Il nuovo Green Status of Species misura l’impatto della salvaguardia della natura

Le prime 181 valutazioni, dai condor della California alle mangrovie dell'Asia orientale, per capire come e dove funziona la salvaguardia delle specie

[28 Luglio 2021]

Lo studio “Testing a global standard for quantifying species recovery and assessing conservation impact” , pubblicato su Conservation Biology da più di 200 autori in rappresentanza di 171 istituzioni, applica per la prima volta il Green Status of Species dell’International union for conservation of nature (Iucn), un nuovo standard globale per misurare quanto una specie sia vicina all’essere completamente ecologicamente funzionale in tutto il suo areale e quanto abbia recuperato grazie all’azione di conservazione. Si tratta del  Green Status of Species Global Standard è stato sviluppato dalla Species Conservation Task Force Iucn, in collaborazione con la Lista Rossa Iucn, la Species Survival Commission Iucn, Re:wild, Wildlife Conservation Society (WCS), università di Oxford, Stony Brook University, Durrell Wildlife Conservation Trust e Zoological Society London (ZSL)

Nello studio vengono presentate le valutazioni preliminari del Green Status of Species Iucn per 181 specie. Si va dalla colomba rosata (Nesoenas mayeri ), salvata dall’estinzione grazie a misure di conservazione, al lupo grigio (Canis lupus), che sta recuperando la funzionalità ecologica in vaste aree del suo areale storico, anche se è lontano dal raggiungere la massima espansione del passato.

Commentando i risultati dello studio, Jon Paul Rodríguez, presidente dell’Iucn Species Survival Commission, ha ricordato che «Prevenire l’estinzione delle specie è l’obiettivo finale che gli ambientalisti hanno tradizionalmente perseguito. Ma siamo arrivati ​​a capire che il vero successo sarebbe quello di riportare il declino al punto in cui animali, funghi e piante adempiono alle loro funzioni ecologiche in tutto il loro areale, dando vita a specie che non solo sopravvivono, ma prosperano. In quanto primo metodo standardizzato al mondo per valutare il potenziale delle specie e i progressi verso un tale recupero, il Green Status Iucn aiuterà a informare i piani di conservazione e a guidare le azioni per raggiungere gli obiettivi nazionali e internazionali per il 2030 e oltre. Fornisce inoltre una metrica per quantificare e celebrare il successo della conservazione».

Il Green Status of Species dell’Iucn sarà integrato nella Lista rossa delle specie minacciate dell’Iucn, che fornirà quindi un quadro più completo dello stato di conservazione delle specie, compreso il rischio di estinzione e il progresso del loro recupero.

Il Green Status Iucn classifica le specie in 9 categorie di recupero delle specie, indicando la misura in cui le specie calano o recuperano rispetto ai loro livelli di popolazione storici. Ogni valutazione del Green Status misura l’impatto delle iniziative di conservazione già attuate per ogni specie, la dipendenza di una specie dal sostegno continuo, quanto una specie può guadagnare dall’azione di conservazione entro i prossimi 10 anni e il potenziale per riprendersi nel prossimo secolo.

La principale autrice dello studio, Molly Grace dell’università di Oxford e co-presidente del Green Status of Species Working Group dell’Iucn, ha evidenziato che «La Lista Rossa dell’Iucn ci dice quanto una specie sia vicina all’estinzione, ma non è destinata a dipingere un quadro completo del suo stato e funzionamento all’interno del suo ecosistema. Con il Green Status Iucn, ora disponiamo di uno strumento complementare che ci consente di monitorare il recupero delle specie e migliorare notevolmente la nostra comprensione dello stato della fauna selvatica del mondo. Il Green Status of Species dell’Iucn fornisce la prova che la conservazione funziona, dando motivo di ottimismo e impulso per un’azione più forte».

Anche secondo Elizabeth Bennett, vicepresidente WCS, «Il Green Status of Species fornisce una misura scientifica rigorosa di quanto stanno funzionando gli sforzi di conservazione. Consentirà agli ambientalisti, ai governi e ad altri di vedere nel tempo di cosa ha bisogno una particolare specie, come può riprendersi completamente e quanto, ora e in futuro, dipende dall’azione di conservazione per prosperare».

Richard Young, direttore conservation knowledge del Durrell Wildlife Conservation Trust, ha detto che «La prevenzione delle estinzioni è ovviamente vitale e spesso molto difficile, ma dobbiamo puntare più in alto, in modo che la fauna selvatica non solo sopravviva ma prosperi. Una sfida chiave è come misuriamo i progressi verso questo obiettivo. Nel Green Status of Species, ora disponiamo di uno strumento scientificamente rigoroso e pratico per tracciare e comunicare il viaggio di una specie verso il pieno recupero».

Resit Akçakaya, della Stony Brook University, che ha avuto un ruolo guida nello sviluppo scientifico del nuovo metodo, è convinto che «L’aggravarsi della crisi della biodiversità richiede un’azione efficace. Il Green Status of Species è il primo standard internazionale per la misurazione l’efficacia delle azioni di conservazione utilizzando una metrica scientifica del recupero delle specie. Fornirà un metodo oggettivo per pianificare e valutare gli sforzi di conservazione»

Andrew Terry, direttore conservazione e politica alla ZSL, conclude: «Il Green Status of inaugura una nuova era per il recupero della fauna selvatica in tutto il mondo. Mentre entriamo in un nuovo decennio di conservazione globale e ambizione climatica, abbiamo bisogno degli strumenti per aiutare a fissare i nostri obiettivi di ripresa e monitorare il nostro impatto. Il Green Status sarà fondamentale per sostenere l’aumento del recupero delle specie e sarà significativo sia per il settore pubblico che per quello privato».