Il cambiamento climatico fa divorziare gli albatros monogami

I divorzi in crescita sono dovuti all’aumento delle temperature del mare che fanno diminuire l’abbondanza di pesci

[26 Novembre 2021]

Lo studio “Environmental variability directly affects the prevalence of divorce in monogamous albatrosses”, pubblicato su Proceedings of the Royal Society B da un team di ricercatori portoghesi, britannici e statinitensi  rivela che il cambiamento climatico e il riscaldamento dell’Oceano stanno facendo cambiare il comportamento riproduttivo di alcune specie di albatros, portando a un aumento delle rotture dei  legami di coppia tra partner che solitamente restano insieme per tutta la vita

Dallo studio emerge infatti che «La probabilità di divorzio è stata direttamente influenzata dall’ambiente, aumentando negli anni con le anomalie delle temperature calde della superficie del mare». L’acqua più calda porta a un calo delle popolazioni di pesci, il che significa che gli uccelli devono trascorrere più tempo  per raggiungere i siti di alimentazione e per trovare la quantità necessaria di prede. Condizioni di vita più dure  che a loro volta possono influenzare i livelli ormonali e rendere meno probabile la sopravvivenza dei pulcini.

I ricercatori sottolineano che «Per la prima volta, a nostra conoscenza, abbiamo documentato gli effetti dirompenti di condizioni ambientali difficili sui processi di riproduzione di una popolazione monogama, potenzialmente mediati da maggiori costi riproduttivi, cambiamenti nella fenologia e stress fisiologico. Il divorzio causato dall’ambiente può quindi rappresentare una conseguenza trascurata del cambiamento globale».

Per giungere a questa conclusione, i ricercatori hanno studiato per 15 anni una popolazione di 15.500 coppie di albatros dai sopraccigli neri (Thalassarche melanophris) nidificanti nelle Isole Falkland e, togliendo i  casi in cui è deceduto prematuramente uno dei due membri della coppia,  hanno scioperto che il tasso di divorzio medio annuo era del 3,7% e poteva essere compreso tra lo 0,8 e il 7,7%. Le coppie, come già si sapeva. avevano statisticamente più probabilità di rompersi dopo deghli insuccessi riproduttivi perché gli albatros andavano alla ricerca di partner più compatibili per accoppiarsi. Ma, anche tenendo conto dei fallimenti riproduttivi e della carenza di pesci, secondo lo studio negli anni in cui le temperature della superficie del mare sono aumentate, «La probabilità di divorzio è aumentata. Nel 2017, ad esempio, le temperature dell’acqua di mare superficiale erano insolitamente alte e il tasso di divorzi è salito a quasi l’8%».

Intervistato da The Guardian. il principale autore dello studio, il biologo Francesco Ventura della  Faculdade de Ciências dell’Universidade de Lisboa, ha detto che «Una possibile spiegazione per il picco dei è che il cambiamento climatico aumenta lo stress nelle relazioni tra albatros. Proponiamo questa ipotesi di “colpa del partner”, con la quale una femmina stressata potrebbe sentire questo stress fisiologico e attribuire questi livelli di stress più elevati a una scarsa prestazione del maschio».

I ricercatori hanno anche scoperto che «I maschi sono probabilmente meno inclini ad avviare il divorzio rispetto alle femmine», anche perché le femmine hanno maggiori possibilità di riprodursi con un nuovo compagno rispetto a loro.

Un albatros può vivere in media anche 50 – 60 anni  ma negli ultimi anni le popolazioni di questi grandi uccelli marini sono diminuite .  Lo studio “Additive effects of climate and fisheries drive ongoing declines in multiple albatross species”, pubblicato nel 2018 su PNAS da un team di ricercatori di British Antarctic Survey, CSIRO, CNRS e BirdLife International  ha rilevato che delle 22 specie conosciute di albatros, 18 avevano subito un calo della popolazione e  questo fenomeno era già stato agli effetti del cambiamento climatico sui modelli di alimentazione e sui siti di nidificazione degli albatros, oltre alle catture accessorie, cioè quando gli albatros rimangono intrappolati involontariamente nelle grandi reti da pesca o nei palangari.

Graeme Elliot, principal science adviser del department of conservation della Nuova Zelanda, che studia gli albatros da 30 anni, conclude: «Spera che la simpatia che le persone provano per gli albatros possano motivare cambiamenti nei nostri comportamenti per affrontare le minacce ambientali che questi  uccelli stanno affrontando, in particolare il cambiamento climatico e la pesca al tonno. C’è bisogno di una campagna internazionale per salvare questi uccelli, Se non riuscianmo a invertire questo percorso, si estingueranno».