I sopravvissuti dell’era glaciale e le sostituzioni genetiche

30.000 anni di migrazioni dei cacciatori-raccoglitori. L’Italia non era il rifugio del Massimo Glaciale

[3 Marzo 2023]

Grazie al più grande dataset di genomi di cacciatori-raccoglitori europei preistorici mai generato, lo studio “Palaeogenomics of Upper Palaeolithic to Neolithic European hunter-gatherers”, pubblicato su Nature Ecology & Evolution da un team internazionale di ricercatori (compresi diversi italiani), ha riscritto la storia genetica dei nostri antenati.

Il team guidato da scienziati dell’Universität Tübingen, Senckenberg Centre for Human Evolution and Palaeoenvironment, Università di Pechino e Max-Planck-Instituts für evolutionäre Anthropologie, in collaborazione con 125 scienziati di tutto il mondo, ha analizzato i genomi di 356 cacciatori-raccoglitori preistorici di diverse culture archeologiche, inclusi nuovi dataset di 116 individui provenienti da 14 diversi Paesi europei e dell’Asia centrale.

Al Max-Planck-Instituts für evolutionäre Anthropologie  spiegano che «Gli esseri umani moderni hanno iniziato a diffondersi in tutta l’Eurasia circa 45.000 anni fa, ma ricerche precedenti hanno dimostrato che i primi esseri umani moderni arrivati ​​in Europa non hanno contribuito alle popolazioni successive. Questo studio si concentra sulle persone vissute tra 35.000 e 5.000 anni fa e che sono, almeno in parte, gli antenati dell’attuale popolazione dell’Eurasia occidentale, includendo – per la prima volta – i genomi delle persone vissute durante l’ultimo mAssimo Glaciale (LGM), la fase più fredda dell’ultima era glaciale, circa 25.000 anni fa».

Sorprendentemente, I ricercatori hanno scoperto che «Le popolazioni di diverse regioni associate alla cultura gravettiana, diffusa in tutto il continente europeo tra 32.000 e 24.000 anni fa, non erano strettamente imparentate tra loro. Erano legate da una cultura archeologica comune: usavano armi simili e producevano arte portatile simile. Geneticamente, tuttavia, le popolazioni dell’Europa occidentale e sudoccidentale (l’odierna Francia e l’Iberia) differivano dalle popolazioni contemporanee dell’Europa centrale e meridionale (l’odierna Repubblica Ceca e l’Italia). Inoltre, il patrimonio genetico delle popolazioni gravettiane occidentali si trova ininterrottamente per almeno 20.000 anni: i loro discendenti associati alle culture solutreana e magdaleniana rimasero nell’Europa sudoccidentale durante il periodo più freddo dell’ultima era glaciale (tra 25.000 e 19.000 anni fa ) e successivamente si diffusero verso nord-est nel resto d’Europa».

Il principale autore dello studio, Cosimo Posth dell’Universität Tübingen e del Max-Planck, evidenzia che «Con questi risultati, possiamo per la prima volta sostenere direttamente l’ipotesi che durante l’ultimo massimo glaciale le persone abbiano trovato rifugio nella regione climaticamente più favorevole dell’Europa sudoccidentale».

Precedentemente, la penisola italiana veniva considerata un altro rifugio climatico per l’uomo durante il LGM. Ma il team di ricercatori dice di non averne trovato le prove, «Anzi: le popolazioni di cacciatori-raccoglitori associate alla cultura gravettiana e che vivevano  nell’Europa centrale e meridionale non sono più rilevabili geneticamente dopo la LGM. Invece, si stabilirono in queste aree persone con un nuovo patrimonio genetico».

Uno degli autori dello studio He Yu dell’università di Pekino e del Max-Planck conferma: «Abbiamo scoperto che che gli individui associati a una cultura successiva, l’Epigravettiano, sono geneticamente distinti dai precedenti abitanti dell’area. Presumibilmente, queste persone provenivano dai Balcani, sono arrivate prima nel nord Italia intorno al periodo del massimo glaciale e si sono diffuse a sud fino alla Sicilia».

I genomi analizzati mostrano anche che i discendenti di questi abitanti epigravettiani della penisola italiana si diffusero nel resto d’Europa circa 14.000 anni fa, sostituendo le popolazioni associate alla cultura magdaleniana. Il gruppo di ricerca descrive una sostituzione genetica su larga scala che potrebbe essere stata causata, in parte, dai cambiamenti climatici che hanno costretto le persone a migrare.  L’autore senior dello studio, Johannes Krause, del dipartimento di archeo-genetica dal Max-Planck-Instituts für evolutionäre Anthropologie, spiega a sua volta che «A quel tempo, il clima si è riscaldato rapidamente e considerevolmente e le foreste si sono diffuse in tutto il continente europeo. Questo potrebbe hanno spinto le persone del sud ad espandere il loro habitat. Gli abitanti precedenti potrebbero essere migrati verso nord quando il loro habitat, la steppa dei “mammut”, si è ridotto».

Inoltre, i risultati dimostrano che «Per più di 6.000 anni, non c’è stato alcuno scambio genetico tra popolazioni contemporanee di cacciatori-raccoglitori nell’Europa occidentale e orientale. Le interazioni tra persone dell’Europa centrale e orientale possono essere rilevate di nuovo solo a partire da 8.000 anni fa». He Yu  sottolinea che «A quel tempo, i cacciatori-raccoglitori con origini e sembianze distinte iniziarono a mescolarsi tra loro. Erano diversi sotto molti aspetti, tra cui la pelle e il colore degli occhi».

Durante questo periodo l’agricoltura e uno stile di vita sedentario si diffusero dall’Anatolia all’Europa e secondo Krause «E’ possibile che la migrazione dei primi agricoltori in Europa abbia innescato il ritiro delle popolazioni di cacciatori-raccoglitori verso il confine settentrionale dell’Europa. Allo stesso tempo, questi due gruppi hanno iniziato a mescolarsi tra loro e hanno continuato a farlo per circa 3000 anni».

Posth conclude: «I dati che abbiamo ottenuto da questo studio ci forniscono approfondimenti sorprendentemente dettagliati sugli sviluppi e gli incontri dei gruppi di cacciatori-raccoglitori dell’Eurasia occidentale. Ulteriori ricerche interdisciplinari chiariranno quali esatti processi sono stati responsabili delle sostituzioni genetiche di intere popolazioni dell’era glaciale».