Mentre il ghiaccio si scioglie, il rumore nell'Artico aumenta preoccupando gli scienziati per il futuro dei narvali
Dopo migliaia di anni, i narvali hanno un nuovo nemico: il rumore
L’impatto del rumore delle navi e dagli airgun sui narvali è molto forte, anche a 20-30 Km di distanza
[30 Dicembre 2021]
Per millenni, vaste distese dell’Oceano Artico non hanno visto presenze umane, era un oceano incontaminato dove i narvali (Monodon monoceros) e altri mammiferi marini vivevano indisturbati. Ma alla Københavns Universitet evidenziano che «Ora che il cambiamento climatico sta causando lo scioglimento del ghiaccio marino, c’è stato un aumento dell’attività antropica nell’Artico. Questo ha comportato una quantità significativamente maggiore di rumore proveniente da una serie di fonti umane, tra cui rilievi sismici, esplosioni di mine, progetti portuali e navi da crociera».
Da esperimenti unici condotti con i narvali è emerso che «Sebbene il rumore non sia violentemente forte quando proviene da una certa distanza, per i narvali è fastidioso e scatena lo stress, anche a molti chilometri di distanza». I primi risultati di questi test, realizzati dal Grønlands Naturinstitut / Pinngortitaleriffik e i cui dati sono stati analizzati dalla Københavns Universitet hanno consentito di realizzare due primi studi: “Narwhals react to ship noise and airgun pulses embedded in background noise”, pubblicato su Biology Letters e “Behavioral Response Study on Seismic Airgun and Vessel Exposures in Narwhals” pubblicato su Frontiers in Marine Science e all’università di Copenaghen di fare un bilancio di fine anno delle attività ancora in corso e con una mole di dati che impegnerà per anni gli scienziati per decidificarli.
I ricercatori danesi e groenlandesi ricordano che «I narvali sono notoriamente difficili da studiare perché vivono solo nell’alto Artico, difficile da raggiungere, che è spesso coperto di ghiaccio». Ma, utilizzando una varietà di apparecchiature di misurazione, il team di ricerca è riuscito a taggare un branco di narvali che vivono nel sistema del fiordo Scoresbysund nella Groenlandia orientale. Poi hanno inviato una nave nel fiordo, che ha esposto gli animali al rumore, sia del motore della nave che di un airgun sismico utilizzato per l’esplorazione petrolifera.
Lo studio è durato due settimane, il che significa che i narvali sono stati esposti al rumore per un tempo relativamente breve rispetto agli studi sismici. I ricercatori non hanno osservato danni a lungo termine.
Uno dei principali autori dei due studi, Outi Tervo del Grønlands Naturinstitut / Pinngortitaleriffik sottolinea che «Le reazioni dei narvali indicano che sono spaventati e stressati. Smettono di emettere i ticchettii di cui hanno bisogno per nutrirsi, smettono di immergersi in profondità e nuotano vicino alla riva, un comportamento che di solito mostrano solo quando si sentono minacciati dalle orche. Questo comportamento significa che non hanno possibilità di trovare cibo finché il rumore persiste».
I ricercatori hanno anche visto che i narvali fanno un numero insolito di colpi con la coda quando fuggono di fronte a una nave e dicono che «Questo può rappresentare un pericolo per loro perché esaurisce notevolmente le loro riserve di energia. La conservazione costante dell’energia è importante per i narvali poiché hanno bisogno di una grande quantità di ossigeno per immergersi a diverse centinaia di metri sotto la superficie per cercare il cibo e tornare in superficie per l’aria».
I narvali trascorrono gran parte del loro tempo al buio, in parte perché l’Artico è buio per metà dell’anno e in parte perché questi unicorni del mare cacciano a profondità fino a 1.800 metri, dove non c’è luce. Quindi, tutto nella vita di un narvalo si basa sul suono. E come i pipistrelli, si orientano tramite l’ecolocalizzazione, che comprende l’emissione di clic mentre cacciano.
Secondo Susanne Ditlevsen del Dipartimento di scienze matematiche dell’università di Copenaghen, «I nostri dati dimostrano che i narvali reagiscono al rumore a 20 – 30 chilometri di distanza da una fonte di rumore, interrompendo completamente i loro ticchettii. E in un caso, abbiamo potuto misurarlo da una fonte a 40 chilometri di distanza. E’ abbastanza sorprendente che possiamo misurare come qualcosa di così lontano può influenzare il comportamento dei cetacei».
La Ditlevsen è stata la responsabile delle analisi statistiche degli enormi ed estremamente complicati dataset emersi dagli esperimenti, dati sono raccolti con microfono subacqueo, GPS, accelerometro (un apparato che misura il movimento in tre direzioni) e cardiofrequenzimetri, e spiega ancora che «Anche quando il rumore di una nave è inferiore al rumore di fondo nell’oceano e non possiamo più sentirlo con le nostre attrezzature avanzate, i cetacei possono sentirlo e distinguerlo in mezzo ad altri suoni. E così, in una certa misura, il loro comportamento ne è chiaramente influenzato. Questo dimostra quanto siano incredibilmente sensibili i narvali».
Dopo una settimana di test sonici, i ricercatori hanno osservato che il comportamento dei narvali era tornato alla normalità ma Tervo fa notare che «Se sono esposti al rumore per un lungo periodo di tempo – ad esempio, se viene costruito un porto nelle vicinanze che porta a un traffico marittimo regolare – il successo dei cetacei nella potrebbe essere compromesso per un periodo di tempo più lungo, il che potrebbe diventare abbastanza grave per loro. In questo caso, temiamo che possa avere conseguenze fisiologiche per loro e compromettere la loro forma fisica».
La speranza dei ricercatori è che le autorità e altri decision-makers assicurino una migliore gestione delle attività che creano inquinamento acustico negli habitat dei narvali: «Per la maggior parte, i narvali vivono in Groenlandia, Canada e nelle Svalbard in Norvegia. Per questo, questi Paesi hanno la principale responsabilità di prendersi cura di loro. Poiché i narvali sono così ben adattati all’ambiente artico, non possono semplicemente scegliere di andarsene ai Caraibi. Sono sotto pressione sia per le temperature più calde dell’acqua che, in alcuni punti, per la cattura del pesce. Ora, il rumore entra a far parte dell’equazione», spiega ancora la Ditlevsen.
E Tervo conclude: «I cambiamenti stanno avvenendo così rapidamente nell’Artico, che temiamo che i narvali non saranno in grado di adattarsi a meno che non si faccia uno sforzo maggiore per proteggerli. Alcune aree sono così importanti per i narvali che si potrebbe sostenere che i lì i disturbi umani non dovrebbero essere affatto consentiti. Altrove, potrebbe essere possibile stabilire regole su, ad esempio, quanto velocemente si può navigare o che si può navigare solo con motori elettrici molto più silenziosi. La tecnologia offre eccellenti opportunità per ridurre il rumore».