I ministri dell’Ambiente del G7 contro i sussidi ai combustibili fossili. Impegno per proteggere per il 30% della terra e del mare

Cambiamento climatico, crisi della biodiversità, pandemia e ripresa economica sono collegati

[21 Maggio 2021]

Il meeting dei ministri dell’ambiente del G7 (Italia, Regno Unito, Usa, Canada, Giappone, Francia e Germania), che è stato ospitato il 20 e 21 maggio dal Regno Unito, si è trovato d’accordo su un’impegnativa dichiarazione finale che contiene obiettivi climatici in linea con la limitazione dell’aumento delle temperature globali a 1,5° C, abbandonando il meno ambizioso precedente obiettivo di 2° C.

I ministri hanno inoltre deciso di interrompere il finanziamento diretto delle centrali elettriche a carbone nelle nazioni più povere entro la fine del 202: un messaggio chiaro inviato alle banche di sviluppo che continuano a finanziare il carbone nei Paesi poveri.

Ma il passo più rivoluzionario della dichiarazione dei ministri dell’ambiente del G/ è senz’altro questo: «Riconosciamo che i sussidi inefficienti ai combustibili fossili ne incoraggiano il consumo dispendioso, riducono la sicurezza energetica, ostacolano gli investimenti nelle fonti di energia pulita e minano gli sforzi per affrontare la minaccia del cambiamento climatico. Riaffermiamo il nostro impegno per l’eliminazione degli inefficienti sussidi ai combustibili fossili entro il 2025 e incoraggiamo tutti i Paesi ad adottare questo impegno. Incoraggiamo una maggiore azione internazionale per rispettare questo impegno e sosteniamo le richieste di maggiore trasparenza».

Una fonte del governo britannico ha dichiarato a BBC News: «Siamo piuttosto incoraggiati dai risultati». Infatti, le decisioni prese rappresentano un buon viatico per  la cruciale 26esima Conferenza delle parti Unfccc che si terrà a Glasgow e comporteranno un’azione molto più rapida per ridurre le emissioni entro il 2030, invece che entro il 2050.

Commentando la dichiarazione finale del G7 ambiente, Nick Mabey del gruppo di esperti climatici E3G ha detto: «Sembra buono. Pone l’onere su qualsiasi sviluppo di combustibili fossili ora per dimostrare che è compatibile con 1.5° C».

A quanto pare, i ministri dell’ambiente del G7 sarebbero stati  fortemente influenzati dal recente  rapporto “Net Zero by 2050: a Roadmap for the Global Energy Sector” pubblicato dall’International energy agency (Iea)  secondo il quale «Il mondo ha una strada percorribile per costruire un settore energetico globale con emissioni nette zero nel 2050», ma il tempo per riuscirci è poco e «Richiede una trasformazione senza precedenti del modo in cui viene prodotta, trasportata e utilizzata l’energia a livello global».a cominciare dal non consentire più, d’ora in poi, nessuna nuova centrale a carbone, petrolio o gas.

Al meeting hanno partecipato come ospiti anche India, Australia, Sudafrica e Corea del Sud e i ministri del G7 hanno convenuto che è necessaria molta più liquidità per aiutare le economie in rapida crescita, come l’India e l’Indonesia, a dotarsi di tecnologie low-carbon, una decisione che dovrà essere presa dal meeting dei ministri delle finanze del G7 che si terrà il 4 giugno.

I ministri dell’ambiente del G7 sono anche convinti che il mondo dovrebbe orientarsi verso veicoli a emissioni zero.  L’elefante che non c’era nella stanza era la Cina. La tattica del Regno Unito non è incolpare il più grande emettitore di carbonio del mondo, ma lanciare una sfida.

Il G7 dei ministri dell’ambiente ha preso anche un importante impegno per salvaguardare ambiente e biodiversità: «Ricordiamo con profonda preoccupazione il rapporto di valutazione globale IPBES 2019 sulla biodiversità e i servizi ecosistemici e il rapporto 2021 UNEP Making Peace with Nature. Ci impegniamo a intraprendere azioni urgenti per affrontare i cinque driver diretti della perdita di biodiversità, tutti risultato dell’attività umana: cambiamenti nell’uso della terra e del mare, sfruttamento diretto degli organismi, cambiamento climatico, inquinamento e specie esotiche invasive. Affronteremo anche il sovrasfruttamento e lo sfruttamento illegale delle risorse, nonché i driver indiretti individuati, compresi quelli causati da metodi e modelli di consumo e produzione non sostenibili. Sottolineiamo che un’azione concertata e collaborativa è necessaria da parte di tutti i partner e le parti interessate, inclusi governi, imprese, agricoltori, università e scienziati, ONG, cittadini, popolazioni indigene e comunità locali»,

Dopo aver evidenziato  l’urgente necessità di un’azione trasformativa, i ministri cdell’ambiente del G7 hanno annunciato che «Sosterremo l’accordo e l’attuazione di successo di un quadro ambizioso ed efficace post 2020 global biodiversity framework  che sarà adottato dalle parti alla COP15 CBD per proteggere, conservare e ripristinare gli ecosistemi, arrestare e invertire la perdita di biodiversità, garantire il conservazione e uso sostenibile della biodiversità, aumentare la resilienza ai cambiamenti climatici e sostenere ecosistemi sani da cui dipendono le nostre vite, il nostro benessere e le nostre economie. Ci impegniamo a sostenere obiettivi globali di biodiversità ambiziosi ed efficaci, tra cui la conservazione o la protezione di almeno il 30% della terra globale e almeno il 30% dell’oceano globale entro il 2030 per arrestare e invertire la perdita di biodiversità entro il 2030 e affrontare il cambiamento climatico, anche attraverso sistemi ecologicamente rappresentativi efficacemente e equamente gestii e ben collegati di aree protette e altre efficaci area-based conservation measures (OECMsentro il 2030 (30by30), riconoscendo che le popolazioni indigene e le comunità locali sono partner a pieno titolo nell’attuazione di questo obiettivo. Ci adopereremo per garantire la gestione efficace ed equa delle aree protette e delle  OECM e ci sforzeremo di migliorare la loro connettività ecologica, concentrandoci sulle aree che offrono i maggiori benefici per la biodiversità globale, i servizi ecosistemici e la protezione del clima. Sottolineiamo l’importanza di un solido quadro di responsabilità che rafforzi l’attuazione e accresca la trasparenza delle nostre azioni per raggiungere questi obiettivi, e sosterrà attivamente lo sviluppo di solidi quadri di attuazione, monitoraggio e revisione. Miglioreremo o metteremo in atto robusti, piani di implementazione nazionale basati sulla scienza, strategie e politiche per conservare, proteggere e ripristinare gli ecosistemi terrestri, d’acqua dolce, marini e costieri e svolgere il nostro ruolo nel raggiungimento di questi obiettivi e traguardi globali. Lavoreremo con le organizzazioni internazionali e regionali competenti, compresi i programmi per i mari regionali, le convenzioni marittime regionali e le organizzazioni regionali per la gestione della pesca (ORGP). Contribuiremo a 30by30 conservando o proteggendo almeno il 30% della nostra terra, comprese le acque terrestri e interne, e le aree costiere e marine entro il 2030, secondo le circostanze e gli approcci nazionali, e faremo la nostra parte nel raggiungere con successo questi obiettivi e traguardi globali.  Lavoreremo con le organizzazioni internazionali e regionali competenti, Regional Seas programmes, Regional Seas Conventions and Regional Fisheries Management Organisations (RFMOs). Contribuiremo al 30by30 conservando o proteggendo almeno il 30% della nostra terra, comprese le acque terrestri e interne e le aree costiere e marine entro il 2030, secondo le circostanze e gli approcci nazionali».