Grandi mammiferi in Italia, uno sguardo oltre “l’emergenza cinghiale”

[4 Dicembre 2015]

Il 1° dicembre si è svolto a Bologna, presso la sede della Regione Emilia-Romagna, l’incontro «Uno sguardo oltre “l’emergenza cinghiale”» organizzato dal Gruppo per la conservazione e la gestione dei grandi mammiferi (GLAMM, Associazione Teriologica Italiana ATIt). L’iniziativa è nata come risposta scientifica e gestionale alle situazioni di presunta “emergenza” e di diffuso allarmismo sociale verificatesi in Italia negli ultimi anni. Il workshop si è articolato in due sessioni: quella del mattino è stata dedicata all’aggiornamento su base scientifica delle attuali conoscenze sul cinghiale, quella del pomeriggio al confronto con esperti e portatori d’interesse sulla gestione delle popolazioni.

All’incontro erano presenti circa 300 persone provenienti da tutta Italia; a queste se ne sono aggiunte nel corso della giornata altre 200 grazie alla diretta streaming realizzata dai tecnici della Regione Emilia- Romagna e dalla Regione stessa, eccellente punto di riferimento per la logistica dell’evento. Molto elevata è stata l’eterogeneità del pubblico: personale delle aree naturali protette, forze di polizia ambientale nazionali e locali, tecnici di regioni ed enti locali, ricercatori e studenti universitari, soci di associazioni ambientaliste e animaliste, agricoltori, cacciatori, rappresentanti di associazioni di categoria del mondo agricolo e del mondo venatorio, semplici appassionati di fauna selvatica, giornalisti. L’aggiornamento delle conoscenze si è svolto sotto forma di seminari nei quali vari ricercatori hanno presentato i dati scientifici più recenti sul cinghiale oggi disponibili per l’Italia e l’Europa (pubblicazioni su riviste peer review, relazioni tecniche frutto di indagini rigorose); i seminari hanno riguardato i seguenti temi: genetica (Massimo Scandura), biologia riproduttiva e demografia (Barbara Franzetti), tecniche di stima delle popolazioni (Simona Imperio), ecologia spaziale (Enrico Merli), status sanitario (Nicola Ferrari), effetti  del cinghiale sulla biodiversità (Laura Scillitani), gestione faunistica e venatoria (Andrea Monaco).

I dati scientifici hanno permesso di sfatare parecchie “leggende metropolitane” sul cinghiale, per esempio che ogni femmina si riproduce sempre almeno due – tre volte l’anno, che tutti i cinghiali presenti in Italia provengono dall’Europa dell’est, che solo una forte pressione venatoria è in grado di limitare la crescita delle popolazioni, che i cinghiali sono inclini ad attaccare l’uomo. Ai seminari ha fatto seguito un ampio spazio dedicato alle domande e alle riflessioni del pubblico. Il confronto con esperti e portatori d’interesse si è svolto sotto forma di tavola rotonda e ha delineato le possibili strategie gestionali da attuare in futuro per realizzare i seguenti obiettivi: ridurre significativamente gli impatti economici ed ecologici del cinghiale, ridurre il conflitto sociale legato alla presenza del cinghiale, mantenerne popolazioni vitali in quanto componenti degli ecosistemi. Tutto ciò con il fine ultimo di superare l’approccio dell’emergenza e inserire la gestione delle popolazioni nella ordinarietà degli interventi sulla fauna selvatica. Alla tavola rotonda hanno partecipato l’ISPRA (in qualità di organo di consulenza faunistico-venatoria nazionale) e rappresentanti di enti pubblici e associazioni venatorie, ambientaliste e di agricoltori. Lucilla Carnevali, in rappresentanza dell’ISPRA, ha presentato i dati su quantità e qualità delle richieste di parere che l’istituto riceve annualmente e sulle criticità gestionali che da queste emergono. Le esperienze personali di Andrea Marsan (tecnico faunistico) e di Massimiliano Scotti (Parco Regionale Gola della Rossa) hanno evidenziato che una drastica riduzione dei danni diretti e indiretti alle colture è possibile adottando adeguate misure di prevenzione e un’efficiente organizzazione delle attività di controllo delle popolazioni.

Gianluca Dall’Olio (presidente nazionale di Federcaccia) ha evidenziato alcune problematiche legate alle attuali forme di prelievo venatorio della specie ma anche al vigente portato normativo e ha invitato tutti gli attori in gioco ad un approccio “laico” e non di parte, per contribuire realmente alla risoluzione dei conflitti tra le varie parti in causa. Tale invito è stato raccolto Antonino Morabito (Legambiente), che ha proposto a tutti i portatori di interesse di condividere e sottoscrivere un documento da redigere a partire dalle conclusioni della mattinata. Annalisa Saccardo (Coldiretti) ha illustrato il punto di vista e le aspettative del mondo agricolo, concordando sulla necessità di sostanziali modifiche normative; infine, Maria Luisa Zanni ha illustrato i recenti orientamenti normativi della Comunità Europea che non permetteranno più di indennizzare i danni da fauna (eccetto quella protetta) in quanto considerati aiuti di stato; la giornata è stata chiusa dal moderatore della tavola rotonda Piero Genovesi (ISPRA) e del presidente dell’ATIt Adriano Martinoli.

di Associazione Teriologica Italiana ATIt

Video del Convegno
È possibile accedere allo streaming video del Convegno sul sito web della Regione Emilia-Romagna
Presentazioni
Alle presentazioni scaricabili sono state apportate dagli Autori alcune modifiche non sostanziali, finalizzate a migliorarne la comprensione anche in assenza del commento parlato. Per qualsiasi domanda, chiarimento o riferimento bibliografico esteso, è possibile contattare il primo Autore di ciascuna presentazione.