European green deal, la laguna di Venezia tra le zone umide da ripristinare
Al via il progetto europeo Walterlands: 23 milioni di euro, 32 partner, 14 Paesi. Attesi benefici per l’ambiente e le comunità locali. Coinvolte università Ca’ Foscari e We are here Venice
[9 Novembre 2021]
Le zone umide sono caratterizzate da diversi tipi di habitat inclusi estuari, paludi, torbiere e sono dimora del 40% delle specie viventi. Catturano anidride carbonica, rimuovono inquinanti, proteggono da inondazioni. L’Europa ha già perso il 90% di queste aree di transizione tra la terra e l’acqua, con conseguente perdita di biodiversità, acqua, cibo, devastanti alluvioni e incendi, subsidenza ed erosione costiera. In tutta Europa la pressione delle attività umane ha compromesso le zone umide, Venezia e la sua Laguna sono un luogo emblematico di questa ricchezza e fragilità. A dimostrare l’importanza del ripristino di questo tipo di ecosistema anche nel nostro Paese, grazie all’università Ca’ Foscari Venezia e alla ONG We are here Venice, una porzione di barena tra gli oltre 55 mila ettari della laguna di Venezia sarà ripristinata da Waterlands, uno dei primi progetti finanziati nell’ambito dell’European Green Deal con l’obiettivo di invertire la tendenza alla scomparsa delle zone umide, portando benefici all’ambiente e alle comunità locali.
Ca’ Foscari e We are here Venice spiegano che «Superata una competitiva selezione nell’ambito del programma Horizon 2020, il progetto è stato interamente finanziato dalla Commissione europea con oltre 23 milioni di euro. Conta 32 partner da 14 Paesi e durerà 5 anni, un periodo più lungo della maggior parte dei progetti europei proprio per garantire il consolidamento delle capacità locali ad adottare tutte le buone pratiche che emergeranno dal progetto. Con questi fondi si svilupperanno soluzioni che potranno essere applicate in aree diverse e più ampie a partire dai 6 siti europei selezionati, tra cui Venezia».
Il progetto partirà a dicembre 2021 e sarà coordinato dall’University College di Dublino. Ne fanno parte 32 organizzazioni di ricerca, industria, istituzioni e non-profit di 13 Paesi Ue e il Regno Unito. Il coordinatore del progetto, Craig Bullock, ricercatore dell’University College Dublin, evidenzia che «Tentativi precedenti di recuperare zone umide sono stati spesso troppo localizzati o troppo frammentati per fare realmente la differenza nel ristabilire ecosistemi e specie. Con Walterlands l’ambizione è di creare assieme un modo più efficace per questo recupero che comprenda aspetti ecologici, sociali, gestionali e finanziari, per connettere habitat e comunità in tutta Europa, assicurando ad entrambi benessere per molte generazioni a venire».
La laguna di Venezia è la più grande zona umida costiera d’Italia costituta per l’8% di isole, il 12% di barene, il 13% di velme e il 67% di acqua e ospita una gamma unica di biotipi, barene, canneti, prati di fanerogame, distese fangose. A Ca’ Foscari ricordano che però «L’integrità dell’ecosistema è a rischio considerando la perdita drammatica delle barene, l’erosione in atto, i limitati apporti di sedimenti nuovi e al contempo la loro esportazione in mare. Tali fenomeni sono esacerbati dall’urbanizzazione e l’erosione dovuta alla navigazione e al traffico d’acqua locale e al dragaggio dei canali. Waterlands intende dunque portare attenzione alla qualità dell’ecosistema lagunare, coinvolgendo tutta la comunità locale nonché attori istituzionali ed economici, per meglio rappresentare e spiegare i vantaggi economici e sociali ad esso associati, oltre a quelli ambientali. Si lavorerà per accelerare e migliorare la rigenerazione di tutta la laguna, ottimizzando il processo di colonizzazione da parte di specie tipiche delle barene, per massimizzare prestazioni ecologiche specialmente in termini di sequestro del carbonio, purificazione dell’acqua, e ripristino della biodiversità».
Oltre al lavoro sul campo, a Venezia come in ogni sito di progetto, sono previste attività con le comunità e i portatori di interesse. Degli aspetti economici, dei valori anche intangibili, di analisi costi-benefici e costi-efficacia si occuperà il Dipartimento di economia di Ca’ Foscari e Carlo Giupponi, responsabile del team cafoscarino in Waterlands e docente di economia ambientale, spiega: «Analizzeremo il valore in termini di reddito e lavoro delle attività esistenti in ciascun sito. Inoltre, lavoreremo sulle misure finanziarie legate alle soluzioni di recupero che saranno individuate.
La perdita di biodiversità è un rischio con risvolti economico-finanziari. Investire in modo innovativo sul recupero di queste aree cruciali, infatti, potrebbe portare benefici. Ad esplorare questo ambito saranno gli esperti cafoscarini di finanza sostenibile coordinati da Monica Billio e all’università veneziana sono convinti che «Investire in biodiversità potrebbe rivelarsi un’opzione interessante per investitori pubblici e privati, a beneficio delle comunità locali. Il progetto rientra quindi nell’ambito delle attività di ricerca e didattica di Ca’ Foscari dedicate al tema emergente della finanza sostenibile.
We are here Venice si occuperà di tutto quello che riguarda la parte ecologica della ricerca scientifica legata al progetto. La missione della ONG co-fondata e diretta dalla scienziata ambientale Jane Da Mosto si basa sulla comprensione della città e della laguna come elementi inseparabili all’interno di un unico sistema, con particolare attenzione all’interazione tra l’ambiente naturale e l’intervento umano. La responsabile scientifica di We are here Venice per il progetto sarà Camilla Bertolini, già impegnata in laguna come ricercatrice Marie Curie di Ca’ Foscari per il ripristino di ostriche native. Per WahV ha condotto revisioni delle conoscenze locali e internazionali sul ripristino delle zone intertidali e ha creato un modello matematico sull’accrescimento della vegetazione, per testare le strategie ottimali di ripristino (per esempio densità di trapianto) nel contesto delle compensazioni di carbonio.
Per Waterlands, Eleonora Sovrani, art director di WahV, curerà il coinvolgimento della comunità, con particolare attenzione all’ambito artistico, in cui si collocherà un programma di residenze d’artista legate al progetto.
La da Mosto conclude: «Questi temi sono inscindibili dalla missione di WahV e abbiamo un’ottima base conoscitiva del territorio da cui partire e potremo inoltre continuare il lavoro anche dopo il termine del progetto europeo. Gli altri partners del progetto rappresentano una straordinaria occasione per creare un network di eccellenze del campo, a partire dall’Università Ca’ Foscari con cui siamo davvero felici di collaborare».