A Villetta Barrea l’abbattimento è avvenuto in un territorio dove non ci sono conflitti tra allevatori e grandi carnivori

Dopo il lupo ucciso in Abruzzo, un altro esemplare muore in un laccio in Calabria

Legambiente e Wwf serve immediata chiarezza sui due episodi

[4 Febbraio 2021]

Legambiente è molto preoccupata per la vicenda del lupo adulto presumibilmente ucciso a colpi di arma da fuoco che è stato trovato l’altro ieri nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, nel territorio di Villetta Barrea (AQ). Gli ambientalisti ricordano che «La carcassa è stata rinvenuta da due guardia parco e gli atti di rinvenimento trasmessi alla Procura della Repubblica di Sulmona» e sottolineano che «Se l’accertamento definitivo delle cause di morte, affidato alla sezione di Avezzano dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale per l’Abruzzo e il Molise, confermasse la prima analisi effettuata sul posto e la natura violenta e premeditata dell’accaduto, saremmo di fronte a un gesto che necessita di una rapida identificazione dei responsabili».

Giuseppe Di Marco, presidente di Legambiente Abruzzo, evidenzia che «L’episodio si è verificato in un territorio in cui, storicamente, non si registrano conflitti tra allevatori e grandi carnivori e dove, al contrario, la convivenza tra uomo e animali selvatici è sempre stata un tratto distintivo. Pertanto, occorre fare piena e immediata chiarezza sui motivi e sulla dinamica della morte dall’animale e individuare in tempi rapidissimi eventuali responsabili, assicurandoli alla giustizia. Non solo come monito, affinché episodi violenti del genere, perpetrati ai danni di una specie dall’alto valore conservazionistico, non abbiano a più ripetersi; ma anche per dimostrare come le istituzioni e gli organi territoriali competenti sappiano lavorare in sinergia e in maniera coordinata per garantire tutela e gestione della biodiversità di un territorio sano come il nostro e, contemporaneamente, vigilare garantendo sicurezza e legalità».

Ogni anno in Italia vengono rinvenuti uccisi lupi e questi esemplari rappresentano tra il 10 e il 20% della popolazione totale, stimata in oltre 2.000 individui. Legambiente dice che le cause sono diverse: «Bracconaggio, avvelenamento, incidenti, tra cui anche gesti clamorosi e violenti. Nel 2020, gli atti di bracconaggio sono stati la seconda causa di morte per la specie, dopo gli investimenti. In questo inizio di 2021, sono stati contati già 15 casi di lupi rinvenuti morti con almeno 4 casi di sicuro bracconaggio».

Intanto il Wwf denuncia che ieri in Calabria, nel territorio di Squillace (CZ), è stato trovato un bellissimo esemplare di lupo, ancora vivo, vittima di un laccio di acciaio piazzato evidentemente per la cattura di cinghiali. Il Lupo purtroppo è morto nonostante i tentativi di soccorso operati da veterinari, Carabinieri Forestali, Guardie Volontarie del Wwf di Catanzaro e dallo steso Sindaco di Squillace.

Il Wwf ricorda che «Un caso analogo si era verificato a marzo dell’anno scorso nel territorio di San Giovanni in Fiore (CS), in un’area protetta come il Parco Nazionale della Sila, mentre sono sempre  più numerosi i casi di lupi uccisi e fatti trovare impiccati ad un albero o ad un cartello stradale, in Calabria, come in altre regioni d’Italia».

Il Panda denuncia che «L’uso di lacci di acciaio per la cattura di animali risulta purtroppo una pratica estremante diffusa sul territorio calabrese, come testimoniano i diversi rinvenimenti di poveri animali straziati dalla morsa e poi lasciati a imputridire, dai cinghiali alle volpi, dai tassi, ai lupi e agli stessi cani di privati cittadini. Una strage crudele e silenziosa che deve essere contrastata sia per il danno ecologico procurato, che per le atroci sofferenze inferte a poveri animali che in certi casi arrivano a mutilarsi di una zampa pur di liberarsi dalla stretta di acciaio. Una barbarie vietata dalla legge, ma che, per essere estirpata, necessita di una drastica operazione di contrasto da parte delle Forze dell’Ordine». Il Wwf della Calabria auspica che «vengano condotte le indagini più approfondite per individuare e punire i responsabili di questo ennesimo e intollerabile attentato alla Natura».

Antonio Nicoletti, responsabile aree protette e biodiversità di Legambiente, conclude: «Continueremo a collaborare con le aree protette, gli allevatori e le associazioni di categoria per risolvere i problemi di convivenza, condizione imprescindibile per affrontare fenomeni di bracconaggio, che deve basarsi anche su un’azione di prevenzione e di rapporto costante con i portatori di interesse a scala locale. Oggi più che mai è di fondamentale importanza condividere, in un percorso comune, strategie di conservazione della fauna selvatica e di tutela delle attività produttive; se da un lato quindi, occorre aumentare il contrasto agli episodi di illegalità intensificando vigilanza e prevenzione dei reati contro la fauna, dall’altro è necessario applicare efficaci strumenti di prevenzione e ristoro dei danni e dare certezze su congrui ed efficaci sistemi di indennizzo, nella convinzione di dover insistere con maggiore e rinnovato impegno nella promozione di un cambiamento culturale necessario per la tutela dalla fauna nell’areale appenninico».