Il linguaggio dei primati: i cercopitechi Diana capiscono la “grammatica” di quelli di Campbell

Un sistema universale di comunicazione tra scimmie con strumenti di base del linguaggio umano

[30 Aprile 2015]

Il linguaggio è una cosa che non condividiamo con altri primati: mentre gli umani hanno la capacità di formare le parole, ai nostri parenti stretti manca questo controllo per scambiarsi informazioni complicate.  Invece, come la maggior parte degli altri animali, i primati hanno sviluppato metodi complessi per scambiarsi informazioni, che vanno dai grugniti al linguaggio del corpo agli odori.

Ma sembra che non solo alcune specie di scimmie regolino  i significati dei loro richiami utilizzando un semplice trucco grammaticale, ma che altre specie sappiano come “tradurre” i richiami di un’altra specie vicina che riguardano gli allarmi per la presenza di predatori.

Ora un team di scienziati britannici, ivoriani, svizzeri e francesi  pubblicano su Proceedings of the Royal Society B, lo studio “Suffixation influences receivers’ behaviour in non-human primates” e dicono che «La scoperta suggerisce un sistema universale di comunicazione tra alcune scimmie che include alcuni degli strumenti di base del linguaggio umano».

Qualche anno fa – ne avevamo già scritto su greenreport.it – i ricercatori avevano scoperto che i cercopitechi di Campbell (Cercopithecus campbelli) possono modificare il significato dei loro “Krak”, “Hok” e “boom”  aggiungendo dei suffissi, proprio come facciamo noi esseri umani. I suffissi dei cercopitechi di Campbell servono ad indicare minacce specifiche: “Krak”, significa che in zona c’è un leopardo, mentre “Krak-oo” indica in pericolo non specificato, come la caduta di un ramo o un altro branco di scimmie che sta invadendo il territorio di chi lancia l’allarme.

Secondo uno dei ricercatori, Klaus Zuberbuehler, che lavora sia per l’Université de Neuchâtel (Svizzera) che per l’University of St Andrews (Scozia), e il Taï Monkey Project (Costa d’Avorio), «Questa è la prima volta che siamo in grado di dimostrare che queste sequenze trasmettono qualcosa sull’’ambiente o su un evento del quale la scimmia è stata testimone».

I test sul linguaggio dei primati sono stati condotti campo nel Parco Nazionale di Tai, in Costa d’Avorio, la più grande foresta tropicale rimasta nell’Africa occidentale.  I cercopitechi di Campbell formano spesso gruppi con un’altra specie, il cercopiteco Diana (Cercopithecus diana diana), rispondendo spesso alle reciproche vocalizzazioni, quindi i ricercatori hanno  condotto un esperimento di riproduzione dei richiami nel quale hanno  riprodotto  gli allarmi “Krak” o “Krak-oo”, alcuni richiami erano naturali, mentre altri erano stati modificati digitalmente, togliendo o aggiungendo il suffisso “oo” o aggiungendo i richiami richiami “Krak’”, naturalmente e artificialmente modificati, dei  i maschi dei cercopitechi di  Campbell, poi li hanno fatti ascoltare ad un branco di 42 cercopitechi Diana.  Ora scrivono su   Proceedings of the Royal Society B: «Abbiamo analizzato la risposta vocale complessiva e dei cercopitechi Diana maschi e femmine e abbiamo  trovato risposte vocali significativamente più forte ai richiami  senza suffisso (leopardo) rispetto a quelli col suffisso (minaccia aspecifica)».  E quindi «Questo studio indica che la suffissazione  è una funzione evolutasi nella comunicazione dei primati in contesti in cui le risposte adattive sono particolarmente importanti».

Quindi i cercopitechi Diana non solo riconoscono i richiami di pericolo dei cercopitechi di Campbell, ma sanno “tradurli” e capire  anche a quale pericolo corrispondono. Infatti i cercopitechi Diana hanno risposto al “Krak” più intensamente, dato che pensavano che nelle vicinanze ci fosse un leopardo, ma quando hanno ascoltato un “Krak-oo” hanno mostrato uno stato di attenzione vigile ed hanno emesso meno richiami sociali. Questi risultati valgono sia per i richiami naturali che modificati il  che significa che è più probabile che sia il suffisso “oo” e no qualche intonazione speciale del  “Krak”, ad indicare la distinzione tra un leopardo e un pericolo generico.

I ricercatori dicono che, per quanto è a loro conoscenza, questa è la prima volta che viene dimostrato sperimentalmente che animali selvatici, non addestrati, utilizzano la suffissazione per comunicare gli uni con gli altri in natura, secondo loro questo risultato suggerisce che «Le caratteristiche di base del linguaggio umano … possono evolversi in modo indipendente in specie che non sono così strettamente legate agli esseri umani». Ora i ricercatori intendono studiare se altri animali hanno sviluppato in modo così raffinati la  comunicazione da specie a specie, ma credono proprio che quello dei cercopitechi di Campbell e Diana non sia il solo caso.