Ecco perché i giovani squali bianchi mordono gli esseri umani

Confermato che la loro vista fa scambiare i surfisti e i nuotatori per foche e leoni marini

[2 Novembre 2021]

Lo studio “A shark’s eye view: testing the ‘mistaken identity theory’ behind shark bites on humans”, pubblicato su Journal of The Royal Society Interface da un team internazionale di ricercatori guidato dalla biologa australiana Laura Ryan del  Neurobiology Lab della Macquarie University, è la prima ricerca al mondo che testa un modello simulato di “visione da squalo” sui modelli di nuoto di esseri umani, foche e leoni marini e conferma le teorie secondo le quali quando i grandi squali bianchi mordono gli esseri umani, potrebbe essere un caso di scambio di identità.

La Ryan  ricorda che «I surfisti sono il gruppo a più alto rischio per i morsi di squalo fatali, specialmente da parte di giovani squali bianchi».

I grandi squali bianchi, insieme agli squali toro e tigre, rappresentano di gran lunga il maggior numero di morsi inferti agli esseri umani e la Ryan  sottolinea che «Abbiamo scoperto che surfisti, nuotatori e pinnipedi (foche e leoni marini) sulla superficie dell’oceano hanno lo stesso aspetto per uno squalo bianco che guarda dal basso verso l’alto, perché questi squali non possono vedere i dettagli o i colori».

La scienziata australiana, che resta un’appassionata surfista nonostante il suo approfondito studio sui morsi diegli squali, è convinta che «Questo studio aiuterà gli scienziati a capire meglio perché alcuni squali mordono gli umani».

Intanto, gli scienziati del Neurobiology Lab stanno lavorando alla realizzazione di dispositivi basati sulla visione non invasivi per proteggere potenzialmente surfisti e nuotatori dai morsi di squalo.

La Ryan evidenzia che «L’ultimo studio è stato un test pratico basato su anni di lavoro del team per capire, esplorando la neuroscienza dei sistemi visivi degli squali bianchi, come vedono gli squali».

Utilizzando telecamere fisse e mobili puntate verso la superficie dell’acqua in un grande acquario allo zoo di Taronga, il team ha confrontato video subacquei di galleggianti rettangolari, foche e leoni marini che nuotano, esseri umani che nuotano o che remano su tavole da surf di varie dimensioni e la Ryan spiega: «Abbiamo collegato una GoPro a uno scooter subacqueo e l’abbiamo impostato per viaggiare a una velocità di crociera tipica per gli squali predatori». Poi, al Macquarie’s Neurobiology Lab, il team ha attinto a numerosi dati neuroscientifici sugli squali per applicare filtri alle riprese video e quindi creare programmi di modellazione per simulare il modo in cui un giovane squalo bianco elaborerebbe i movimenti e le forme di oggetti diversi. La Ryan ammette: «Non mi rendevo conto che essere uno scienziato avrebbe comportato così tanta codificazione». Ma i risultati sono stati illuminanti: «Per un giovane squalo bianco, quando gli esseri umani nuotano e pagaiano sulle tavole da surf, hanno una forte somiglianza con le foche e i leoni marini».

E’ emerso anche che le tavole da surf più piccole erano più difficili da distinguere dai pinnipedi, quindi, per gli squali bianchi che in genere prendono di mira cuccioli più piccoli e giovani pinnipedi, potrebbero rappresentare una preda più allettante rispetto ai longboard o persino alle tavole da paddle stand-up.

Alla Macquarie University ricordano che «La maggior parte degli squali è probabilmente completamente daltonica e il principale indizio visivo per gli squali bianchi è la forma della silhouette, quindi è improbabile che i colori su tavole e mute cambino le impressioni degli squali sugli umani galleggianti». Tuttavia, i ricercatori ora stanno esplorando altri modi per cambiare il modo in cui gli squali percepiscono diverse sagome, incluso l’uso intelligente di luci a LED.

Sebbene il rischio di morire per un morso di squalo sia molto basso, l’Australia resta il posto più mortale al mondo per attacchi di squali più mortale al mondo con 6  casi su 10 di morti provocate da squali nel 2020 e la Ryan fa notare che «Gli episodi di squali che mordono gli umani  sono aumentati negli ultimi 20 anni e i surfisti possono correre un rischio maggiore perché trascorrono molto più tempo nell’oceano rispetto ai nuotatori, spesso in acque più profonde. Gli squali usano una serie di segnali sensoriali per distinguere tra oggetti diversi e concentrarsi sul loro cibo e questi differiscono in  sensibilità tra le specie di squali. Gli squali bianchi sono fortemente visivi e i giovani sono più pericolosi per l’uomo rispetto agli squali bianchi più grandi che hanno una visione migliore».

L’autore senior dello studio, Nathan Hart, direttore del  Neurobiology Lab della Macquarie University, aggiunge che «Gli squali bianchi devono imparare cosa mangiare e, man mano che crescono, la loro dieta cambia. Quando gli squali bianchi raggiungono circa 2,5 metri di lunghezza, le loro mascelle iniziano a indurirsi in modo che possano affrontare prede più grandi come le foche. Devono sviluppare un’immagine di ricerca per queste prede e combinarla con altre informazioni sensoriali; è un processo di apprendimento che potrebbe essere soggetto a errori» etra questi errori ci sono anche nuotatori e surfisti che, fortunatamente, non sembrano avere iun buon sapore per gli squali bianchi.

La Ryan conclude: «Mentre gli squali possono essere pericolosi, sono anche in pericolo; e la nostra paura degli squali, nonostante la bassa probabilità di essere morsi, ha portato a metodi di prevenzione come reti e drumlines per squali che minacciano ulteriormente la vita marina. Capire perché si verificano i morsi di squalo può aiutarci a trovare modi per prevenirli, mantenendo più al sicuro sia gli esseri umani che gli squali».