Il 2019 è stato un anno di fuoco per le foreste: solo in Amazzonia bruciati 12 milioni di ettari

Wwf: «Ogni anno perdiamo 15 miliardi di alberi, aumentando in questo modo l’effetto dei cambiamenti climatici»

[5 Dicembre 2019]

Secondo i dati della Fao, il 31% della superficie delle terre emerse del nostro pianeta è attualmente coperto da foreste, che oltre ad accogliere l’80% della biodiversità terrestre, producono cibo e sostentamento per 1,6 miliardi di persone e forniscono una grande quantità di servizi: regolano il clima, riducono il riscaldamento globale, mitigano il rischio causato dagli eventi climatici estremi (alluvioni, desertificazione, ondate di calore), riducono l’insorgenza di pandemie e contribuiscono in generale alla salute e al benessere dell’umanità.

Un vero e proprio patrimonio collettivo dunque, che quest’anno è stato però messo a dura prova dagli incendi. Secondo i dati raccolti dal Wwf nel suo ultimo dossier il 2019 ha visto andare in fumo circa 12 milioni di ettari in Amazzonia, 27mila ettari del Bacino del Congo, oltre 8 milioni nell’Artico e 328mila ettari tra foreste e altri habitat in Indonesia; infine anche nel New South Wales (dove le fiamme hanno bruciato circa un milione di ettari e ucciso ben 350 koala) è stato dichiarato lo stato di emergenza: sintomo che l’Australia sta fronteggiando gli incendi boschivi più pericolosi e catastrofici mai visti prima.

Come spiegano dal Wwf, mentre ad agosto il mondo prestava grande attenzione ai fuochi che bruciavano nella foresta pluviale amazzonica del Brasile, le immagini satellitari della Nasa mostravano un numero molto maggiore di incendi nel continente africano: la Nasa definì in quei giorni l’Africa il “continente del fuoco”, dove si registrava il 70% dei 10.000 incendi che colpivano tutto il mondo in un giorno medio di agosto.

Per quanto riguarda invece l’Amazzonia dal primo gennaio 2019 al 15 novembre sono stati ben 233.473 gli incendi registrati (dato in continuo aggiornamento sul sito conservation.org). A luglio di quest’anno, poi, si è raggiunto un livello record di deforestazione pari a 2.250 chilometri quadrati di foresta persa e agosto è stato individuato come uno dei mesi peggiori degli ultimi 5 anni per il numero di incendi con ben 75.356 focolai. Gli incendi boschivi sono direttamente correlati alla deforestazione e, nonostante il calo del numero di incendi a settembre (inferiore del 20% rispetto al 2018), l’eliminazione delle foreste continua a tassi altissimi. Fino ai primi 19 giorni di settembre, l’area totale dei punti di deforestazione nell’Amazzonia brasiliana ha coperto 7.580 chilometri quadrati, con una crescita significativa del 153% rispetto agli ultimi 10 anni.

Enorme la perdita di biodiversità registrata anche nella vicina Bolivia: più di due milioni di animali selvatici, tra cui circa 500 giaguari, ma anche puma e lama, sono morti in 2 settimane di incendi che hanno devastato enormi aree delle foreste boliviane, in particolare la savana tropicale Chiquitania nell’est del Paese.

Più di 328.000 ettari – un’area quattro volte e mezzo le dimensioni di Singapore – sono stati inceneriti invece nella sola Indonesia, generando circa 360 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica in appena un mese e mezzo (dal primo agosto al 18 settembre) secondo i dati del servizio di monitoraggio dell’atmosfera Copernicus dell’Ue.

Un tempo – ricordano dal Panda – sulla superficie del pianeta c’erano 6 mila miliardi di alberi e oggi ne rimangono meno di 3mila miliardi. Ogni anno ne perdiamo 15 miliardi, aumentando in questo modo l’effetto dei cambiamenti climatici, riducendo lo spazio vitale per la biodiversità e rendendo più difficile la vita a miliardi di persone.