Il Cai: ruspe sul sentiero numero 139 di Capo Poro

Usare una ruspa per sventrare un sentiero rappresenta un danno incalcolabile per tutta l’isola d’Elba

[23 Luglio 2020]

Il sentiero è una via  con fondo naturale, tipica delle zone di campagna o di montagna formata dal passaggio di uomini e animali. Esso  è un punto di riferimento per gli escursionisti che se ne  servono  per spostarsi da una parte all’altra della montagna,  attraversando ambienti selvaggi e godendo delle bellezze che la natura offre .
Il piano di calpestio o fondo  è parte integrante della strada stessa … Attraverso di esso si racconta la storia di una strada , la sua formazione geologica e si determina anche il suo livello di difficoltà. Solitamente la pulizia del fondo avviene manualmente , attraverso la costruzione di piccole canaline per deviare il flusso delle acque o la semplificazione di  qualche passaggio troppo complesso.
Ma quello che è successo a Marina di Campo sul sentiero 139  e che abbiamo potuto rilevare con i nostri occhi non ha niente a che vedere con tutto questo.
Infatti un tratto del  sentiero in questione ,  da sempre molto frequentato per raggiungere la splendida località dove esiste  il Faro di Capo Poro  e inserito in zona  riserva B orientata del Parco Nazionale Arcipelago Toscano,  è stato recentemente sbancato (nel senso letterale della parola) con alcuni mezzi meccanici e di movimentazione terra , spianandolo completamente per la quasi totalità della sua lunghezza.
Durante i lavori la ruspa ha prodotto alcuni effetti collaterali come lo sfondamento di alcune parti dei muretti a secco preesistenti (Fig1),  lo sfregio di specie vegetazionali pregiate  (Fig2) e depositando numerosi  residui di potatura  ai lati del sentiero (Fig. 3 ).

Fino a pochi mesi fa  il sentiero 139 era un piccolo viottolo di circa 90 cm di larghezza nascosto sotto la fitta macchia mediterranea. Erica arborea, , lecci , rosmarini e qualche pino consentivano il  riparo dal sole e offrivano i profumi  tipici che solo chi frequenta i sentieri dell’isola d’Elba può  comprendere. Il piano di calpestio o fondo era caratterizzato da alcune tipiche lingue di terra  erose dall’azione incessante delle acque , con continui rilanci in salita e discesa,  pur rimanendo ad una quota  altimetrica stabile.
Adesso invece, dopo l’intervento irrispettoso dell’uomo ,  la sua larghezza è raddoppiata e la macchia mediterranea laterale è stata eradicata (Fig. 4 ) al fine di consentire  un nuovo e agevole ingresso ai clienti  di un’  attività ricettiva locale.
La luce del sole penetra sulla sede del sentiero in modo quasi fastidioso e i dislivelli sono stati azzerati come se si trattasse di una normale strada carrozzabile.
Ci domandiamo quale sia lo scopo e l’obiettivo di chi ha prodotto questo danno alla montagna modificando il passaggio e il paesaggio in modo così  irreversibile? E ancora, è corretto  tranciare  e distruggere la vegetazione , per  fare presto ma non per  fare bene?
La risposta  che possiamo immaginare è che un sentiero di montagna debba  essere accessibile a tutti…
Ebbene,  non esiste niente di più eticamente sbagliato.   La montagna è di chi la frequenta e la difficoltà di un itinerario rappresenta anche il suo fascino, la sua bellezza  intrinseca , la sua gratificazione quando si arriva alla meta.
Usare una ruspa per sventrare un sentiero rappresenta un danno incalcolabile per tutta l’isola d’Elba e che va nella direzione esattamente opposta a quella di tutelare il territorio e le sue peculiarità ; significa cancellare con un colpo di spugna ( o meglio di ruspa) anche un po’ della nostra cultura.
Il rispetto e la frequentazione consapevole della montagna mal si conciliano con questo tipo di interventi che snaturano la preziosa e ricca  rete sentieristica isolana.
E’ utile ricordare  che le montagne esistono da prima dell’uomo e non sono certo “loro”  a doversi adattare agli escursionisti, ma viceversa.

In  attesa che i procedimenti amministrativi  e giudiziari  attivati dal Parco Nazionale, con il supporto del Reparto Carabinieri Parco,  lo scorso 10 aprile seguano il loro ter  attendiamo fiduciosi la condanna per chi si è reso protagonista di un tale scempio ambientale.

di Sottosezione Club Alpino Italiano Isola d’Elba