Gli antichi gatti domestici erano più piccoli

I gatti moderni sono più grandi del 16% di quelli dei vichinghi

[14 Dicembre 2018]

Al tempo dei vichinghi i gatti domestici erano apprezzati sia come cacciatori di topi che per la loro pelliccia che spesso gli antichi marinai norvegesi indossavano spesso e volentieri.

Lo studio “Domestic cats (Felis catus) in Denmark have increased significantly in size since the Viking Age” pubblicato sul Danish Journal of Archaeology  da Julie Bitz-Thorsen della Arctic University of Norway e da Anne Bigitte Gotfredsen dell’università di Copenhagen ha esaminato molti scheletri di antichi gatti  che hanno effettivamente permesso alle due scienziate scandinave di comprendere meglio la lunga storia delle relazioni uomo e gatto.

La scoperta più sorprendente descritta in un nuovo studio è la crescita nel tempo della taglia dei gatti domestici, cosa che è in contrasto con quello che succede nella maggior parte degli animali domestici che tendono a rimpicciolirsi man mano che va avanti la loro domesticazione, ad esempio, un cane di taglia media è circa il 25% più piccolo del suo parente selvatico, il lupo grigio. Invece la Bitz-Thorsen e la Gotfredsen hanno registrato un aumento del 16% delle dimensioni dei gatti contemporanei rispetto a quelli dell’epoca vichinga.

Le ragioni di questo forte aumento di taglia non sono chiare, ma secondo lo studio, le spiegazioni più plausibili sono una maggiore disponibilità di cibo – sotto forma di rifiuti prodotti dagli esseri umani o di cibo che gli uomini davano intenzionalmente ai gatti – e il passaggio culturale del gatto visto come animale da pelliccia e cacciatore di roditori all’attuale animale domestico tenuto al coperto, nutrito e curato.

Per valutare le differenze tra i gatti antichi e quelli odierni, la Bitz-Thorsen, allora ancora studente all’università di  Copenaghen, ha recuperato teschi, femori, tibie e ossa varie di gatto da fosse piene di ossa di cane, cavallo, mucca e resti di gatti scoperti in diversi siti archeologici in tutta la Danimarca e che risalgono alla fine dell’età del bronzo e fino al 1600, con molti esemplari trovati in delle fosse comuni di epoca vichinga, riempiti con le carcasse di sfortunati scuoiati.  «Si può dire che i gatti erano stati spellati – spiega la Bitz-Thorsen in un’intervista su Science –  Hanno dei segni di tagli o i loro collo è stato spezzato».
Per molto tempo i ricercatori hanno cercato di svelare il mistero della esatta cronologia della domesticazione dei gatti e nel 2017 lo studio “The palaeogenetics of cat dispersal in the ancient world”, pubblicato su Nature Ecology & Evolution da un team internazionale di ricercatori guidato da Claudio Ottoni, ha indicato che i gatti domestici sono il risultato di due distinte ondate  migratorie: la prima probabilmente era costituita da gatti che si sono diffusi dall’Asia sudoccidentale verso l’Europa e il Medio Oriente già nel 4.400 aC, probabilmente provenienti dalla Mezzaluna Fertile, dove gli esseri umani avrebbero “inventato” l’agricoltura, A questo lignaggio appartiene il gatto trovato sepolto accanto a un essere umano in una tomba risalente a 9500 anni fa.

La seconda ondata di colonizzazione dei gatti domestici  proveniva dal lignaggio egiziano e che già nel 1700 aC r era diffuso in tutta l’Africa e l’Eurasia, ma questa “invasione” ebbe una reale accelerazione solo tra il V e il XIII secolo, I gatti vichinghi appartenevano al lignaggio egiziano e i loro resti trovati negli scavi archeologici di un porto commerciale vichingo fanno pensare che venissero usati per tenere sotto controllo i topi  nelle navi durante i lunghi viaggi in mare o durante le scorribande dei guerrieri vichinghi.

Abigail Tucker, autrice di The Lion in the Living: How Cats Tamed Us e Took Over the World, fa notare in un’intervista ad Alice Robb di The Cut che i felini «Sono “particolarmente inadatti all’addomesticamento» e che richiedono una dieta molto varia, i gatti sono creature solitarie che non hanno gerarchie sociali, il che li rende difficili da tenere sotto controllo  per gli umani. Ma, rispetto ad animali altrettanto “scorbutici” come i tassi o le volpi, i gatti hanno un vantaggio: sono “carini” e i loro occhioni e il loro musetto ci ricordano quelli dei bambini umani e, secondo la Tucker, sono queste caratteristiche che hanno permesso ai gatti di diventare «una presenza intrigante e affascinante, piuttosto che una grossa seccatura come il procione».

Indipendentemente dal fatto che i primi felini abbiano conquistato gli agricoltori mediorientali, i raffinati egizi e i rudi vichinghi con la loro letale abilità di cacciatori o con il loro fascino che ci strega ancora oggi, la Bitz-Thorsen spiega su Science che «Nel tardo Medioevo i gatti erano diventati gli animali domestici ben curati e ben nutriti che sono rimasti fino ad oggi».

L’addomesticamento a permesso ai gatti di ridurre il dispendio di energia speso per trovare cibo, ma Ottoni, che lavora al Dipartimento di bioscienze dell’università di Oslo,  spiega sempre su Science che non è chiaro la crescita degli animali  sia stata innescata da un cambiamento nella dieta o da un cambiamento genetico: «Per rispondere a questa domanda, i ricercatori dovranno cercare il DNA del gatto antico per trovare le firme chimiche di un cambiamento di dieta».