Il Cile restituisce 172 ettari di terra ai Mapuche

Il nuovo governo di sinistra del Cile riconosce i diritti ancestrali dei Mapuche e mantiene le promesse elettorali

[22 Giugno 2022]

In occasione del Día Nacional de los Pueblos Indígenas e nell’ambito del “Plan Buen Vivir” del governo di sinistra del Cile, la Corporación Nacional de Desarrollo Indígena (Conadi) ha restituito 172 ettari di territorio alla comunidad mapuche José María Saavedra, settore Mahuidache, nel comune di Freire, iscritta nel Registro de Comunidades y Asociaciones Indígenas della Conadi dal 2000 (Subdirección Nacional Temuco), una  comunidad indígenache è attualmente composta da 59 membri che formano 50 famiglie.

Luis Penchuleo, direttore nazionale della Conadi, ha spiegato: «Abbiamo appena consegnato i primi atti di acquisto di terreni attraverso l’articolo 20 lettera B del nostro Governo, per una comunità che dal 2005 attende la restituzione dei propri terreni. Abbiamo effettuato la consegna presso gli uffici Conadi e siamo stati accompagnati dal ministro dello sviluppo sociale e della famiglia, Jeanette Vega, dai leader della comunità e dal sindaco del comune di Freire»

La comunità Mapuce rivendicava il suo diritto ancestrale al territorio in base a un diocumento del 1900, quando le ra stato riconosciuto il possesso di un’area di 260 ettari amministrata dal cacique José María Saavedra e nella quale vivevano altre 55 persone.

Jeanette Vega, ministro dello sviluppo sociale e della famiglia, ha commentato: «Siamo molto felici ed emozionati perché stiamo consegnando le prime terre del nostro governo ad alcune famiglie che aspettano dal 2005, adempiendo così alla promessa del presidente Boric di consegnare le terre, e anche di sostenere le comunità, in modo che possano renderle produttive, permettendo alla comunità di svilupparsi».

Jorge Ancavil, presidente della comunità José María Saavedra, vede coronato un sogno della sua gente: «“Questo momento è molto importante perché ci sono stati molti anni di attesa per recuperare questo territorio dal popolo mapuche e siamo felici perché con questi benefici potremo crescere noi stessi, migliorare le condizioni di vita delle nostre famiglie, educare i nostri figli. Ringrazio lo Stato per questa buona notizia».

Nel 2016 la Conadi aveva acquisito  151 ettari per questa comunità mapuche nel comune di Vilcún, a beneficio di 13 famiglie. Con questa seconda acquisizione, la comunità José María Saavedra è ora proprietaria di 323 ettari per 30 famiglie mapuche, rientrando così in possesso di tutti i terreni che rivendicava.

La consegna delle terre è una risposta allo storico conflitto territoriale che in Cile contrapponeva la comunità mapuche e lo Stato che sosteneva alcune compagnie forestali e minerarie che sfruttano terre considerate ancestrali dai popoli autoctoni.

Nel Cile meridionale da anni si registrano scontri tra i mapuche, la polizia e i vigilantes delle imprese, anche con incendi  dolosi e attacchi contro proprietà private che vengono attribuiti a gruppi militanti mapuche.

In questo contesto, il precedente governo di destra del Cile aveva applicato lo Estado de Excepción Constitucional de Emergencia, che consente di inviare le Fors ze Armate a sostegno della polizia. Ma la militarizzazione della regione mapuche è stata duramente criticata dalle comunità locali e dalle organizzazioni per i diritti umani, che chiedevano l’istituzione di canali di dialogo tra il governo e le comunità indigene. I mapuche hanno partecipato attivamente alla rivolta sociale che ha portato alla caduta del governo di destra, alla vittoria della nuova sinistra cilena e al percorso costituente e ora Boric comuncia a mantenere le promesse che aveva fatto loro.

Un comportamento completamente diverso da quello ancora repressivo usato nella confinante Argentina, ove centinaia di famiglie mapuche chiedono anche il riconoscimento del possesso e della sovranità sulle  loro terre ancestrali. Però, a maggio, la giustizia argentina ha ratificato una sentenza che ordina la restituzione delle terre in mano all’esercito alle famiglie autoctone: circa 180 ettari, amministrati dallo Stato, che sono rivendicati dai Mapuche per diritto ancestrale, vicino a Bariloche, nella provincia meridionale del Río Negro.