I cactus tra le specie più minacciate di estinzione al mondo, per colpa del commercio illegale

Il 47% delle specie a rischio per rifornire l’industria del giardinaggio e i collezionisti privati

[6 Ottobre 2015]

Secondo lo studio “High proportion of cactus species threatened with extinction”, realizzato dal Global Species Programme  dell’International Union for Conservation of Nature (IUCN) in collaborazione con l’Environment and Sustainability Institute dell’università di Exeter, «Attualmente il  31% delle specie di cactus sono minacciate di estinzione». Lo studio, pubblicato su Nature Plants. Sottolinea che «Questo mette I cactus tra I gruppi tassonomici più minacciati della Lista Rossa dell’IUCN delle specie minacciate. Ancora più dei mammiferi e degli uccelli».

I cactus subiscono una pressione costante legata all’attività antropica, dato che la metà delle 1.480 specie di cactus conosciute nel mondo sono utilizzate dall’uomo. Le principali minacce sui cactus, che riguardano il 47% delle specie a rischio, vengono dal commercio illegale di piante e semi per rifornire l’industria del giardinaggio e i collezionisti privati, ma anche dalla raccolta non sostenibile di alcune specie.

Tra le altre minacce per i cactus Bárbara Goettsch e Craig Hilton-Taylor (Global Species Programme  IUCN) e Kevin Gaston (Università di Exeter) citano «L’allevamento del bestiame da parte di piccoli produttori, che colpisce il 31% delle specie minacciate, e le colture annuali su piccola scala, che danneggiano il  24% delle specie minacciate. Anche lo sviluppo residenziale e commerciale, lo sfruttamento di cave e l’acquacoltura  – in particolare l’allevamento di gamberetti, che si sviluppa negli habitat tradizionali dei  cactus – fanno parte delle minacce più importanti».

La Goettsch, che è co-presidente del gruppo di specialisti per i cactus e le piante succulente dell’IUCN, ha detto che «I risultati di questa valutazione ci hanno fatto l’effetto di uno choc. Non pensavamo che i cactus fossero così minacciati e che il commercio illegale fosse un motore così importante del loro declino. La loro scomparsa potrebbe avere delle conseguenze enormi per la diversità e l’ecologia delle terre arido, così come per le comunità locali che dipendono dai frutti e dalle piante raccolte allo stato selvatico. Questo studio sottolinea il bisogno di una migliore gestione, più sostenibile, delle popolazioni di cactus nei paesi interessati. Vista l’attuale crescita demografica, queste piante non possono sostenere tali livelli di raccolta e di perdita di habitat».

I cactus sono specie essenziali per gli ecosistemi aridi delle Americhe e per la sopravvivenza di numerose specie animali. L’IUCN sottolinea che «Sono una fonte di cibo e acqua per molte specie come cervo, ratti di foresta, coyote, tacchino, quaglie, lucertole e tartarughe, che contribuiscono tutte alla dispersione dei semi cactus. Inoltre, i fiori di cactus forniscono nettare prezioso ai colibrì e ai pipistrelli, così come alle api, alle farfalle e ad altri insetti coinvolti nell’impollinazione».

I cactus sono molto presenti sul mercato del giardinaggio, ma vengono anche utilizzati come cibo e per produrre medicinali. I loro frutti e le loro parti carnose molto nutrienti sono un’importante fonte di alimentazione per molte comunità rurali. Il valore nutritivo del cactus Opuntia ficus-indica – il nostro “fico d’India” che in Messico chiamano  nopal, è paragonabile a quello di una bistecca. Le radici dell’Ariocarpus kotschoubeyanus, una specie quasi minacciata di estinzione secondo la Lista Rossa, vengono utilizzate come anti-infiammatorio.

Il commercio di cactus avviene sia a livello nazionale che internazionale e spesso è illegale: l’86% dei cactus minacciati di estinzione utilizzati nel giardinaggio provengono da popolazioni selvatiche. I collezionisti europei ed asiatici sono color che contribuiscono maggiormente al commercio illegale di cactus, anche perché le specie asportate direttamente dal loro ambiente naturale sono le più ricercate per la loro rarità.

Fortunatamente, l’inclusione dal 1975 della maggioranza delle specie di cactus negli annessi della CITES e la crescente disponibilità sul mercato internazionale di piante coltivate a partire dai semi contribuiscono a ridurre in una qualche misura il mercato illegale dei cactus , ma la minaccia perdura nei Paesi in cui l’attuazione della Convenzione CITES è più recente.

Il cactus Echinopsis pampana, endemico del deserto del Puna, in Perù, era abbondante fino a che non è stato raccolto come pianta ornamentale ad un ritmo tale che negli ultimi 15 anni è scomparsa la metà della sua popolazione. Una perdita irreversibile, visto che le zone in cui cresceva sono state anche trasformate in zone residenziali e la specie è stata inserita nella Lista Rossa.

I cactus sono endemici del Nuovo Mondo, salvo la Rhipsalis baccifera di Africa australe, Madagascar e Sri Lanka. L’IUCN evidenzia che «Gli hotspot ecologici per le specie di cactus minacciate includono le zone aride del Brasile, del Cile, del Messico e dell’Uruguay. Queste zone sono considerate senza importanza e bellezza. Malgrado la ricchezza della loro biodiversità, e le specie che si sviluppano solo in queste zone aride, come I cactus, sono spesso dimenticate nelle iniziative di conservazione».  Gli autori del rapporto invece sottolineano l’importanza di ampliare la copertura delle arre protette nelle zone aride e di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di una raccolta sostenibile dei cactus selvatici, per poter salvaguardare meglio queste specie. Per Gaston «Questi risultati sorprendenti riflettono l’importanza cruciale del finanziamento e della realizzazione di valutazioni dello stato della minaccia per tutte le specie nei principali gruppi di piante, come i cactus. Questo ci permetterà di avere una visione di insieme della flora, in un’epoca in cui, come dimostra l’esempio dei cactus, subisce un’intensa pressione antropomorfica».

La direttrice generale dell’IUCN, Inger Andersen, sottolinea che «Le conclusioni di questo studio sono preoccupanti. Confermano che l’ampiezza del commercio illegale di specie selvagge, compresa la flora, è più importante di quel che pensavamo e che il traffico di specie selvatiche riguarda ben più specie che i carismatici rinoceronti o elefanti che attirano l’attenzione di tutti. Dobbiamo quindi urgentemente raddoppiare gli sforzi internazionali per mettere fine al commercio internazionale delle specie selvatiche e rafforzare l’attuazione della Convenzione CITES sul commercio internazionale di specie minacciate, al fine di impedire il declino di queste specie».