Una ricerca internazionale coordinata dal CIBIO dell’università di Trento

Il nostro microbioma è modellato dalla famiglia, dagli amici e anche dai vicini

Ecco come si acquisiscono i microbi della salute. I contatti sociali nel corso della vita di una persona seminano nel corpo microbi che potrebbero influenzare salute e malattia

[20 Gennaio 2023]

Il microbioma è un grande alleato della salute. Varie ricerche hanno dimostrato che svolge funzioni fondamentali, come garantire le difese immunitarie e le capacità digestive. Sono ancora scarse, però, le conoscenze su come avvenga l’acquisizione e trasmissione dei batteri e degli altri microbi che compongono il microbioma. .Lo studio “The person-to-person transmission landscape of the gut and oral microbiomes”, è stato pubblicato su Nature da un team di ricerca internazionale  composto da  scienziati di 18 istituzioni e i centri di ricerca e coordinato dal Dipartimento di biologia cellulare, computazionale e integrata (CIBIO) dell’università di Trento, dimostra che «Componenti del microbioma provengono dalle interazioni sociali. Infatti, oltre alla trasmissione madre-neonato alla nascita, un’altra fonte decisiva dei microbi che contribuiscono alla salute sono le persone con le quali si vive a stretto contatto. Si apre la prospettiva di capire come si ricevano le specie microbiche associate al rischio di malattie cardiovascolari, diabete, cancro e altre patologie».

Su Nature, Katherine Xue, ricercatrice sui microbiomi alla Stanford University, commenta: «Questo studio è lo sguardo più completo fino ad oggi su quando e perché i microbi si trasmettono nell’intestino e nei microbiomi orali. Nuovi microbi possono continuare a rimodellare i nostri microbiomi per tutta la vita».

Un’altra scienziata che non ha partecipato allo studio, la microbiologa britannica Hilary Browne del Wellcome Sanger Institute di Hinxton aggiunge: «La maggior parte degli studi su come gli esseri umani acquisiscono i loro microbiomi si sono concentrati sul primo contatto delle persone con i microbi: attraverso le loro mamme. E’ la chiave per fornire un calcio di inizio microbico. Questo sarà un paper molto importante, perché fornisce una base per studiare come la diffusione di microbi che non sono considerati agenti patogeni possa contribuire alla malattia. Fare questo richiederà il collegamento di microbi specifici – e la loro diffusione – con la salute delle persone in studi a lungo termine, una direzione verso la quale si sta dirigendo la ricerca sul microbioma. Saremo in grado di rispondere ad alcune di queste domande»

Il team di ricerca di Nicola Segata, professore del CIBIO e dell’Istituto Europeo di Oncologia, sottolinea che «Si tratta dello studio più imponente compiuto finora sulla trasmissione del microbioma. Autrici e autori, infatti, hanno analizzato più di 9mila campioni di feci e di saliva da persone in 20 Paesi di tutti i continenti che sono state incluse nel progetto che aveva lo scopo di individuare come i batteri nei microbiomi si trasmettono tra generazioni (trasmissione verticale) e tra persone che vivono a stretto contatto, come partner, figli, o amici (trasmissione orizzontale). La ricerca ha confermato e definito in modo più accurato che la prima trasmissione del microbioma intestinale avviene alla nascita ed è duraturo, tanto che il bagaglio di batteri del microbioma sano ereditati dalla mamma è riconoscibile anche fino agli 80 anni di età». Dall’analisi emerge, poi, che «Nella popolazione adulta un altro canale di trasmissione dei microbi sono le persone con cui si hanno relazioni strette, come in casa tra partner, figli e figlie o nei rapporti di amicizia».

Lo studio ha poi scoperto che «Il microbioma orale si trasmette in modo nettamente diverso dal microbioma intestinale. I batteri presenti nella saliva si trasmettono infatti ancora più frequentemente, soprattutto in modo orizzontale: lì la trasmissione da parte della madre è minima. Al contrario, quanto più tempo le persone passano insieme, più batteri esse condividono.
La principale autrice dello studio, Mireia Valles-Colomer, ricercatrice post-doc del SegataLab di UniTrento,  , che ha tracciato la trasmissione di oltre 800 specie di batteri, racconta: «Abbiamo trovato prove di un’ampia condivisione del microbioma intestinale e orale collegata al tipo di relazione e allo stile di vita. I risultati suggeriscono che le interazioni sociali modellino effettivamente la composizione dei nostri microbiomi. Abbiamo anche scoperto che certi batteri, soprattutto quelli che sopravvivono meglio al di fuori dei nostri corpi, sono trasmessi molto più spesso degli altri. Tra questi ci sono alcuni microbi di cui sappiamo molto poco, tanto che non hanno ancora un nome. Ciò ci spinge a studiarli meglio perché abbiamo ancora molte domande senza risposta sui meccanismi di trasmissione del microbioma da persona a persona e su come questo influisce sulla nostra salute».
Segata conclude: «Nell’età adulta, le fonti dei nostri microbiomi sono soprattutto le persone con le quali viviamo a stretto contatto. La durata di interazioni come per esempio la convivenza di studenti o partners, sono, a grandi linee, proporzionali con la quantità di batteri scambiati. In molti casi, però, i batteri possono trasmettersi tra individui che hanno interazioni superficiali e occasionali. La trasmissione del microbioma ha implicazioni importanti per la nostra salute poiché alcune patologie non trasmissibili (come le malattie cardiovascolari, il diabete o il cancro) sono riconducibili in parte a una composizione alterata del microbioma. Avere dimostrato che il microbioma umano è altamente trasmissibile potrebbe portare a considerare alcune di queste malattie (normalmente considerate non trasmissibili) come – almeno in una piccola parte – malattie trasmissibili. Approfondire le conoscenze sulla trasmissione del microbioma può quindi far progredire la comprensione dei fattori di rischio di queste malattie e aprire, in prospettiva, la possibilità di ridurne tale rischio con terapie che agiscano sul microbioma o sulle sue componenti trasmissibili».