Il caso della margherita di mare: sono una specie o due?

Saperlo potrebbe permettere di attuare strategie di gestione più efficaci contro gli effetti negativi che il cambiamento climatico sta avendo su queste popolazioni marine

[21 Settembre 2020]

La margherita di mare (Parazoanthus axinellae), che vive su fondali rocciosi o su spugne, in zone poco luminose come grotte e anfratti, creando dei veri e propri tappeti colorati di giallo e di arancio, è uno dei coralli più affascinanti che si possono osservare nel Mediterraneo. Ma ne esistono due tipologie e ora lo studio “Evidence of genetic isolation between two Mediterranean morphotypes of Parazoanthus axinellae“, pubblicato su Scientific Reports da un team dell’università di Bologna  – Adriana Villamor, Lorenzo F. Signorini, Federica Costantini, Marko Terzin e Marco Abbiati – suggerisce che potrebbero essere due specie diverse. I ricercatori sottolineano che «Saperne di più potrebbe permettere di attuare strategie di gestione più efficaci contro gli effetti negativi che il cambiamento climatico sta avendo su queste popolazioni marine».

I due tipi di Parazoanthus axinellae sno diversi per dimensioni, colore e tipo di substrato su cui si insediano e i ricercatori bolognesi hanno quindi prelevato diversi campioni di questi coralli in undici località del Mediterraneo – da Banyuls-sur-Mer (Francia) fino a Rovinj (Croazia), passando per Portofino, Olbia, Gallipoli, Chioggia – e ne hanno confrontato il DNA.

La Costantini del Dipartimento di scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’università di Bologna, sottolinea che «I nostri risultati hanno evidenziato un isolamento genetico molto forte tra questi due morfotipi di Parazoanthus axinellae e questo ci suggerisce che potrebbero corrispondere a due specie differenti. Ulteriori analisi saranno necessarie per confermare queste ipotesi: conoscere la delimitazione delle specie e la connettività tra le popolazioni marine è molto importante per poter agire con efficacia sulla conservazione della biodiversità del Mediterraneo».

La prima tipologia di margherita di mare, diffusa in tutto il Mediterraneo, compreso l’Adriatico , ha un colore giallo chiaro, un tronco allungato e tentacoli lunghi e sottili. La seconda, che vive solo nel Mediterraneo nord-occidentale, ha un colore arancione più pronunciato, un tronco e tentacoli più corti e spessi. Inoltre, la forma “gialla” vive principalmente sulle spugne del genere Axinella, mentre la forma “arancione” si diffonde principalmente sulle rocce.

L’analisi degli studiosi ha mostrato anche che »il morfotipo “giallo” è geneticamente più simile a due specie di coralli che vivono nelle zone caraibiche dell’oceano Atlantico (Parazoanthus anguicomus e Parazoanthus capensis), note anch’esse per colonizzare le spugne. Al contrario, il morfotipo “arancione” ha mostrato una somiglianza genetica con alcune specie presenti nelle acque superficiali del Pacifico (Parazoanthus elongatus e Parazoanthus juanfernandezii) e con una specie che vive in ambienti profondi dell’Atlantico orientale (Parazoanthus aliceae), tutte osservate principalmente su rocce e mai in associazione con spugne».

Negli ultimi anni le margherite di mare in alcune zone del Mediterraneo nord-occidentale hanno subito mortalità di massa, a causa dell’anomalo aumento delle temperature e del prolungamento dei periodi con temperature più elevate. Questi fenomeni hanno infatti portato alla proliferazione di cianobatteri che hanno indebolito i coralli fino a causarne in molti casi la morte.

La Costantini conclude: «La presenza di “complessi di specie” può complicare le strategie di gestione e conservazione di questi coralli, perché specie diverse possono avere caratteristiche diverse – ad esempio una diversa resistenza allo stress dovuto ai cambiamenti climatici – e quindi potrebbero necessitare di strategie gestionali differenti. Inoltre, le diversità che abbiamo osservato all’interno della famiglia Parazoanthidae potrebbero esistere anche in altre specie chiave che vivono in quel fragile e delicato habitat che è il coralligeno mediterraneo».