Economia della fauna selvatica: leadership africana per la conservazione della biodiversità

Al via l’African Wildlife Economy Initiative di Unione Africana e Unep

[24 Giugno 2019]

Capi di Stato, imprenditori turistici, tecnici e rappresentanti della comunità stanno partecipando all’Africa Wildlife Economy Summit, che si conclude domani alle Cascate Vittoria, nella Kavango Zambezi Transfrontier Area Conservation nello Zimbabwe, con l’obiettivo di «Cambiare radicalmente il modo in cui è gestita – l’economia del continente basata sulla natura».

Il summit, organizzato L’United Nations environment programme (Unep)  e dall’Unione africana (UA) e ospitato dal presidente dello Zimbabwe Emmerson Mnangagwa, ha preso il via proprio mentre dal vicino Botswana arrivava la notizia dell’avvelenamento di massa di 537 avvoltoio e di altre decine di esemplari avvelenati  in Zambia e Kenya, una strage che rende ancora più urgente l’avvio dell’African Wildlife Economy Initiative; una nuova visione della conservazione a leadership africana che tenterà di mettere insieme imprese private, autorità nazionali e comunità locali «per progettare e finanziare investimenti compatibili con la conservazione che forniscano benefici economici ed ecologici sostenibili a Paesi, persone e ambiente».

L’African Wildlife Economy Initiative parte da una convinzione: «L’Africa è il futuro motore di crescita economica globale. Ma questa crescita deve affrontare delle sfide, in particolare il degrado della natura e il conflitto tra la gente e la natura. La perdita della natura non è solo una crisi di conservazione. E’ anche una crisi umana. Se gestiti correttamente, gli habitat e la fauna selvatica sono risorse essenziali che contribuiscono alla salute economica e sociale delle comunità, delle nazioni e del pianeta. Al contrario, la perdita di habitat creata dalle economie in crescita e dall’aumento della popolazione ha effetti devastanti sul benessere umano e sulle economie. Questa iniziativa è stata creata per affrontare questo squilibrio».

Al summit in corso nello Zimbabwe, che gode del sostegno di Space for Giants, Wwf, Undp e ‘Unione Europea, sono presenti almeno 12 delegazioni ministeriali africane, comprese quelle di Paesi come Angola, Zimbabwe, Botswana, Gambia, Zambia, Ciad e Sud Sudan dove l’impatto delle attività antropiche sulla fauna selvatica è molto forte, oltre a investitori del settore privato del turismo e della conservazione, rappresentanti di comunità, scienziati della conservazione e responsabili politici. In tutto sono presenti delegazioni di almeno 30 Paesi.

L’African Wildlife Economy Initiative è stata fortemente voluta del presidente del Rwand,a Paul Kagame  durante il suo mandato di presidente dell’Unione africana, e lo stesso Kagame ha parlato ai leader dell’UA dell’importanza della conservazione della natura per un futuro prospero dell’Africa: «Gli africani devono prendere l’iniziativa, in collaborazione con organizzazioni globali che la pensano allo stesso modo, nell’agenda della conservazione nel nostro continente, perché questo riguarda direttamente tutti noi. Essere leader della conservazione ci consentirà di ottenere il massimo dalle risorse del nostro continente, di contribuire a una migliore gestione dei nostri settori dell’agricoltura e del turismo e di sostenere gli sforzi per mitigare i cambiamenti climatici».

All’Unep spiegano che «I businesses costruiti sui paesaggi naturali e la fauna selvatica africani – tra cui, tra gli altri, il turismo, la raccolta di piante e i prodotti naturali per alimenti, cosmetici o medicinali, i wildlife credit scheme per pagamenti diretti per la conservazione, o tasse, imposte e dazi legati all’uso della natura – danno lavoro a milioni di persone e guadagni per miliardi di dollari di entrate. Oltre ai vantaggi commerciali, gli habitat protetti portano benefit ambientali locali, regionali e globali».

Dopo quello il summit di lancio dell’African Wildlife Economy Initiative nello Zimbabwe, si terra un summit di approfondimento in Rwanda per discutere cosa dovranno concretamente fare le comunità per la conservazione e il documento parla di «Sostenibilità legata alla valorizzazione della fauna selvatica e della biodiversità che forniscono soluzioni per ridurre la povertà e fornire posti di lavoro nelle comunità rurali che devono essere ampliate, e le persone hanno il potere di essere partner significativi ed efficaci per opportunità economiche crescenti e misurabili. Un’opportunità chiave per fare della fauna selvatica un’opzione di utilizzo del suolo legittima ed efficace in Africa è il turismo. Questa iniziativa contribuirà a rendere la conservazione redditizia e sostenibile sbloccando finanziamenti e partnership e consentendo agli investitori responsabili di contribuire a costruire un’economia basata sulla natura».

Unep e UA sono convinti che «Acquisendo investimenti che consentano la conservazione, i governi possono generare opportunità per creare posti di lavoro, ricchezza nazionale e proteggere la fauna selvatica in futuro. Per attirare questo investimento è necessario disporre del giusto ambiente operativo e gli esperti lavoreranno con i governi su come attuarlo».
Un documento di lavoro presentato al summit da Space for Giants, un’iniziativa sostenuta da Unep e  World Conservation Monitoring Center, dimostra che «La spesa dei consumatori per turismo, ospitalità e ricreazione in Africa, stimata in 124 miliardi di dollari nel 2015, raggiungerà i 262 miliardi di dollari entro il 2030. Ma anche se le economie sviluppatesi sulla fauna selvatica vogliono continuano a crescere, devono tenere conto della sostenibilità economica, sociale ed ecologica. La chiave della sostenibilità sociale è garantire che le comunità locali siano co-investitori nell’economia basata sulla natura. Le persone che vivono con la natura devono essere al centro delle transazioni, e le comunità devono essere trattate come partner uguali, con le loro aspirazioni di conservazione e di sviluppo valutate allo stesso modo degli importanti interventi per la conservazione delle specie».

La vicedirettrice esecutiva dell’Unep, Joyce Msuya, ha evidenziato che «Per salvare la fauna selvatica e preservare i mezzi di sostentamento, dobbiamo garantire che le aree selvagge rimangano un’opzione di utilizzo del suolo legittima e competitiva. Dobbiamo creare una nuova ed efficace economia della fauna selvatica».

Josefa Correia Sacko, commissaria UA per l’economia rurale e l’agricoltura, ha concluso: «L’Africa ha compiuto notevoli progressi nella protezione degli spazi naturali e nella conservazione della fauna selvatica e degli ecosistemi. E’ giunto il momento di dare impulso alle economie attraverso partenariati pubblico-privati guidati dall’Africa che pongano le comunità al centro degli investimenti, tenendo conto della necessità di continuare il percorso di conservazione».