Gamberi e carpe, come le specie invasive possono portare al collasso l’ecosistema lacustre

Alcune specie aliene possono portare rapidamente i laghi a un punto di non ritorno

[7 Ottobre 2021]

Secondo lo studio “Global impacts of invasive species on the tipping points of shallow lakes”, pubblicato su Global Change Biology  da  Sam Reynolds e David Aldridge del Department of Zoology dell’università di Cambridge. «Alcune specie invasive e non autoctone possono distruggere i laghi fino al punto di un rapido collasso dell’ecosistema, contaminando l’acqua potabile, l’acquacoltura e le attività ricreative».

All’università di Cambridge ricordano che «L’attività umana e il cambiamento climatico stanno causando la rapida diffusione di specie non autoctone invasive in tutto il mondo. I ricercatori hanno scoperto che alcune specie invasive possono spingere gli ecosistemi lacustri oltre il “punto di non ritorno”, causando un improvviso passaggio da condizioni sane a condizioni degradate che è difficile da invertire».

Reynolds e Aldridge hanno scoperto che «Pesci invasivi come la carpa argentata asiatica (Hypophthalmichthys molitrix) e crostacei come il gambero americano (Pacifastacus leniusculus) riducono significativamente l’abbondanza di altri importanti organismi nei laghi e degradano la qualità dell’acqua». I risultati dello studio forniscono anche indicazioni sui modi migliori per gestire i corpi idrici.

Lo studio, finanziato dal Biotechnology and Biological Sciences Research Council britannico, sottolinea che «I laghi poco profondi esistono naturalmente in uno dei due stati stabili alternativi: o sani – con acqua limpida con un’abbondanza di vegetazione, o degradati – con acqua torbida dominata da alghe. Quando un lago si trova in quest’ultimo stato, le alghe consumano tutti i nutrienti nell’acqua e bloccano la luce solare, impedendo la crescita della vegetazione acquatica che aiuterebbe il ripristino dell’ecosistema. Gli ecosistemi di acqua dolce deteriorati e dominati dalle alghe minacciano anche la salute e la sicurezza idrica delle popolazioni umane. Le fioriture di cianobatteri, note come “alghe blu-verdi”, possono produrre tossine che contaminano le reti alimentari e avvelenano le riserve idriche».

Reynolds fa notare che «Le fioriture algali rappresentano una delle minacce più significative alla sicurezza delle acque dolci superficiali della Terra. Annullare semplicemente le circostanze che hanno innescato un punto di non ritorno non ripristinerà l’ecosistema: la strada per il recupero è lenta e ripida».

Tuttavia, sebbene le specie invasive siano riconosciute come una minaccia significativa per la biodiversità globale, il loro impatto sui servizi ecosistemici potrebbe non essere uniformemente negativo. È stato scoperto che i molluschi invasivi, tra cui la cozza zebra (Dreissena polymorpha), hanno una risposta biologica e ambientale opposta: «Ritardano il collasso dell’ecosistema e potenzialmente aiutano il recupero degli ecosistemi lacustri degradati».

Aldridge  dice che «I gestori dei bacini idrici di acqua potabile, ad esempio, potrebbero essere in grado di evitare il costo della gestione delle fioriture di alghe nocive, rimuovendo i gamberi invasivi ma consentendo alle cozze zebra non autoctone stabilite di rimanere e agire come filtri biologici. Il rilevamento precoce e i piani di risposta rapida dovrebbero sempre essere la nostra prima linea di attacco. Ma in situazioni in cui gli invasori si sono già stabiliti e non possono più essere eradicati, potrebbe essere opportuno accogliere i loro effetti positivi».

I ricercatori si sono concentrati sugli ecosistemi dei laghi poco profondi, ma sono convinti che «La loro struttura potrebbe essere applicata ad altri ecosistemi critici che sperimentano punti di non ritorno catastrofici, come le barriere coralline, le foreste di alghe e gli arbusti desertici».