Il boom delle strade forestali nel Bacino del Congo mette a rischio la biodiversità

Qualcosa di spaventoso e mai visto Le nuove strade stanno aprendo un vaso di Pandora di illegalità

[25 Giugno 2019]

Nel bacino del Congo le strade forestali sono in fortissima espansione, con esiti catastrofici per le popolazioni animali che vivono nella seconda foresta pluviale più grande del mondo. A dirlo è lo studio “Road expansion and persistence in forests of the Congo Basin”, pubblicato su Nature Sustainability,  da un team di ricercatori svizzeri, australiani e statunitensi guidato dallo svizzero Fritz Kleinschroth  dell’ETH Zurich e dall’australiano  Bill Laurance della James Cook University. Secondo i ricercatori, «E’ altrettanto preoccupante il fatto che il tasso di distruzione delle foreste causato dalle nuove strade nel bacino del Congo è aumentato drasticamente nel tempo, quadruplicando dal 2000».

Per Laurance, che ha lavorato in Africa per 15 anni, «La situazione nel bacino del Congo è spaventosa e va oltre la cosa più spaventosa. Le nuove strade stanno aprendo un vaso di Pandora di attività come la deforestazione illegale, l’estrazione mineraria, il bracconaggio e la speculazione terriera».

Utilizzando immagini satellitari, il team di ricerca internazionale ha mappato in maniera esaustiva tutte le strade della regione del Congo, scoprendo che «Dal 2003, la lunghezza totale delle strade è aumentata di circa 100.000 chilometri, da 144.000 a 231.000 chilometri complessivi». Laurance aggiunge: «Il disboscamento industriale è un fattore economico chiave per gran parte della costruzione delle strade. Alcune strade forestali sono abbandonate, ma molte sono utilizzate dagli agricoltori taglia e brucia e dai bracconieri per penetrare in profondità nelle foreste pluviali sopravvissute. Di conseguenza, negli ultimi dieci anni la popolazione mondiale di elefanti di foresta è crollata di due terzi. Elefanti, gorilla e scimpanzé non hanno quasi nessun posto dove nascondersi dai bracconieri».

Il team di Kleinschroth e Laurance è particolarmente preoccupato per quel che sta succedendo nella Repubblica democratica del Congo (Rdc), il più grande Stato del bacino del Congo e Kleinschroth sottolinea: «Quando si costruisce una nuova strada, nella Repubblica Democratica del Congo si ha 2 – 3 volte più disboscamento che in qualsiasi altro paese nel bacino del Congo». Laurance conferma: «Questo è super-preoccupante perché la Rdc ha intenzione di aumentare drasticamente le concessioni. L’anno scorso, ha concesso un ammontare enorme di 650.000 ettari di foresta pluviale incontaminata alle aggressive compagnie di disboscamento cinesi. E questa è solo la punta dell’iceberg».

Fortunatamente, non tutti i risultati dello studio sono negativi: al di fuori dei confini dellla Rdc, molte strade all’interno delle aree di disboscamento vengono abbandonate e la foresta può così rigenerarsi dopo che è stato raccolto il legname. Per Kleinschroth «Questo suggerisce che c’è un ampio margine per rendere il disboscamento industriale meno dannoso per le foreste. Una strategia particolarmente promettente per le aziende che si occupano del disboscamento è quella di bloccare le strade o distruggere i ponti sulle corsi d’acqua doppo aver raccolto il legname. Ovviamente, preferiremmo avere foreste incontaminate, ma le nazioni africane devono guadagnare denaro dalle loro foreste e, se gestite meglio, il disboscamento selettivo potrebbe fornire reddito ed essere molto meno distruttivo».

Una delle principali conclusioni dello studio è che «molte strade in Africa sono estremamente dannose, perché stanno distruggendo e frammentando le foreste e distruggendo le popolazioni di fauna selvatica».

Concludendo, Laurance. Evidenzia un altro aspetto: «La corruzione e un massiccio afflusso di aggressivi costruttori stranieri sono la più preoccupazione più grande, insieme alla rapida crescita della popolazione. Tutto porta allo sviluppo distruttivo e alla costruzione di strade. La Cina in particolare ha le pratiche più predatorie per il disboscamento, l’estrazione mineraria e la costruzione di strade in Africa. Molti africani stanno iniziando a vedere tutto questo e spero solo che qualcosa possa essere fatto in tempo».