria e dal caotico consumo del suolo dei fondivalle e della costa.

La presidente del Wwf Italia, Donatella Bianchi, ha concluso: «E’ venuto il momento di riconoscere il giusto valore al nostro Capitale Naturale che rappresenta una parte fondamentale della ricchezza italiana. In una sua recente dichiarazione il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è detto favorevole ad inserire la tutela della biodiversità in Costituzione: si tratta di un percorso pienamente condivisibile ma complesso che non impedisce al nostro Paese di assumere, da subito, azioni concrete per arrestare e invertire la curva della perdita di biodiversità strettamente connessa anche alla crisi climatica. Ecco perché una quota significativa dei contributi europei deve essere destinati a riqualificare l’Italia prendendosi cura del capitale naturale che è alle fondamenta del nostro benessere non solo economico».