Gli ecosistemi potrebbero perdere il 27% della diversità dei vertebrati entro il 2100

Estinzioni a cascata e mancanza di dati. La COP15 CBD momento della verità globale

[19 Dicembre 2022]

Alla vigilia dell’insperato accordo sul Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework raggiunto stamattina alla 15esima Conferenza delle parti della Convention on biological diversity (COP15 Cbd),  l’italino Giovanni Strona, del  Joint Research Centre (JRC),della Commissione europea e dell’università di Helsinki,  l’australiano Corey Bradshaw della Flinders University hanno pubblicato su Science Advances lo  studio “Coextinctions dominate future vertebrate losses from climate and land use change” nel quale modellano il modo in cui il cambiamento climatico e l’uso del suolo guideranno la perdita di biodiversità locale, indebolendo ulteriormente la resilienza dell’ecosistema.

Al JRC spiegano che «I due scienziati hanno generato centinaia di Terre virtuali con uno dei supercomputer più potenti d’Europa. Hanno popolato ciascuno con oltre 33.000 specie di vertebrati organizzate in migliaia di reti trofiche. Hanno simulato i cambiamenti futuri del clima e dell’uso del suolo per osservare le risposte delle specie a intervalli mensili tra il 2020 e il 2100. Le specie virtuali potrebbero disperdersi e adattarsi a nuove condizioni ambientali, che spesso hanno portato a invasioni biologiche. Le reti trofiche si sono adattate anche all’estinzione delle specie locali, nonché all’arrivo di specie invasive. Questo modello potente ed ecologicamente realistico ha fornito agli scienziati uno strumento unico per simulare il futuro della diversità dei vertebrati terrestri esplorando il ruolo delle interazioni ecologiche nei processi di estinzione».

Le simulazioni prevedono  «Una drammatica perdita di diversità alla fine del secolo. A seconda dello scenario del cambiamento climatico, entro il 2050 gli ecosistemi locali avranno perso in media tra il 6% e il 10,8% delle loro specie di vertebrati. Entro il 2100, questo aumenta fino a una perdita di diversità media del 13-27%».

Nello studio, Strona e Bradshaw osservano anche «Una diminuzione più rapida della diversità tra il 2020 e il 2050 rispetto a dopo. Ciò suggerisce che i prossimi decenni saranno decisivi per il futuro della biodiversità globale».

Uno dei punti di forza dello studio è la sua capacità di misurare il contributo delle interazioni ecologiche al bilancio dell’estinzione: «Il modello ha simulato il modo in cui le estinzioni “primarie” innescate direttamente dal cambiamento climatico e dell’uso del suolo hanno portato a ulteriori estinzioni – spiegano ancora al JRC – Nei casi peggiori, l’estinzione di poche specie chiave potrebbe far crollare intere comunità di vertebrati.

I risultati delle simulazioni dimostrano che questo effetto di reazione a catena può amplificare la perdita di biodiversità fino al 184%. Ciò dimostra come la mancata considerazione delle interazioni ecologiche possa portare a una grave sottovalutazione della crisi della biodiversità in corso. Quando le specie si estinguono, la loro estinzione indebolisce anche gli ecosistemi locali riducendo il numero di connessioni nelle reti alimentari tra le specie. Nello scenario peggiore, entro il 2100 in media quasi la metà delle connessioni è scomparsa nelle reti alimentari locali a causa di estinzioni. Le specie più grandi, che si trovano più in alto nella catena alimentare, sono risultate particolarmente vulnerabili agli effetti secondari delle estinzioni causate dal cambiamento climatico e dell’uso del suolo. Infatti, il modello prevede che la dimensione media e massima delle specie di vertebrati diminuirà progressivamente nelle future comunità di vertebrati».

E’ la conferma che anche piccoli ecosistemi come uno stagno sono molto complessi che la raccolta di dati dettagliati sulle interazioni tra le specie nelle reti trofiche è sempre molto impegnativa. «Ottenere dati dettagliati per l’intera biosfera va oltre le possibilità della scienza odierna – dicono i ricercatori – La modellazione offre una soluzione praticabile».

Utilizzando le informazioni disponibili sulle specie del mondo reale da molti set di dati eterogenei, gli autori dello studio  hanno distillato “l’essenza ecologica” delle specie di vertebrati e hanno così generato modelli su scala globale di comunità terrestri popolate da specie virtuali interagenti che hanno permesso agli scienziati di esplorare i meccanismi di estinzione con una scala e una risoluzione senza precedenti.

Strona e Bradshaw guardavano con speranza e preoccupazione ai possibili risultati della COP15 Cbd conclusasi a Montreal, consapevoli che «La protezione della biodiversità non riguarda solo il conteggio delle specie. La metà della produzione economica mondiale dipende dalla natura. Biodiversità sana significa persone sane, sicurezza alimentare e disponibilità di acqua. La natura è il nostro miglior alleato nell’affrontare la crisi climatica, poiché ecosistemi sani possono proteggerci da rischi come inondazioni o siccità estrema e assorbono più carbonio».

A Montreal l’Unione europea ha negoziato obiettivi e traguardi misurabili per: proteggere almeno il 30% delle terre emerse e degli oceani entro il 2030; ripristinare 3 miliardi di ettari di terra e oceano; fermare le estinzioni di specie causate dall’uomo; affrontare l’agricoltura, la silvicoltura e la pesca insostenibili; affrontare le cause della perdita di biodiversità come i pesticidi, le specie esotiche invasive e la plastica.