Emergenza cinghiali, Elbaconsapevole ai cacciatori: un’eradicazione non è un gioco al massacro casuale

I cacciatori vogliono sparare dentro il Parco Nazionale. Un esperimento già clamorosamente fallito e bocciato dal TAR

[17 Settembre 2020]

Dopo l’appello di 7 associazioni elbane – Archeologia Diffusa, Elba Consapevole, Elba Taste, Italia Nostra Arcipelago Toscano, Legambiente Arcipelago Toscano, Associazione Pedalta, World Biodiversity Association – ai candidati alle elezioni regionali a «Impegnarsi per una fortissima riduzione degli ungulati in tempi brevi, per poi arrivare all’eradicazione. Sostenere e promuovere in Regione progetti che concretamente possano andare nella direzione del restauro dell’ambiente naturale e della piccola agricoltura naturale», i cacciatori presi di mira hanno risposto dicendo che loro fanno parte della soluzione e che per risolvere la questione cinghiali dovrebbe essere consentito loro di cacciare dentro il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.  Quindi la ricetta dei cacciatori è quella di riproporre la illegale caccia in braccata all’interno di un Parco Nazionale, già bocciata dal TAR, che quando venne furbescamente attuata si rivelò un inefficace disastro. I cacciatori, fino alla sentenza, cacciavano solo dentro il Parco e non fuori e non rispettavano le quote di abbattimenti concordate, fermandosi quando ritenevano di non intaccare la popolazione di cinghiali dentro e fuori parco. Legambiente e Wwf, che presentarono il ricorso accolto da TAR,  allora la definirono  una vera e propria presa in giro attuata dagli stessi cacciatori.

Alle istanze venatorie, che sembrano aver trovato orecchie sensibili anche nella candidata presidente del centro-destra Ceccardi e nei candidati di Lega e Fratelli d’Italia elbani, hanno poco o nulla a che vedere con le prossime elezioni ragionali, visto che la regione non può normare la caccia all’interno di un Parco Nazionale, dove è semplicemente vietata. Come ben sanno gli stessi cacciatori che, con un’efficace operazzione di lobbyng erano riusciti a strappare alla giunta regionale uscente – che visto come stanno le cose sembra essere stata sedotta ed elettoralmente abbandonata – la dichiarazione dell’Elba non compresa nei confini del Parco come Area vocata per il cinghiale.

Sulla questione oggi interviene nuovamente Elbaconsapevole. Ecco cosa scrive:

In questi giorni l’argomento cinghiali e mufloni è stato il dibattito principale sull’isola, a causa della devastazione generata dalle due specie introdotte in un habitat non loro, per altro selezionando ungulati provenienti dall’estero e con caratteristiche spiccatamente più adatte per chi caccia, in quanto più riproduttive e di dimensioni più generose.

Oggi leggiamo che gli stessi cacciatori si offrono per ripristinare il problema da loro generato, ma un’eradicazione non è un gioco al massacro casuale, bensì un’operazione seguita, monitorata, fatta di catture con diverse metodologie quindi, dietro all’azione ci devono essere persone preparate per questa mansione e non persone qualsiasi che fino all’altro giorno liberavano i cinghiali per garantirsi il divertimento di cacciarli.

La proposta delle associazioni venatorie è chiara: ci pensiamo noi, lasciateci fare le braccate nel parco, peccato che oltre ad essere illegale, quando è stato fatto si è rivelato del tutto inefficace.

Questo conflitto d’interesse ha portato a chi lo ha appoggiato una manciata di voti, mentre agli agricoltori elbani la situazione disperata in cui ci troviamo oggi. Sono già state tentate le strade dei selettori e della caccia di selezione, senza sortire nessun risultato positivo, anzi un effetto contrario, in quanto una specie, se mantenuta in condizioni ideali e “sfoltita” con caccia di selezione, finisce per riprodursi più velocemente e agevolmente in quanto ha più facilità a reperire le risorse vitali senza essere competitrice di se stessa.

Le chiacchiere fatte finora senza troppi fondamenti scientifici devono rimanere tali, la questione deve essere messa in mano a biologi, scienziati ambientali, scienziati naturali ecc. che progettino un’eradicazione mirata resa possibile dal territorio insulare.

Ancora non è troppo tardi per cominciare una rinaturalizzazione dell’isola che passa anche da operazioni sgradevoli come questa, ma resesi necessarie per il mantenimento di una biodiversità unica come quella della nostra isola.

Dave Fabbri, Associazione Elbaconsapevole