Dove hanno nidificato le tartarughe marine in Toscana. Il punto dell’Arpat

6 nidi di tartarughe Caretta caretta accertati in Toscana e 12 tentativi di nidificazione

[27 Agosto 2020]

Anche questa estate le tartarughe marine Caretta caretta hanno scelto la Toscana per nidificare e l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) ricapitola: «Ad oggi si sono registrati sei nidi lungo le nostre coste: quattro in provincia di Grosseto e due in quella di Livorno». Questi eventi che da alcuni anni vengono registrati anche in Toscana sono oggetto di attenzione da parte della Regione Toscana attraverso l’Osservatorio Toscano per la Biodiversità (Otb). Arpat che coordina la rete regionale per il recupero di cetacei, tartarughe e grandi pesci cartilaginei, con il monitoraggio sistematico di cetacei e tartarughe spiaggiati e/o catturati accidentalmente lungo le nostre coste, ha fatto il punto anche sulle nidificazioni di tartarughe marine inviando un resoconto alla Regione.

Arpat spiega che «Fanno parte della rete di monitoraggio che fa capo all’Otb numerosi centri di ricerca pubblici e privati, musei di storia naturale, acquari, associazioni ambientaliste, università. Tra questi l’Associazione Tartamare, la cui responsabile scientifica è la dr.ssa Luana Papetti, che ha gestito cinque dei sei nidi toscani in quanto soggetto autorizzato dal MATTM in deroga al DPR 357/97. Tutti questi nidi sono stati traslocati, ovvero sono stati spostati rispetto alla posizione originaria, scelta dalla tartaruga, perché si è ritenuto che il nido corresse qualche pericolo. Tra i motivi che hanno portato ad una nuova ricollocazione delle uova sono stati riscontrati una eccessiva vicinanza alla zona di battigia, una forte erosione della spiaggia prescelta, l’esposizione alle mareggiate».

Arpat evidenzia che «L’operazione di manipolazione e spostamento delle uova, con relativo scavo della camera del nido, è estremamente delicata e deve essere eseguita solo da personale specializzato, solo in casi di estrema necessità, in orari e con modalità da seguire scrupolosamente (come in parte indicato dalle Linee Guida ISPRA 89/2013). Lo spostamento del nido dovrebbe inoltre avvenire all’interno della stessa unità fisiografica (cioè nella stessa spiaggia) della prima deposizione. Questo non è avvenuto nel caso del nido di Santa Lucia (Castiglioncello, LI) traslocato a Rimigliano, nel comune di San Vincenzo (Livorno). Avendo scavato la camera del nido e spostato le uova, per questi cinque nidi si conosce il numero esatto delle uova deposte dalla tartaruga».

Invece, il nido delle Rocchette a Castiglione della Pescaia (GR)  Arpat precisa che «E’ stato “violato”, scavato di notte da alcuni ragazzini che, per una bravata hanno portato alla superficie, e quindi all’aria, alcune uova; dopo aver sporto denuncia formale, il sopralluogo con scavo effettuato dalla dr.ssa Papetti, con la partecipazione dei Carabinieri Forestali, in data 12 agosto ha evidenziato ben 15 uova danneggiate (parzialmente essiccate, invaginate e in parte già marcescenti) che sono state rimosse dal nido; parte del materiale recuperato (7 uova su 15) è stato spedito presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale sede di Pisa per le analisi di routine (virologico, batteriologico, ecc.) come richiesto dalla dr.ssa Giuliana Terracciano».

Una sesta nidificazione è avvenuta alla Giannella, nel comune di Orbetello (GR) e l’Agenzia regionale  sottolinea che «In questo caso la responsabilità del progetto di monitoraggio e gestione delle nidificazioni (che ha comunque ottenuto autorizzazione in deroga al DPR 357/97 del MATTM) è del Wwf che non ha ritenuto opportuno verificare la presenza effettiva delle uova. Il parere degli esperti Wwf, che hanno analizzato le tracce lasciate sulla sabbia da mamma tartaruga, non lascia dubbi sul fatto che la deposizione delle uova ci sia stata. Questo è avvenuto nella notte del 21 luglio scorso, in un punto che dista circa 9 m dal mare e 1,5 m dalla vegetazione dunale retrostante».

Su tutti questi siti di nidificazione (i punti originari) Arpat ha raccolto campioni di sedimento per eseguire l’analisi granulometrica, come già fatto anche gli scorsi anni, «al fine di caratterizzare le spiagge scelte dalle tartarughe nel tempo, per capire se ci possa essere una preferenza di granulometria ed una certa “fedeltà” alle caratteristiche del punto prescelto. Su quattro siti (Rocchette, Baratti, San Vincenzo, Giannella) ha posizionato inoltre dei data logger nei punti di nuova collocazione delle uova, per la registrazione in continuo della temperatura, ad una profondità tra 30 e 40 cm, la stessa a cui si trovano le uova appunto».

Dal 42esimo  giorno dalla deposizione delle uova inizieranno i presidi del nido 24 ore su 24, durante i quali  sarà misurata la temperatura della sabbia ogni ora per capire l’avvicinarsi della schiusa che, normalmente, è preceduta dalla formazione di un piccolo cratere sulla superficie della sabbia, in corrispondenza della camera delle uova.
Nei 6 nidi toscani, questa fase e le successive saranno curate dall’Associazione Tartamare e dal Wwf che coinvolgeranno i volontari che vorranno unirsi per questa bellissima esperienza fino al momento di schiusa delle uova.

Oltre ai 6 nidi accertati si sono registrate diverse segnalazioni di tracce (almeno in altri 12 casi) lasciate sulla sabbia da probabili femmine che hanno eseguito solo un sondaggio sulla spiaggia per verificare l’effettiva possibilità di nidificare. Tracce di tartarughe sono state avvistate sulle spiagge di Marina di Campo, Lacona e Lido di Capoliveri all’Isola d’Elba – dove le tartarughe hanno probabilmente rinunciato alla nidificazione per la presenza di ruspe e altri disturbi sulle spiagge – mentre all’isola del Giglio e a Marina di Grosseto sono state fotografate tartarughe che avevano tentato di nidificare.  Nessuna di queste segnalazioni, dopo attenta verifica, ha però confermato l’avvenuta nidificazione.