I lemuri cantanti con il ritmo nel sangue

Per 12 anni i ricercatori dell’università di Torino hanno studiato i canti degli indri, riscontrando categorie ritmiche simili a quelle della musica umana

[26 Ottobre 2021]

Quali sono le origini del ritmo musicale? Gli umani sono gli unici mammiferi che hanno ritmo? Per rispondere a queste domande lo studio “Categorical rhythms in a singing primate”, pubblicato su Current Biology  da un team di ricercatori delle università di Torino e Lyon/Saint-Étienne e del  Max Planck Institute for Psycholinguistics (MPI) di Nijmegen, ha studiato gli indri (Indri Indri), i “primati cantantii” del Madagascar. I ricercatori italiani, francesi e olandesi spiegano che i canti dei più grandi lemuri esistenti, registrati nelle foreste pluviali montane del Madagascar «Possiedono categorie ritmiche simili a quelle della musica umana. La scoperta di tratti musicali condivisi da specie diverse può fare luce sulla biologia e l’evoluzione di ritmo e musica. Mentre gli uccelli canori possiedono, come l’uomo, il senso del ritmo, nei mammiferi questa è una caratteristica rara».

Il team di ricerca internazionale guidato dai ricercatori senior Marco Gamba (università di Torino) e Andrea Ravignani (MPI) si è messo alla ricerca di abilità musicali nei primati e Rovignani sottolinea che «C’è un interesse di lunga data nel cercare di capire come si è evoluta la musicalità umana, ma questo tratto non è in realtà presente solo negli esseri umani. Cercare abilità musicali in altre specie ci permette sia di costruire un albero evolutivo di queste caratteristiche, sia di capire come le capacità ritmiche si sono originate ed evolute negli umani».

Per capire se altri mammiferi, oltre all’Homo sapiens  hanno il senso del ritmo, il team ha deciso di studiare uno dei pochi primati “cantanti”, l’indri che è pericolo critico di estinzione. In   particolare, volevano capire se i canti di indri possedessero ritmi categorici, una caratteristica musicale universale presente nelle culture umane e spiegano che «Un ritmo si può definire categorico quando gli intervalli tra un suono e l’altro hanno esattamente la stessa durata (ritmo 1:1) o l’uno è il doppio dell’altro (ritmo 1:2). Nella musica, questo tipo di ritmo rende una melodia facilmente riconoscibile, anche se eseguita a velocità diverse».

Per 12 anni i ricercatori torinesi hanno effettuato spedizioni nelle foreste pluviali del Madagascar, collaborando con un gruppo locale che si occupa della protezione e studio dei primati per cercare di capire se gli indri  possiedono questi ritmi tipicamente umani. Hanno registrato i canti di 20 diversi gruppi di indri (39 animali in tutto) nel loro habitat naturale. Il team evidenzia che «Ogni membro di un gruppo famigliare di indri canta insieme agli altri in duetti e cori coordinati. Il team ha scoperto che i questi canti possiedono effettivamente le due classiche categorie ritmiche (1:1 e 1:2), insieme ad un peculiare ritandando tipico di diverse tradizioni musicali. Inoltre, nonostante maschi e femmine cantino secondo tempi diversi, essi possiedono lo stesso ritmo».

Secondo la principale autrice dello studio, Chiara De Gregorio, «Questa è la prima evidenza della presenza di un “universale musicale” in un mammifero che non sia l’uomo. Perché un altro primate, oltre a noi, produce ritmi categorici che somigliano a quelli che caratterizzano la musica umana? Visto che l’ultimo antenato comune tra indri e umani risale a 77.5 milioni di anni fa, questa abilità potrebbe essersi evoluta in maniera indipendente tra specie “cantanti”. Il ritmo, infatti, potrebbe rendere più semplice non solo la produzione e il processamento dei canti, ma anche il loro apprendimento».

Ravignani conclude: «I ritmi categorici sono solo uno dei sei universali musicali che sono stati identificati fino ad ora. Ci piacerebbe andare alla ricerca di altri universali musicali in indri e altre specie, come ad esempio di una organizzazione gerarchica dei beat. Incoraggiamo anche lavori comparativi su indri e altre specie in pericolo per ottenere maggiori evidenze, prima che si troppo tardi per ascoltare e ammirare i loro incredibili canti».