Giornata mondiale del giaguaro, mentre l’Amazzonia sta arrivando al punto di non ritorno (VIDEO)

Restano 170.000 giaguari in 18 Paesi di America meridionale, centrale e settentrionale

[29 Novembre 2022]

Secondo il “Living Amazon Report”, presentato dal Wwf alla CIP27 Unfccc  «La continua perdita di questo bioma avrebbe ripercussioni sul sostentamento di circa 47 milioni di persone, metterebbe a repentaglio la sicurezza alimentare e renderebbe impossibile mantenere il riscaldamento del pianeta al di sotto di 1,5° C».

E, in occasione dell’International Jaguar Day/Día Internacional del Jaguar che si celebra oggi, il Wwf si unisce all’appello delle organizzazioni indigene amazzoniche che sollecitano uno sforzo globale per proteggere l’80% dell’Amazzonia e renderla ecologicamente sana.

Il giaguaro (Panthera onca) è il più grande felino delle Americhe  e una delle specie simbolo dell’Amazzonia, ma il Wwf ricorda che «Il giaguaro, ha bisogno di grandi aree di territorio per soddisfare i suoi bisogni essenziali; per questo la distruzione dell’habitat è una delle principali minacce alla sua sopravvivenza. Il giaguaro ha visto ridursi negli ultimi anni il suo areale di più del 50%. Ma questa è solo la punta dell’iceberg: a minacciare la sopravvivenza di questo straordinario felino, presente in 18 Paesi tra America centrale. meridionale e settentrionale, è anche la persecuzione diretta da parte dell’uomo. Il commercio illegale di fauna selvatica è responsabile di migliaia di esemplari uccisi ogni anno. Inoltre, con l’aumento delle predazioni di bestiame domestico da parte di giaguari affamati per la progressiva scomparsa delle loro prede, si stanno inasprendo  purtroppo i conflitti con le comunità locali».

L’International Jaguar Day rappresenta anche la voce collettiva dei paesi dell’areale del giaguaro, in collaborazione con partner nazionali e internazionali, per attirare l’attenzione sulla necessità di conservare i corridoi del giaguaro e i loro habitat come parte di sforzi più ampi per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu.

Nel marzo 2018 i rappresentanti di 14 Paesi dell’areale si sono riuniti all’Onu a New York per il  Jaguar 2030 Forum che ha approvato il  Jaguar 2030 Statement che delinea un’ampia gamma di iniziative per la conservazione del giaguaro a livello internazionale, inclusa la proposta di creare l’International Jaguar Day che già molti Paesi stanno celebrando, incluso il Brasile, che ha riconosciuto il giaguaro come simbolo della biodiversità. Una di queste iniziative è la Jaguar 2030 Roadmap che unisce i governi nazionali, le organizzazioni non governative e intergovernative, le comunità locali e il settore privato attorno a una visione condivisa per conservare i giaguari e i loro preziosi ecosistemi. La Roadmap punta a  rafforzare il Jaguar Corridor attraverso i Paesi dell’areale assicurando la realizzazione di  30 territori prioritari per i giaguari  entro il 2030, stimolando lo sviluppo sostenibile, riducendo il conflitto uomo-giaguaro nei territori dominati dall’uomo e aumentando la sicurezza e la connettività dei principali territori protetti.

Il Wwf da sempre attua campagne a livello locale o regionale per la conservazione di questa specie iconica, ma i soli 170.000 individui di giaguaro rimasti ad oggi in natura e il trend negativo della popolazione richiedono un’azione a livello internazionale. «L’unica soluzione è agire subito», avvertono gli ambientalisti.

E la salvezza del giaguaro passa per la salvaguardia dell’Amazzonia: «Un sistema naturale che come pochi altri svolge un ruolo fondamentale per il funzionamento della biosfera, consentendo la vita per come la conosciamo – evidenzia il Wwf – Un sistema che è oggi ai limiti del collasso a causa dell’uomo. 6,7 milioni di km2 che comprendono  il più grande complesso di foreste e fiumi del mondo, ospitando circa il 10% della biodiversità mondiale». Nonostante già alla COP26 Unfccc di Glasgow il Painel Cientifico para a Amazônia Science Panel for the Amazon (SPA) avesse lanciato l’allarme sul fatto che l’Amazzonia si trovava di fronte a un punto di non ritorno, dopo un anno la COP27 di Sharm el-Sheikh ha preso atto che la deforestazione dell’Amazzoni sta ancora accelerando anziché diminuire. Dato confermato dall’Instituto Nacional de Pesquisas Espaciais (INPE) che ha detto che «La deforestazione nella prima metà del 2022 è stata la più alta registrata dal 2016» e suggerendo che «Sarà il quarto anno consecutivo di livelli record di deforestazione in Brasile».

Il “Living Amazon Report” presentato alla COP27 sostiene che «Le minacce all’Amazzonia devono essere fermate attraverso misure urgenti con l’obiettivo di proteggerne l’80% entro il 2025». Basandosi sulle ultime ricerche disponibili, il Report dimostra che, «Senza un’azione immediata, la foresta amazzonica potrebbe raggiungere un punto di non ritorno, con gravi conseguenze per il sostentamento dei 47 milioni di persone che vivono nell’area (511 gruppi di popolazioni indigene), per il 10% della biodiversità del pianeta e per il cambiamento climatico. A grave rischio sarebbero anche alcune specie iconiche come il giaguaro».

Dal Report risulta che «Il 18% delle foreste amazzoniche è stato convertito ad altri usi e un ulteriore 17% è altamente degradato, principalmente a causa dell’espansione dell’agricoltura e dell’allevamento di bestiame, nonché dell’accaparramento di terre e della speculazione. La perdita di foreste è anche associata al disboscamento insostenibile e illegale, agli incendi incontrollati e alle infrastrutture mal pianificate».

Il Wwf avverte inoltre che «L’obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro 1,5°C non potrà essere raggiunto se la foresta amazzonica andrà persa. Il carbonio immagazzinato per secoli in Amazzonia verrebbe infatti rilasciato a un ritmo accelerato a causa della deforestazione, degli incendi – intensificati dal cambiamento climatico – e delle attività produttive non sostenibili».

Durante l’evento di lancio del Report alla COP27, è stato lanciato un appello globale alle principali parti interessate in diversi settori affinché si uniscano all’iniziativa per proteggere almeno l’80% dell’Amazzonia. Secondo il Wwf, «Per fare ciò sarà necessario estendere quel mosaico di aree e territori indigeni protetti che attualmente copre solo metà dell’Amazzonia, oltre ad un impegno politico consono che affronti direttamente i principali fattori di perdita dell’Amazzonia quali la deforestazione, l’estrazione mineraria illegale, la corruzione, lo sfruttamento indiscriminato di fauna e di altre risorse naturali, e le infrastrutture progettate senza considerare il loro impatto sull’ ecosistema».

Isabella Pratesi, direttrice conservazione del Wwf  Italia,  conclude: «L’Amazzonia sta iniziando a mostrare segni di avvicinamento a un punto di non ritorno: le stagioni stanno cambiando, l’acqua di superficie si sta perdendo, i fiumi sono sempre più disconnessi e inquinati e le foreste sono sottoposte a un’immensa pressione a causa della deforestazione e degli incendi. Tutto ciò potrebbe portare a cambiamenti irreversibili nel prossimo futuro, con la conseguente perdita di uno dei pilastri della stabilità planetaria in termini di clima e biodiversità, nonché di insostituibili baluardi della diversità culturale e delle conoscenze ancestrali. La perdita dell’Amazzonia modificherebbe drasticamente le caratteristiche climatiche del Sud America, incidendo sulla sicurezza alimentare dell’intera regione e intensificando gli effetti nocivi del cambiamento climatico, che in ultima analisi si ripercuoterebbero sull’intero pianeta. L’obiettivo comune di contenere il riscaldamento della Terra entro 1,5°C rispetto al periodo pre-industriale non potrà essere raggiunto se questo bioma viene perso, data l’immensa quantità di CO2 che immagazzina. Il raggiungimento dell’obiettivo di proteggere l’80% dell’Amazzonia entro il 2025 fa parte di uno sforzo globale per assicurare un’Amazzonia ecologicamente sana. E’ necessaria un’azione urgente per evitare ripercussioni globali e per garantire che questa regione possa continuare a regolare il clima del pianeta e a fornire benefici ambientali e culturali al mondo intero».

Videogallery

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