I pesci del Mediterraneo hanno bisogno degli habitat delle alghe

LinkFish: come gli habitat di macroalghe possono far prosperare il novellame di pesce

[2 Luglio 2015]

Anche se l’importanza del fitoplancton (microalghe) come principale produttore per gli ecosistemi costieri e la produzione di pesce è ben documentata, si sa poco sull’importanza delle macroalghe e delle alghe per la salvaguardia delle risorse ittiche. Con il progetto “Investigating the link between sub-littoral algae habitats and fish communities in the Mediterranean Sea” (LinkFish), finanziato dall’Unione europea, gli scienziati hanno capito meglio come le caratteristiche specifiche degli habitat delle macroalghe possono aiutare le popolazioni di novellame a prosperare.

Secondo Hilmar Hinz, ricercatore Marie Curie dell’Instituto Español de Oceanografía, la cui ricerca è finanziata nell’ambito di LinkFish, «La mancanza di conoscenza scientifica degli ecosistemi delle macroalghe è la conseguenza di una limitata attenzione scientifica. Gran parte della ricerca sul Mediterraneo finora è stata concentrata sulle praterie marine o su sistemi demersali profondi, nei quali gli habitat delle alghe sono stati meno studiati nonostante siano ugualmente diffusi».

Anche per contribuire all’approccio eco-sistemico alla gestione della pesca – identificando, ripristinando e  salvaguardando  gli habitat critici per i pesci per poter rigenerare e sostenere le popolazioni –Hinz ha condotto una ricerca in laboratorio e immersioni nel Mediterraneo per analizzare questi habitat, la loro produttività e la biodiversità associata alla fauna bentica e di determinare come si trasferisce l’energia dalle alghe al novallame.

Il progetto, conclusosi a maggio, si è  occupato soprattutto degli habitat dei sistemi delle acque basse (Cystoseira). Un lavoro definito «sperimentale, a causa della sua tracciabilità», ma ha studiato anche due sistemi delle acque profonde (Osmundaria – Phyllophora e Peyssonnalia) molto diffusi nel Mediterraneo.

In questa intervista a research*eu risultati,  Hinz parla dell’importanza di questa ricerca e di come ci fa conoscere meglio l’ecologia degli habitat della macroalghe. Ve la riproponiamo
Quali sono i principali obiettivi del progetto?

L’obiettivo principale del progetto è capire l’importanza delle macroalghe come habitat essenziale per il novellame nei sistemi costieri del Mediterraneo.  Sappiamo che la maggior parte dei sistemi costieri del Mediterraneo sono oligotrofici, ci sono cioè molto pochi nutrienti nell’acqua e quindi la produzione di plankton (microalghe) è relativamente bassa rispetto ad altre zone come i mari dell’Europa del nord. Le macroalghe e le praterie marine rappresentano i produttori principali di materia organica e quindi la fonte principale di produzione biologica che sostiene le catene alimentari della costa. Ospitano una micro-fauna varia che consiste principalmente in piccolissimi crostacei che sono una delle fonti principali di cibo per novellame e piccoli pesci, forniscono inoltre un riparo strutturale da predatori più grandi.  La nostra ricerca cerca di determinare quali specie di alghe e quali tipi di fauna ad essi associati potrebbe essere particolarmente importante per il trasferimento di energia al novellame e ai piccoli pesci. Gli habitat delle alghe costiere sono sempre più sotto pressione e una conoscenza dettagliata della loro importanza funzionale è finora solo un abbozzo. Speriamo che il nostro progetto riesca ad aggiungere dettagli importanti che potrebbero essere utili in futuro per la valutazione della qualità degli habitat nelle acque del Mediterraneo europeo.

Come spiegate l’attuale mancanza di ricerca dedicate agli habitat delle macroalghe?

Nel Mediterraneo, la ricerca sui sistemi costieri si è concentrata principalmente sulle praterie marine, sui sistemi demersali profondi e le Aree marine protette. Gli habitat delle rocce dove dominano le alghe, nonostante la loro prossimità alla costa e l’intenso uso da parte degli esseri umani non sono stati studiati in modo approfondito in particolare per quanto riguarda la loro importanza per i pesci. Questo succede perché studiare il novellame di pesce in coste rocciose comporta considerevoli difficoltà logistiche: il novellame di pesce di dimensioni comprese tra i 2 e i 6 cm non è facile da catturare e i metodi tradizionali di pesca con reti a strascico o tramaglio non si può usare.

Quale metodologia avete usato per questa ricerca?

Il progetto aveva vari component. Abbiamo cercato di associare studi di osservazione sul campo con esperimenti in laboratorio. La parte osservazionale dello studio è stata completata, mentre la parte sperimentale è ancora in corso e sarà continuata dall’istituto ospite dopo la fine della mia borsa di ricerca Marie Curie.  Per condurre gli studi osservazionali sono stati necessari diversi studi intensivi sul campo con la raccolta di campioni di alghe e pesci del Mediterraneo  per mezzo di immersioni. Le osservazioni in situ di pesci e alghe sono state fatte lungo sezioni di immersione per identificare i vari habitat delle alghe in cui era probabile la presenza di novellame e la dieta, la condizione e la composizione isotopica di diverse classi di dimensioni del novellame sono state determinate per aree con diversa copertura di alghe.  Negli esperimenti di laboratorio, adesso stiamo cercando di testare le tendenze che abbiamo osservato sul posto in modo più controllato; per capire meglio il legame meccanicistico tra le alghe, la fauna ad esse associata e i pesci.

Cosa avete scoperto per quanto riguarda la dipendenza del novellame dalle macroalghe?
I risultati sono ancora preliminari e siamo ancora in fase di analisi, ma sembra che alcuni tipi di alghe – specialmente le alghe che vivono a lungo e sono strutturalmente complesse come la Cystoseira – contengano una densità maggiore di prede rispetto ai morfotipi di alghe meno sturtturati. Questo significa che le potenzialità come fonte di cibo e quindi la qualità dell’habitat per il novellame dipende dalla composizione delle alghe. Finora le nostre osservazioni sembrano suggerire che più è ricca e complessa la comunità di alghe, più alta è la densità di prede e novellame. Dobbiamo ancora identificare i meccanismi alla base di questo fatto, poiché le alghe possono anche servire da riparo per i pesci e le più alte densità osservate in questi habitat più complessi potrebbero essere associate anche a una minore predazione. Speriamo che i risultati degli esperimenti in laboratorio che stiamo facendo adesso faranno luce su questo fatto.
Quali sono le potenziali minacce per queste macroalghe?

Le macroalghe si trovano principalmente nelle coste rocciose. A causa della loro prossimità alle attività umane, sono sempre più sotto la pressione antropogenica e quindi più esposte ai cambiamenti ambientali. Alcune alghe, come la Cystoseira di cui sopra, sono in declino e sono scomparse da molte coste del Mediterraneo a causa di una ridotta qualità dell’acqua causata da una maggiore urbanizzazione delle zone costiere. Inoltre le comunità di alghe sono sotto pressione a causa dell’introduzione di specie alloctone nel Mediterraneo. Per esempio il pesce coniglio, un pesce erbivoro con un enorme appetito per le alghe che è in grado di trasformare zone coperte da alghe sane in roccia nuda ricoperta solo da un sottile strato di copertura erbosa, con ovvie conseguenze per gli altri pesci. Anche l’introduzione di specie di alghe alloctone ha conseguenze per la composizione totale delle comunità di alghe autoctone, con conseguenze ancora sconosciute per gli altri componenti dell’ecosistema.

Il progetto si è concluso a maggio. Che conseguenze pensate che avranno i suoi risultati sull’approccio ecosistemico alla gestione della pesca?

Speriamo di poter mettere in luce l’importanza di certi habitat di alghe per il novellame di pesce. Sulla base di questo lavoro, potremmo riuscire a classificare la qualità dell’habitat costiero per il novallame su una scala più ampia e incorporarla in piani di gestione dello spazio. Mediante la promozione di queste conoscenze, speriamo di poter sensibilizzare le parti interessate a il pubblico generale verso il valore di questi habitat e di iniziare attività di salvaguardia per preservare questi ecosistemi e assicurare la produzione futura di pesce.
Quali sono i suoi piani per il futuro nel campo della ricerca?

Rimarrò in Spagna per continuare la mia ricerca, la mia domanda per una borsa di ricerca nell’ambito dello schema nazionale Ramón y Cajal infatti è stata accettata. Ho in programma di continuare questa nuova linea di studio che si è aperta per me grazie alla borsa di ricerca Marie Curie. Inoltre ho intenzione di continuare il mio impegno in progetti dell’UE riguardanti la pesca e di continuare la mia ricerca sugli effetti della pesca sugli ecosistemi bentici.