Il 30% di aree protette a terra e a mare tra le 7 priorità politiche 2022-2024 del ministero della transizione ecologica

Cingolani conferma l’impegno ad attuare le Direttive Ue e gli obiettivi della Convention on biological diversity Onu

[18 Gennaio 2022]

Il Ministero della Transizione Ecologica (MiTE) ha adottato l’Atto di indirizzo (in allegato) che individua le sue 7 priorità politiche per il 2022 e per il triennio 2022-2024 e il ministro Roberto Cingolani evidenzia che «Le priorità politiche sono state definite in coerenza con il programma di Governo e, nello specifico, con il Documento di Economia e Finanza (DEF) 2021 e con la relativa Nota di aggiornamento, con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con gli obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dall’ONU con l’Agenda 2030, con il Green Deal europeo e la proposta “Fit for 55”».

Le priorità politiche del MiTe sono: 1. Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e Piano per la transizione ecologica; 2. decarbonizzazione, sostenibilità e competitività energetica; 3. economia circolare e prevenzione dell’inquinamento atmosferico; 3 economia circolare e prevenzione dell’inquinamento atmosferico; 4. tutela della biodiversità terrestre e marina e digitalizzazione dei Parchi e delle Aree marine protette; 5. prevenzione e mitigazione del dissesto idrogeologico, difesa del suolo, tutela della risorsa idrica e risanamento ambientale; 6. azioni internazionali per la transizione ecologica e per lo sviluppo sostenibile;

  1. efficienza amministrativa, transizione burocratica ed educazione ambientale.

Se le prime 3 priorità riguardano il rispetto di impegni nazionali e internazionali ripresa e transizione ecologica, energia e inquinamento di diverso tipo, alle quali il ministro Cingolani ha lavorato, pur con progetti e risultati spesso criticati dagli ambientalisti, la quarta priorità è quella alla quale Cingolani è stato accusato di prestare meno attenzione e con l’ la qua sembra avere meno feeling: la tutela dell’ambiento terrestre e marino, vale dunque la pena di analizzare cosa prevede il ministro nelle sue priorità per adempiere, anche qui a precise direttive europee e agli impegni internazionali che l’Italia si è assunta.

Ecco cosa si legge nella Priorità politica n. 4 – Tutela della biodiversità terrestre e marina e digitalizzazione dei Parchi e delle Aree marine protette:

Il PNRR prevede il raggiungimento di traguardi ambiziosi, consistenti nel potenziamento delle aree protette per tutelare la biodiversità, l’adozione di “soluzioni basate sulla natura” per il ripristino degli ecosistemi degradati, rafforzandone la resilienza ai cambiamenti climatici, e una forte spinta nel monitoraggio a fini scientifici su habitat e specie a rischio. In tale ottica, l’azione amministrativa dovrà essere tesa a garantire, in linea con l’obiettivo della Strategia europea per la biodiversità 2030, l’estensione delle aree protette terrestri e marine al 30% del territorio nazionale entro il 2030, di cui il 10% con forme di protezione rigorosa.

Per quanto riguarda le aree marine, occorrerà estendere al 30% quelle protette, di cui il 10% con forme di rigorosa protezione entro il 2030 e quindi procedere a mappare e monitorare il 90% dei sistemi marini e costieri di interesse conservazionistico e a elevato valore ecologico e restaurarne il 20%. A tale scopo è interamente dedicato un investimento previsto dal PNRR».

Quindi Cingolani non solo fa proprie le indicazioni Ue e Onu, ma prevede espressamente di recuperare il ritardo più grande che l’Italia ha i nel campo della protezione ambientale: quello dell’istituzione e ampliamento delle Aree marine protette per raggiungere il 30%, non poco – e in così poco tempo – per un Paese che deve ancora istituire aree marine protette previste fin dal 1982, come quella dell’Arcipelago Toscano.

Inoltre, Cingolani fa propria anche un’altra pressante richiesta degli ambientalisti: «Importante è l’approvazione e l’attuazione della Strategia nazionale per la Biodiversità 2030, in coerenza con quanto si sta definendo a livello internazionale in materia di biodiversità ed in modo da inserirsi, a pieno titolo, nell’ambizioso quadro per il 2030 delineato dall’Unione europea attraverso il “Green Deal”, con il supporto dell’EU Next Generation, e che si sta sviluppando con il percorso di transizione ecologica e di contrasto alla crisi climatica delineato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dal Piano della Transizione Ecologica (in via di definizione) e dalla Strategia Nazionale per Sviluppo Sostenibile. La Strategia nazionale per la Biodiversità 2030 fornisce il quadro degli interventi necessari per il potenziamento delle aree protette, per la tutela di flora e fauna, per il ripristino degli ecosistemi degradati, e mette in luce le necessarie sinergie con altre politiche e strumenti, a partire dalla PAC, dalla “Strategia Forestale”, dalle politiche per il mare».

Per la digitalizzazione dei Parchi e delle aree marine protette, l’intervento previsto nel PNRR mette al centro «Un processo complesso di digitalizzazione-osservazione che costituisce uno strumento più dinamico per il monitoraggio della biodiversità, ma anche per ottenere l’implementazione dei sistemi di sorveglianza dei percorsi ciclabili e dei sentieri all’interno del perimetro dei parchi nazionali, nonché di emergenza e soccorso dei visitatori. Inoltre, una infrastruttura digitale comune a tutte le aree protette nazionali potrà costituire la base per l’implementazione di un sistema a rete delle aree protette quali snodi di eccellenza per la biodiversità, per le tradizioni locali e per lo sviluppo di un turismo sostenibile nel rispetto della missione di salvaguardia del capitale naturale. L’infrastrutturazione informatica dei parchi nazionali ha anche come obiettivo una semplificazione amministrativa dei servizi resi all’utenza per il miglioramento dei rapporti con i residenti nei parchi, in coerenza con la priorità politica n. 7».

Altra cosa che farà piacere alle associazioni ambientaliste  e ai comitati cittadini è che Cingolani promette che «Significativo sarà l’intervento previsto nel PNRR “Tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano”, finalizzato alla forestazione urbana e periurbana nelle 14 Città metropolitane, con la messa a dimora di 6.6 milioni di alberi, al 2026, per la tutela della biodiversità e l’efficientamento dei servizi ecosistemici, per contrastare il superamento dei limiti d’inquinamento atmosferico, per agevolare l’assorbimento di CO2 e per mitigare gli effetti delle “isole di calore”.  Anche il progetto per la rinaturazione del Po rientra tra gli interventi previsti dal PNRR, quale progetto pilota per una serie di azioni tese a ridurne l’artificialità dell’alveo e riforestarne diffusamente le sponde, con gli obiettivi principali di regolazione del ciclo idrologico, della connettività ecologica ripariale, della capacità autodepurativa e di protezione dall’erosione».

Per quanto riguarda il mare,  «L’investimento denominato “Porti verdi”, finanziato anch’esso con il PNRR, consentirà alle Autorità di Sistema Portuali, attraverso progetti integrati per interventi di efficientamento energetico con l’uso di energie rinnovabili e la riduzione dei consumi, di rendere le attività portuali sostenibili dal punto di vista ambientale e compatibili con i contesti urbani di collocazione».

E la Priorità politica n. 5  – Prevenzione e mitigazione del dissesto idrogeologico, difesa del suolo, tutela della risorsa idrica e risanamento ambientale è strettamente legata alla priorità 4 perche evidenzia che «La prevenzione e la mitigazione del dissesto idrogeologico necessitano di un’organica politica nazionale di salvaguardia del territorio e di prevenzione dei rischi, in una prospettiva di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Le azioni in atto dovranno conseguentemente essere integrate e rafforzate in coerenza con gli obiettivi delineati dal PNRR, consolidando sia le capacità di monitoraggio avanzato sia quelle previsionali delle dinamiche attualmente in corso. I dati di monitoraggio, pertanto, costituiranno la base per lo sviluppo dei piani di adattamento e di prevenzione dei rischi per portare in sicurezza 1,5 milioni di persone oggi a rischio. Il PNRR prevede, inoltre, un processo di velocizzazione, semplificazione e potenziamento della governance, in termini di strutture tecniche al servizio dei commissari straordinari e delle Autorità di bacino; tale riforma dovrà essere compiuta entro metà 2022».

Poi c’è l’impegno per la tutela della risorsa idrica: «Occorrerà potenziare le infrastrutture di approvvigionamento idrico primario, le reti di distribuzione, le fognature e i depuratori, soprattutto nel Sud; digitalizzare e distrettualizzare le reti di distribuzione; ridurre le dispersioni e ottimizzare i sistemi di irrigazione».

In tema di bonifiche, «Il Ministero sarà impegnato a farne uno strumento per garantire non solo la tutela ambientale e sanitaria, ma anche la circolarità delle risorse del suolo e delle acque di falda. Il Dicastero perseguirà quindi il processo organizzativo e di riforma del settore, agendo sia sulle funzioni amministrative sia su quelle operative, per rinnovare il sistema delle bonifiche e della lotta al danno ambientale. Sull’individuazione dei cosiddetti «siti orfani» dovrà essere intensificata l’azione sinergica con le Regioni, al fine di definire le dimensioni del fenomeno e stabilire il fabbisogno finanziario utile alla soluzione del problema, mentre dovrà essere promossa ogni iniziativa di competenza per accelerare i procedimenti di bonifica dei Siti di Interesse Nazionale. In materia di smaltimento e rimozione dell’amianto occorre proseguire nelle azioni intraprese per dare impulso agli interventi, innovando sia il meccanismo di rilevamento che di finanziamento della rimozione».

 

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