I popoli indigeni del Brasile lottano per i loro diritti alla terra e in difesa del pianeta (VIDEO)

Greenpeace Brasil: Colossale disboscamento nel Cerrado. Sterminatori di futuro.

[3 Settembre 2021]

Mentre in Brasile i Popoli Indigeni si mobilitano, a due giorni dalla Giornata mondiale d’azione per  l’Amazzonia, volontarie e volontari di Greenpeace sono scesi in piazza in numerose città italiane ed europee per sensibilizzare le persone sul legame tra deforestazione, clima e violazione dei diritti umani.

Greenpeace sottolinea che «I numerosi incendi che devastano l’Amazzonia e le foreste del Sudamerica sono infatti strettamente legati ai consumi europei, e in particolare alla produzione di carne e mangimi, perché sono appiccati soprattutto per fare spazio ai campi di soia destinata alla mangimistica e ai pascoli
dei bovin»i.
La scorsa settimana, più di 6.000 indios appartenenti a 176 diversi Popoli Indigeni del Brasile si sono riuniti a Brasilia per la “Luta Pela Vida”, un presidio di lotta in attesa no il giudizio della Supremo Tribunal Federal sul futuro delle terre indigene protette, e in particolare per evitare l’approvazione del “Marco Temporal”, una norma che permetterebbe alle lobby dell’agribusiness e delle attività estrattive di intensificare
l’accaparramento delle terre, sottraendole alla foresta e a chi la abita e difende da generazioni, cioè i Popoli Indigeni.

Il 24 agosto, migliaia di indigeni hanno marciato davanti al Congresso brasiliano per demarcare  simbolicamente Brasilia con 1.296 cartelli, uno per ogni territorio indigeno rivendicato dai popoli originari del
Brasile. Due giorni dopo hanno sfilato con una bara di dieci metri per simboleggiare il triste destino al quale stanno andando incontro.

Martina Borghi, campagna foreste di Greenpeace Italia, ricorda che «Se il “Marco Temporal” sarà giudicato incostituzionale, i Popoli Indigeni avranno finalmente la possibilità di difendere i loro territori e rivendicare legalmente l’assegnazione delle loro terre ancestrali. In caso contrario, aumenterebbero i conflitti legati alle
invasioni e allo sfruttamento delle terre abitate dai Popoli Indigeni.Non possiamo permettere che ciò accada, E’ urgente che il Brasile riconosca i diritti e la proprietà delle terre ai Popoli Indigeni e che l’Unione europea approvi una rigorosa normativa per impedire l’ingresso sul mercato comunitario di prodotti e materie prime legati alla deforestazione e alle violazioni dei diritti umani».

Le  foreste hanno anche un ruolo importante nella regolazione del clima. Greenpeace cita il  recente studio internazionale condotto dal Consiglio nazionale delle ricerche di Torino (Cnr-Isac) e pubblicato sulla
rivista Global Change Biology, secondo il quale «La deforestazione in Amazzonia potrebbe portare a una riduzione annuale delle precipitazioni del 55 – 70 %. Questo avrebbe ripercussioni globali: anche in Italia gli
incendi di questa estate sono stati particolarmente drammatici e, secondo un dossier di Europa verde, dall’inizio dell’anno nel nostro Paese sono bruciati 158 mila ettari di territorio».

Greenpeace Brasil denuncia quanto sta succedendo nel Cerrado dove Condomínio Estrondo, Estrondo, un conglomerato agricolo dello Stato di Bahia con una lunga storia di accaparramento di terra e violenza,  ha iniziato la deforestazione di una nuova area. Gli ambientalisti denunciano che «Nonostante sia stato oggetto di diverse cause legali, il gruppo ha ottenuto una licenza irregolare per disboscare 24.732 ettari di vegetazione autoctona, un’area più grande della città di Recife, o equivalente al doppio della città di Parigi, inFrancia».

L’Autorização de Supressão de Vegetação Nativa (ASV) è stata rilasciata dall’ Instituto do Meio Ambiente e Recursos Hídricos da Bahia (Inema) e, secondo le informazioni di MapBiomas e le segnalazioni delle comunità locali, la deforestazione è già iniziata. Le immagini di Greenpeace/Planet mostrano una deforestazione di circa 1.200 ettari effettuata tra il 10 luglio e il 1 agosto 2021.

Greenpeace Brasil fa notare che «Il rinnovo di questa licenza di deforestazione, concessa nel 2019, non sarebbe potuto avvenire, dal momento che  Condomínio Estrondo non soddisfa nemmeno i requisiti della stessa Inema, che richiede che le imprese dimostrino di “avere sotto la loro responsabilità e controllo le  áreas de preservação permanente e reserva legal”, cosa che Condomínio Estrondo non è in grado di fare, poiché il possesso di 43.339,33 ha, dichiarati come Reserva Legal   di Condominio, appartengono alle comunità tradizionaliche vivono  lungo i fiumi “Preto” e “dos Santos”, secondo una decisione del tribunale del maggio 2017, confermata del Tribunal de Justiça da Bahia (2018) e dal  Superior Tribunal de Justiça (2021)».

Come se non bastasse, Condomínio Estrondo  sta ancora rispondendo in diversi tribunali alle accuse di land grabbing, con lo Stato di Bahia che chiede l’annullamento di diverse concessioni. Nel 1999, l’ Instituto Nacional de Colonização e Reforma Agrária (INCRA) ha definito la fazenda come  “mega-área de grilagem”  di 444.306 ettari nei registri di Santa Rita de Cássia e Formosa do Rio Preto.

Greenpeace Brasil evidenzia che «L’area con l’ASV occupata da Condomínio Estrondo  fa parte della porzione rivendicata dallo Stato e, quindi, non potrebbe essere disboscata senza l’autorizzazione dell’Agenzia del Demanio (CDA), un permesso che il Condomínio Estrondo non ha.  Le principali vittime di questa reiterata condotta criminale del gruppo sono state le comunità Geraizeiras, che hanno perso i loro territori tradizionali, e un numero inestimabile delle più diverse specie di fauna e flora del Cerrado che hanno perso il loro habitat naturale. Come se non bastasse, con l’aggravarsi della crisi idrica in Brasile e della crisi climatica in tutto il pianeta, consentire la deforestazione di un’area di vegetazione autoctona di questa proporzione è un inaccettabile crimine contro l’umanità.  Ma anche così, finora, Inema ha evitato di riconoscere il suo errore e mantiene l’autorizzazione, che potrebbe portare impatti ancora maggiori alla regione».

Il primo settembre, 56 organizzazioni della società civile hanno inviato una lettera al governatore dello Stato di Bahia, Rui Costa, alla segretaria di Stato per l’Ambiente e direttrice generale di Inema, Márcia Cristina de Araújo Lima, e alla coordinatrice esecutiva del Coordenação de Desenvolvimento Agrário, Camilla Batista, chiedendo «La revoca di questa inappropriata autorizzazione alla deforestazione concessa da Inema, un’agenzia che si è comportata in maniera palesemente contraria alle sue prerogative di tutela del patrimonio ambientale dello Stato di Bahia».

Nel 2019 Greenpeace Brasil aveva documentato l’irruzione in una comunità di un commando di uomini armati fino ai denti – probabilmente al soldo di Condomínio Estrondo  – che avevano tenuto sotto tiro per circa due ore  i residenti e un team di reporter tedeschi. Gli ambientalisti sottolineano che l’impatto delle attività della gigantesca fazenda va ben oltre quello regionale: «La soia prodotta da tutti questi crimini finisce per contaminare il mercato mondiale e raggiungere i consumatori di grandi marche in tutto il mondo, come abbiamo già dimostrato . Inoltre, il Cerrado è fondamentale per la disponibilità l’acqua in Brasile, ma più della metà del bioma è già stato distrutto dall’agrobusiness. Permettere la sua distruzione è un attacco all’eredità di tutti i brasiliani.

I dati sono sbalorditivi: dal 2010 la produzione e il consumo di materie prime agricole legate alla deforestazione, come bovini, soia, olio di palma, gomma e cacao, è in forte aumento. L’80% della deforestazione globale è un risultato diretto della produzione agricola. In Brasile, tra il 2010 e il 2017, gli allevamenti di soia e bovini hanno eliminato quasi 5 milioni di ettari del Cerrado.

L’ultimo rapporto IPCC ha confermato autorevolmente che il cambiamento climatico sta già colpendo gravemente la popolazione  modiale e che la finestra temporale per invertire il collasso si sta chiudendo. «Non possiamo permettere la deforestazione di un’altra gigantesca area del Cerrado in nome dell’agrobusiness», conclude Greenpeace Brasil. Ed è anche per questo che lottano gli indios a Brasilia.

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  • Cultivando violência: Fazenda Estrondo