I castagni toscani stanno guarendo: raccolto a più 50% e maggiore qualità

Coldiretti e Associazione Nazionale Città del Castagno: la castagna è regina d’autunno

[15 Ottobre 2015]

La lotta al cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus kuriphilus), l’insetto invasivo asiatico che aveva attaccato i boschi di castagni e quasi azzerato la produzione di castagne in Toscana,   inizia a dare i primi buoni frutti: Coldiretti e Associazione Nazionale Città del Castagno dicono che «Dopo quattro anni orribili, la castanicoltura toscana è sulla via della guarigione. Rispetto allo scorso anno ci sarà il 50% in più di castagne., le previsioni ed i primi segnali sono incoraggianti anche se sono ancora lontani i bei tempi in cui i 16mila ettari di castagneti da frutto regalavano fino 24 mila tonnellate fra marroni e castagne».

Coldiretti Toscana, basandosi sull’analisi  dell’Associazione Nazionale Città del Castagno,  sottolinea che «La Toscana resta saldamente in cima alla vetta della qualità nazionale con 5 tipo di castagne e derivati: il Marrone del Mugello Igp, il Marrone di Caprese Michelangelo Dop, la Castagna del Monte Amiata Igp, la Farina di Neccio della Garfagnana Dop e la Farina della Lunigiana Dop».

La più grande associazione degli agricoltori è soddisfatta per i risultati ottenuti con la lotta biologica al cinipede: «I castanicoltori possono tornare finalmente ad accendere i metati per l’essiccazione dei frutti dell’italico albero del pane simbolo di una produzione che ha garantito la sopravvivenza a molte generazioni in passato e che continua ad offrire, ancora oggi, prodotti di eccellenza unici nel panorama mondiale come il castagnaccio, la marocca di Casola, la pattona di Comano così come molti piatti della tradizione, dalle caldarroste al castagnaccio che possono essere apprezzati durante l’autunno in sagre e feste di paese».

Tulio Marcelli, presidente Coldiretti Toscana, spiega che «L’introduzione dell’antagonista naturale del cinipide galligeno, il torymus sinensi, sta dando già ottimi risultati. I primi riscontri sono incoraggianti. E’ un’annata inaspettata che rimette in moto un’economia molto importante che produce un’integrazione al reddito decisiva per la stabilità delle aziende agricole. La castanicoltura ha permesso a molte generazioni di sopravvivere in passato e lo sta facendo ancora tutto oggi».

Ma quest’anno è arrivata un’altra minaccia: lo  Gnomo Gnosis, un fungo che rende il frutto nero di muffa ed immangiabile. Coldiretti rassicura: «Gli “attacchi” sono per ora limitati e circoscritti».

Nel 2014 il crollo delle produzione toscana e italiana era sfociato nella massiccia importazione di castagne, soprattutto da Spagna, Portogallo, Turchia, Slovenia e Romania e Coldiretti dice che «L’aumento del prodotto, in tutta la Toscana, contribuirà ad rallentare le importazioni», ma chiede ai consumatori a fare  attenzione alla qualità e suggerisce di «ricorrere a un più genuino fai da te casalingo per garantirsi un prodotto fresco, sicuro e a costi accessibili. Meglio allora frequentare le sagre in programma in queste settimane in tutta Toscana dove è possibile fare buoni acquisti di alta qualità oppure rivolgersi alle imprese agricole e riscoprire il gusto di partecipare nei boschi alla raccolta delle castagne».

Sconfitto o quasi il cinipede, resta il problema di fondo: «Nonostante che la castanicoltura Toscana sia a maggioranza “part time”, la pochezza di produzione ha effetti sull’abbandono dei castagneti da parte dei castanicoltori, con conseguenze disastrose per il mantenimento del territorio, l’integrazione al reddito e alla continuità della sua presenza nei territori marginali e montani. Per queste motivazioni . conclude Coldiretti – è necessario che le Istituzioni mettano in campo azioni determinanti per il rilancio del settore, tra cui sicuramente più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita per evitare che diventino tutte, incredibilmente, castagne italiane».