Ecco lo Spinosaurus, il dinosauro acquatico che riscrive la storia dell’evoluzione (VIDEO e FOTOGALLERY)

Uno studio a forte partecipazione italiana che rivela nuovi aspetti dell'ecologia dei dinosauri

[30 Aprile 2020]

Per molto tempo gli scienziati non credevano assolutamente che i dinosauri potessero vivere in habitat acquatici. Ma il nuovo studio“Tail-propelled aquatic locomotion in a theropod dinosaur”, pubblicato su Nature da un team internazionale di 16 ricercatori, «ha scoperto prove inequivocabili che lo Spinosaurus aegyptiacus – il più lungo dinosauro predatore conosciuto – era un animale acquatico e usava la coda come mezzo propulsivo durante il nuoto per cacciare le prede in un vasto sistema fluviale. È la prima volta che si riscontra un adattamento simile in un dinosauro».

Come spiegano all’università Statale di Miliano, che ha partecipato allo studio, «La scoperta si basa su un’indagine multidisciplinare sull’unico scheletro di Spinosaurus esistente al mondo, rinvenuto nella regione di Kem Kem nel Sahara marocchino. Lo scheletro è a oggi il più completo per un dinosauro predatore cretaceo dell’Africa continentale».

Il team guidato da Nizar Ibrahim, paleontologo della National Geographic Explorer e dell’Università di Detroit Mercy e del quale facevano parte i ricercatori italiani Simone Maganuco. Cristiano Dal Sasso, Matteo Fabbri, Marco Auditore, Diego Mattarelli e Davide Bonadonna del Museo di Storia Naturale di Milano e Gabriele Bindellini dell’università Statale di Milano, è tornato nel sito dove nel 2008 erano state scoperte per la prima volta parti di uno scheletro di Spinosaurus.  Alla Statale ricordano che «In uno studio precedente, lo Spinosaurus era stato identificato come un dinosauro ittiofago con adattamenti alla vita anfibia, Ipotesi supportata dal rinvenimento di arti posteriori relativamente corti, piedi larghi, tessuto osseo denso e mascelle allungate costellate da numerosi denti conici. Tuttavia, l’ipotesi che potesse essere un vero dinosauro acquatico era molto contestata, in gran parte perché lo scheletro parziale forniva scarse prove circa la struttura propulsiva necessaria alla locomozione di un dinosauro gigante in acqua».

Tra il 2015 e il 2019 il team di Ibrahim ha recuperato molti altri fossili dello scheletro, tra i quali una coda straordinariamente completa (con l’80% delle ossa originali), simile a una pinna, in grado di fare ampi e potenti movimenti laterali e dotata di spine estremamente lunghe. Una coda che misurava quasi 5 metri di lunghezza.

Bindinelli, giovane dottorando del dipartimento di scienze della Terra dell’università Statale di Milano, racconta che «Quando fai una scoperta del genere l’emozione si fa sentire. Nessuno di noi si aspettava di trovare la coda di questo animale quasi per intero e con una forma simile! Questa scoperta conferma quanto incredibile sia lo Spinosauro: un dinosauro perfettamente in grado di vivere e cacciare in un ambiente acquatico, con una grande vela sul dorso e una coda alta e piatta come un lungo nastro».

Dopo aver preparato tutti i fossili dello Spinosauro, il team ha «utilizzato la fotogrammetria per acquisire digitalmente l’anatomia degli elementi ossei della coda rinvenuti durante lo scavo, e produrre un modello 3-dimensionale accurato dell’animale. Questo metodo ha permesso inoltre lo studio dei reperti e la loro riproduzione a distanza con una stampante 3D».

Poi, per valutare quantitativamente le prestazioni della coda, un team di ricercatori di Harvard ne ha realizzato un modello flessibile e lo ha agganciato a un sistema robotico che imita i movimenti del nuoto. Le prestazioni natatorie della coda dello Spinosaurus sono poi state confrontate con modelli di coda di altri animali, fra cui altri dinosauri, coccodrilli e tritoni. I risultati sono pienamente coerenti con l’idea di un vero “mostro fluviale” che viveva in acqua servendosi della coda come mezzo di propulsione.

Secondo Ibrahim, «La scoperta confuta definitivamente l’idea che i dinosauri non-aviani non abbiano mai invaso l’ambiente acquatico. Questo dinosauro inseguiva le prede nella colonna d’acqua, non si limitava soltanto ad aspettare il passaggio dei pesci in acque poco profonde. Probabilmente passava molto del suo tempo soprattutto in acqua». I ricercatori italiani aggiungono che «Lo studio indica anche la possibilità di un’invasione persistente e diffusa di habitat acquatici da parte di parenti dello Spinosaurus. Lo spinosauro rappresenta dunque un esperimento evolutivo unico, che non ha equivalenti nel regno animale».

La pensa così anche Alex Moen, vicepresidente dei programmi di esplorazione della National Geographic Society che ha finanziato la ricerca: «La scoperta, frutto della curiosità e della dedizione del Dr. Ibrahim, cambia le attuali conoscenze sui dinosauri, Il suo lavoro, al confine fra scienza e esplorazione, incarna l’impegno del National Geographic a far luce sulle meraviglie del mondo. Da oltre 130 anni, la National Geographic Society investe in persone audaci con idee innovative»

Uno degli autori dello studio, Samir Zouhri  del Dipartimento di geologia dell’università Hassan II di Casablanca, evidenzia che «Oggi tutte le ossa originali ritrovate nell’ambito del progetto sono ospitate presso l’Università di Casablanca in Marocco. Uno degli obiettivi principali era creare competenze e infrastrutture nel Nord Africa. In passato, fossili marocchini come questi sarebbero inevitabilmente finiti in collezioni europee, asiatiche o americane. Ora abbiamo qui in Marocco la migliore collezione di fossili di Kem Kem, con il più completo dinosauro predatore del Cretaceo dell’Africa continentale. Una grande svolta».

Videogallery

  • Spinosaurus fresh out of the pond