Gli istrici sono arrivati in Südtirol – Alto Adige. La rapida conquista dell’Italia grazie al cambiamento climatico

Fino agli anni ‘70 gli istrici vivevano tra Sicilia e Toscana, ora hanno raggiunto il punto più a nord del loro nuovo areale

[17 Dicembre 2021]

lo studio “Hystrix cristata (Mammalia: Rodentia: Hystricidae) newly recorded in South Tyrol (Italy) at its current northernmost distribution limit”, pubblicato su Gredleriana da Elia Guariento, Matteo Anderle, Andrea Debiasi3 e Chiara Paniccia del dell’Istituto per lambiente alpino – Eurac e dall’Institut für Ökologie dell’Universitäi Innsbruck, conferma la presenza dell’istrice (Hystrix cristata) nella provincia del Südtirol – Alto Adige documentata da due registrazioni indipendenti di aculei rinvenuti in due diverse località e i ricercatori evidenziano che «Sebbene siano necessarie ulteriori conferme ufficiali oltre ai dati su singole penne per confermare la presenza di popolazioni permanenti, questi risultati forniscono già importanti informazioni per aumentare l’attenzione su questa specie protetta e per comprendere i suoi meccanismi di espansione dell’areale».

E’ noto da tempo che in Italia l’Hystrix cristata  si sta diffondendo verso nord e lo studio conferma il massimo punto conosciuto settentrionale raggiunto da un istrice in Europa, «Suggerendo una potenziale espansione all’interno dell’area alpina e dei Paesi limitrofi».

In Italia sono state segnalate due specie di istrici: Hystrix cristata  e Hystrix indica (Mori et al. 2017B). H. cristata è stata probabilmente introdotta nell’Italia centrale e meridionale nella tarda antichità o nell’alto medioevo (tra 2500 e 1500 anni fa) probabilmente per cibarsene. H. indica è stata introdotta di recente introduzione nelle  Marche. Hysrix cristata è elencata come “least concern” in Italia dall’IUCN ed è protetta dalla legge dal 1980. Fino agli anni ’70 il suo areale di distribuzione in Italia era rimasto limitato al Sud e Centro Italia, dalla Sicilia fino alla Toscana, ma negli ultimi decenni ha iniziato a diffondersi verso nord, attraversando la pianura padana e raggiungendo solo di recente il margine meridionale delle Alpi.

Tre aculei di istrice sono stati trovati da Andrea Debiasi all’inizio di ottobre 2020 vicino a Pfatten/Vadena , al  lato di una strada forestale, in una zona poco frequentata dall’uomo e caratterizzata da un bosco bosco misto con roverella e roverella, carpino nero e castagno, su un terreno ripido, esposto a sud-est e caldo e  con abbondante sottobosco di pungitopo (Ruscus aculeatus), a circa 260 metri sul livello del mare, un’area caratterizzata da un clima mite submediterraneo. I ricercatori evidenziano che «La posizione ripida, con molte ghiaie più grandi, offre potenzialmente molti nascondigli e tane ed è vicino ai meleti vicino alla località di Vadena/Pfatten. Due ricerche visive nell’area non hanno portato a ulteriori prove (penne, escrementi o tane)».

Un altro aculeo di istrice è stato trovate da Matteo Anderle  a Villandro/Villanders il 17 giugno 2021, un bosco di conifere a 1790 m s.l.m. e caratterizzato da un clima più freddo. Visto che il sito è particolarmente elevato si tratta di una penna persa da un istrice di passaggio che non si è insediato in un’area dove il manto nevoso ricopre il terreno per oltre un mese e quindi considerato inadatto per questa specie (Mori 2018).

Gli autori dello studio fanno notare che «La presenza della specie registrata in Alto Adige è di grande interesse poiché rappresenta sia il record più settentrionale che la specie sembra aver raggiunto finora sia uno dei record più alti in Europa. E’ prevedibile che la specie diventi persistente nella regione, soprattutto nella bassa e più calda Valle dell’ Adige/Etsch e nei boschi di latifoglie circostanti (Mori et al. 2018, 2021). Gli aculei qui registrati erano molto probabilmente di giovani dispersi originari della vicina provincia di Trento o del Veneto, tuttavia sono necessarie ulteriori indagini per valutare la persistenza della specie nella provincia. È interessante notare che finora non sono stati segnalati dati al confine settentrionale del Trentino che potrebbero essere collegati ai nostri risultati. La prima località vicino a Vadena/Pfatten è un habitat adatto per la specie, ben collegata a sud con boschi continui e ambienti agricoli vicini per il potenziale foraggiamento».

Tuttavia, il secondo t ritrovamento a Villandro/Villanders  «Indica una potenziale diffusione o spostamento verso quote più elevate e rende più probabile una colonizzazione più consistente dell’arco alpino. Se questo movimento consente già alla specie di attraversare l’arco alpino e colonizzare potenzialmente altri Paesi dell’Europa centrale (i confini con Austria e Svizzera sono solo a 1150-1400 m slm) è ancora una questione aperta e interessante che sembra ancora più probabile».

I ricercatori fanno notare che  «La presenza della specie nella provincia dell’Alto Adige è di grande importanza in quanto specie protetta, e le autorità per la conservazione della natura e l’opinione pubblica devono riconoscerne la presenza. Questo è particolarmente importante per garantire la protezione pertinente, poiché sono note uccisioni illegali per il consumo di carne e l’attività di foraggiamento delle specie può causare conflitti nelle aree agricole dove le incursioni per frutta e verdura sono un comportamento comune segnalato (Lovari et al. 2017)».

Lo studio conclude: «Sembra che la diffusione di questa specie stia continuando, e probabilmente è prevedibile presto la sua presenza in altre aree alpine, forse anche in altri Paesi europei. Con il procedere del cambiamento climatico, si prevede che l’idoneità dell’habitat in Alto Adige e nell’arco alpino aumenterà ulteriormente (Mori et al. 2018), soprattutto perché i giorni di copertura nevosa tendono a diminuire per vaste aree aumentando l’idoneità per la specie (Torretta et al. 2021)».