I gatti selvatici scozzesi sono “funzionalmente estinti” in natura (VIDEO)

Colpa dell’ibridazione. C’è ancora speranza grazie ai gatti selvatici in cattività

[28 Dicembre 2018]

Un team di ricercatori britannici ha dimostrato che tutti i gatti selvatici scozzesi (Felis silvestris grampia) in natura sino ormai ibridati con i gatti domestici. Infatti, lo studio “Distinguishing the victim from the threat: SNP‐based methods reveal the extent of introgressive hybridization between wildcats and domestic cats in Scotland and inform future in situ and ex situ management options for species restoration” pubblicato su Evolutionary Applications da un team di ricercatori della Royal Zoological Society of Scotland (Rzss), dello Scottish Natural Heritage, del National Museums Scotland e delle università di Oxford ed Edimburgo,  conclude che «Pochissimi gatti selvatici scozzesi che vivono in natura soddisfano gli standard genetici o fisici utilizzati per distinguere tra un gatto selvatico e un ibrido».

La principale autrice dello studio Helen Senn, responsabile per la conservazione e la scienza della Rzss, ha sottolineato che «Il gatto selvatico scozzese è uno dei mammiferi più a rischio nel Regno Unito e stiamo lavorando con i nostri partner per cercare di dare un futuro a questa specie iconica. L’incrocio con gatti domestici rinselvatichiti è noto da tempo come una delle principali minacce per il gatto selvatico scozzese. Avendo testato quasi 300 animali selvatici in libertà e in cattività, ora disponiamo di dati genetici che confermano la nostra convinzione che la maggior parte dei gatti selvatici scozzesi che vivono in natura sono. in una misura o nell’altra, ibridi. Mentre è deludente vedere livelli di ibridazione così alti in natura, è incoraggiante che il pool genetico all’interno della popolazione in cattività sia molto più forte».

La Scottish Wildcat Action, la partnership nazionale per la salvaguardia della “tigre delle Highland” che comprende più di 20 associazioni e centri di ricerca in tutta la Scozia, ha commissionato una revisione da parte dell’ International union for conservation of nature (Iucn) che raccomanderà ulteriori misure da adottare per proteggere le specie. Il presidente dello Scottish Wildcat Action Steering Group, Allan Bantick, ha detto: «Accogliamo con favore il rapporto di ricerca della dottoressa Helen Senn sull’entità dell’ibridazione tra gatti selvatici scozzesi e gatti domestici. Fornisce al progetto informazioni vitali con cui informare il nostro lavoro di conservazione in corso. E’ un altro esempio della partnership della Scottish Wildcat Action che con il suo lavoro produce prove credibili, scientifiche e costruttive. Questa e altre ricerche svolte dal progetto sono state condivise con i principali esperti di felini di livello mondiale dell’Iucn cat specialist group, a cui abbiamo chiesto di valutare autonomamente il lavoro del nostro progetto e formulare raccomandazioni. Vogliamo assicurarci di avere le migliori informazioni e consigli per poter andare avanti, così da preservare il gatto selvatico scozzese per le generazioni future».

La Senn ha spiegato a BBC News che «La stragrande maggioranza dei gatti in natura erano “ibridi” e, da una prospettiva funzionale, i gatti selvatici scozzesi sono sull’orlo dell’estinzione. La chiave per i futuri sforzi di conservazione sembra trovarsi nei quasi 100 gatti selvatici in cattività in tutto il Regno Unito, che hanno un’eredità genetica più forte».

Insomma, le piccole tigri delle Highland amano semplicemente fare i gattini e non sono troppo esigenti nello scegliere con chi li mettono su, che siano gatti domestici, selvatici o rinselvatichiti.  Solo che ora si sa quanto sia grave il problema dell’ibridazione. I ricercatori hanno studiato il DNA di 295 gatti: 125 gatti morti da poco raccolti in 25 anni; 60 gatti selvatici uccisi dai guardiacaccia tra il 1895 e il 1985; 19 gatti catturati in natura per un censimento dello Scottish Natural Heritage; 72 gatti selvatici in cattività;  19 campioni di gatti domestici di Edimburgo

Lo studio, ha scoperto che i gatti che vivono allo stato selvatico fanno parte dello stesso pool genetico degli animali domestici, che è quello che viene definito uno “sciame ibrido”. La Senn non  nasconde la sua preoccupazione: «Perché, anche se là fuori ci sono forse alcuni gatti che potremmo considerare per lo più selvatici da un punto di vista genetico, la stragrande maggioranza sono ibridi. E anche se trovassimo quei pochi gatti, dovremmo solo mandare avanti un’altra generazione per poi pensare: “con chi si accoppiano questi gatti?”  Quindi penso che, diremmo da una prospettiva funzionale, questa popolazione è estinta o è sull’orlo dell’estinzione».

I ricercatori hanno definito quale dovesse essere l’aspetto del genoma di gatto selvatico estraendo il DNA da vecchi esemplari museali e il di lunga data. Anche se i genetisti non utilizzano mai il termine “razza pura” e se un gatto selvatico resta un gatto selvatico se si comporta come tale, il problema è che i nostri gatti domestici discendono dal gatto selvatico mediorientale (felis silvestris), mentre i gatti selvatici scozzesi discendono dai gatti selvatici europei (Felis silvestris silvestris). La  Senn sottolinea che «L’effetto di tale mix genetico resta sconosciuto, ma non sono ottimista. E’ molto probabile che non sarà positivo per la popolazione selvatica. Questa è una specie che è sull’orlo dell’estinzione. Deve vivere in condizioni ambientali e climatiche molto difficili e probabilmente l’ibridazione con una specie originatasi in climi molto più caldi in Medio Oriente e Nord Africa non sarà positiva per la sua sopravvivenza in natura».

Ma la Scottish Wildcat Action non si arrende e tra le iniziative che attua per combattere la diffusione di geni da gatti domestici nelle aree selvatiche ci sono la “trap, neuter, vaccinate, release”.(Tnvr)  e il censimento dei gatti selvatici con le foto-trappole e altre tecniche, intanto sta allevando esemplari con DNA “puro”.

Intanto l’Highland Wildlife Park della Rzss ha recentemente accolto una cucciolata di gattini selvatici scozzesi nati in un habitat appositamente progettato che non è visitabile dal pubblico per mantenere l’istinto selvatico dei gatti. Un programma di allevamento sostenuto della  People’s Postcode Lottery.

La Senn pensa che questi gatti selvatici potrebbero ancora invertire la tendenza: «Penso che sia davvero importante proteggere quei pochi gatti rimasti che possiamo identificare in natura e che impariamo il più possibile da loro. Ma dovremo iniziare a pensare a una polizza assicurativa e alla Rzss abbiamo sempre pensato che sarebbe stato un potenziale problema. Quindi abbiamo lavorato sulla popolazione riproduttiva in cattività, cercando di espandere la sua diversità genetica e portarla in una posizione in cui forse in futuro potrebbe essere adatta per la reintroduzione».

Fino ad allora la conclusione dello studio sembra essere che «Dovremo chiarire di cosa stiamo parlando quando parliamo di gatti selvatici».

 

Videogallery

  • Wildcat kittens at RZSS Highland Wildlife Park