Foreste e suolo: i serbatoi di carbonio sono sotto pressione

Le foreste, sia sopra che sotto il terreno, sono un elemento chiave nelle strategie di mitigazione del cambiamento climatico.

[25 Luglio 2023]

Il Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) ricorda che  «Le foreste svolgono un ruolo cruciale come serbatoi naturali di carbonio, contribuendo attivamente agli sforzi per contrastare il cambiamento climatico. Tuttavia, questi ecosistemi di inestimabile valore si trovano ad affrontare pressioni sempre crescenti, tra cui una maggiore richiesta di produzione e gli effetti sempre crescenti delle perturbazioni naturali indotte dal cambiamento climatico. Il ruolo cruciale delle foreste nella mitigazione del cambiamento climatico è sottolineato anche dall’Accordo di Parigi, ed è riconosciuto dall’Unione Europea come un passo fondamentale per raggiungere i suoi obiettivi climatici.

La Forest Strategy 2030 dell’Unioene europea è un approccio completo che punta  ad aumentare la quantità e la qualità dei serbatoi naturali di carbonio in tutta Europa, attraverso programmi di rimboschimento e la prevenzione della deforestazione. Inoltre, l’Ue  ha implementato una nuova regolamentazione per l’uso del suolo (LULUCF) che mira a potenziare il serbatoio di carbonio delle foreste di circa 42 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti entro il 2030 rispetto al periodo 2016-2018. LULUCF svolge un ruolo chiave in questo sforzo, introducendo obiettivi e imponendo requisiti di monitoraggio avanzati per tutti gli Stati membri dell’Ue.

Ma il Cmcc sottolinea che «E’ importante riconoscere che il serbatoio di carbonio delle foreste ha i suoi limiti e non può essere espanso all’infinito, né può sostituire completamente la riduzione delle emissioni in altri settori».

Lucia Perugini della divisione Impacts on Agriculture, Forests and Ecosystem Services (IAFES) del Cmcc. Evidenzia che «Si tratta certamente di una sfida impegnativa. Le foreste in Europa stanno invecchiando e subiscono molta pressione dalle perturbazioni naturali. Se guardiamo alle proiezioni, il serbatoio delle foreste è stabile o in diminuzione».

In un’intervista a FLUXES, l’European Greenhouse Gas Bulletin di ICOS,, la Perugini dice che «Aumentare il serbatoio delle foreste è necessario per compensare le emissioni difficili da ridurre, come quelle dell’agricoltura. Per incentivare i proprietari di foreste ad aumentare i loro serbatoi di carbonio, l’Ue sta sviluppando una regolamentazione per la certificazione della rimozione del carbonio. L’agricoltura rappresenta circa l’11% delle emissioni di gas serra nell’Unione Europea. Questo valore è significativo a causa di due importanti emissioni, quelle di ossido di diazoto e di metano, che sono potenti gas serra. Le pratiche agricole che affrontano queste emissioni vengono definite carbon farming e includono un focus sul ruolo dei suoli, cruciali per l’implementazione di soluzioni climatiche basate sulla natura. La recente regolamentazione dell’UE sulla Carbon Removal Certification definisce il carbon farming come il processo di immagazzinamento del carbonio nel suolo e nella vegetazione, inclusi arbusti o alberi, al fine di mitigare il cambiamento climatico».

In un’altra intervista a FLUXES, incentrata sul carbon farming. la Perugini spiega ancora: «La nuova regolamentazione LULUCF mette pressione per aumentare i serbatoi di carbonio legati al territorio, quindi la Commissione Ue propone la certificazione come sistema di incentivi per i gestori del territorio. E’ necessario istituire un sistema trasparente e standardizzato per far funzionare la regolamentazione sulla Certificazione della Rimozione del Carbonio». La regolamentazione stabilisce che le rimozioni di carbonio devono basarsi su misurazioni ed essere quantificate, ma le metodologie sono ancora in fase di sviluppo.

L’Integrated Carbon Observation System (ICOS) è un’infrastruttura di ricerca sui gas serra a livello europeo che produce dati standardizzati sulle concentrazioni di gas serra nell’atmosfera e sui flussi di carbonio tra l’atmosfera, la terra e gli oceani. Queste informazioni vengono utilizzate dagli scienziati e dai decisori per prevedere e mitigare il cambiamento climatico. I dati ICOS, aperti e di alta qualità, si basano sulle misurazioni di oltre 168 stazioni distribuite in 16 paesi europei.Per la Perugini, «ICOS ha un grande potenziale in questo ambito: può aiutarci a capire gli effetti di diversi sistemi di gestione e pratiche in diverse condizioni. Ad esempio, quanto i cover crops influenzano il serbatoio di carbonio o qual è l’entità di possibili effetti collaterali. ICOS potrebbe anche sviluppare una base di riferimento per determinati tipi di suolo o serbatoi forestali. Quando i serbatoi sono certificati, sono sottoposti a un processo di verifica per controllare che i risultati rientrino in range accettabili. ICOS potrebbe fornire informazioni di verifica esterne».

La ricercatrice italiana conclude: «ICOS potrebbe partecipare alla creazione di una repository di fattori di emissione sui cambiamenti nelle pratiche agricole, per fornire dati agli agricoltori utili per le loro decisioni. E certamente ICOS può aiutare molto a capire le variazioni annuali e stagionali causate dal clima sulla dinamica del carbonio del suolo. Anche se l’agricoltore facesse tutto correttamente per cinque anni, se poi arriva un anno molto secco che distrugge i raccolti e i valori del carbonio, cosa succede allora? La permanenza del maggiore stock di carbonio nel suolo è una delle questioni chiave, poiché è molto incerta. Dipende molto dalla variabilità del clima e dalle future azioni dei gestori del territorio».