I ritmi notturni del gatto selvatico italiano
Ma, sorprendentemente, quasi un quarto dell’attività del gatto selvatico è diurna
[22 Luglio 2022]
Per la prima volta sono stati analizzati su tutto il territorio nazionale i ritmi di attività di del gatto selvatico (Felis silvestris), carnivoro elusivo, valutato come Quasi minacciato a livello europeo e italiano dalla IUCN. Un team di ricercatori e professionisti ha raccolto dati provenienti da diversi progetti di fototrappolaggio attivi tra il 2009 e il 2021, da 285 siti in tutta Italia, con oltre 65.800 notti-trappola.
L’articolo, (“The rhythm of the night: patterns of activity of the European wildcat in the Italian peninsula” di Lorenzo Lazzeri, Paola Fazzi, Marco Lucchesi, Emiliano Mori, Edoardo Velli, Nadia Cappai, Francesca Ciuti, Francesco Ferretti, Federica Fonda, Chiara Paniccia, Marco Pavanello, Stefano Pecorella, Alberto Sangiuliano, Andrea Sforzi, Antonino Siclari, Arianna Spada) appena pubblicato su Mammalian Biology, permette di fare luce su alcuni aspetti dell’ecologia del gatto selvatico, non ancora indagati finora.
L’attività della specie, come previsto, risulta prevalente durante le ore notturne, con picchi dalle 22 alle 4 di mattina, senza differenze biogeografiche e latitudinali.
Sorprendentemente, quasi un quarto dell’attività rilevata è risultato essere diurna, interessante aspetto mai emerso prima: questa ed altre informazioni contenute nell’articolo, sono emerse grazie alla disponibilità di un pool di dati estremamente esteso. Il comportamento diurno è risultato più evidente nella stagione calda (primavera-estate), probabilmente perché le principali prede del gatto, quali arvicole, lagomorfi, rettili, uccelli e artopodi, hanno attività diurna. Questo periodo inoltre corrisponde alla fase di allevamento dei piccoli per il gatto selvatico, con una conseguente maggiore richiesta alimentare che forse non può essere soddisfatta unicamente con una attività predatoria esclusivamente notturna.
E’ stato riscontrato inoltre (come emerso in altri studi) come i movimenti del gatto selvatico siano favoriti dalla presenza di aree cespugliate e arbustive, che offrono riparo e siti di alimentazione. In questo contesto, anche la presenza di strade asfaltate, che rappresentano una importante causa di mortalità per la specie, sembrano non influenzarne i ritmi.
Contrariamente ad una delle ipotesi fatte, nelle notti di luna pieda l’attività del felide è risultata essere meno intensa di quanto ipotizzato: di fatto il gatto sembra preferire le notti di luna nuova. Questo può essere collegato a 3 aspetti: una maggiore efficienza nella predazione per le note capacità sensoriali della specie, il fatto che prede come roditori e lagomorfi mostrino una strategia anti predatoria di evitamento delle notti troppo luminose, e l’opportunità di non sovrapporsi con l’attività di predatori apicali, quali il lupo e la lince (per quanto riguarda l’arco alpino centro-orientale. Quest’ultimo aspetto è stato osservato anche in altri felidi di medie dimensioni, come l’ocelot in sudamerica che evita il giaguaro e il puma.
Questo lavoro mette in luce quindi la mancanza di una raccolta dati a scala nazionale, e risponde ad una necessità di approfondimento di alcuni aspetti ancora poco studiati. I dati raccolti hanno inoltre permesso di verificare quanto la distribuzione della specie sul territorio nazionale sia più ampia di quella finora nota in letteratura (mappa disponibile nei Supplementary Materials dell’articolo), ed ha posto le basi per un primo aggiornamento della stessa, pubblicato in un poster nel XII Congresso ATit 2022 (“An update on the italian distribution of the Europen Wildcat” di Spada, Fazzi, Lucchesi, Lazzeri, Mori, Sforzi).
Si ricorda che il Museo di Storia Naturale della Maremma, insieme ad ISPRA, ha predisposto un progetto di raccolta di segnalazioni di foto e video di gatto selvatico (www.gattoselvatico.it) e si invitano tutti i cittadini a contribuire.
di Paola Fazzi
Wildlife biologist e guida ambientale