Deforestazione, Wwf: estendere la legge Ue a tutti i sistemi “mangiati” dai consumatori europei

Nel 2020 importati oltre 20 milioni di tonnellate di soia, una delle principali cause di distruzione di natura in Sud America

[7 Marzo 2022]

Secondo la nuova ricerca “Mapping the European Soy Supply Chain” commissionata dal Wwf a Peofundo, «Il 90% della soia che viene consumata da noi cittadini europeiè l’ingrediente “nascosto” dietro al consumo di altri prodotti che scegliamo come carne, uova, latte o yogurt».

Il Wwf evidenzia che «Il consumo europeo di prodotti legati alla deforestazione rende l’Europa complice di una terribile devastazione. Quello che i cittadini europei mettono in tavola, infatti, ha impatti “nascosti” talmente forti da mettere a rischio interi ecosistemi. Secondo una nuova ricerca, un cittadino europeo consuma in media circa 60 kg di soia l’anno, le cui coltivazioni prendono il posto di foreste, savane e praterie in Sud America. Dei 33,9 milioni di tonnellate di soia importate in Ue nel solo 2020, ben oltre 20 milioni provengono dal Sud America. Questo significa che ogni nostro pasto potrebbe potenzialmente contribuire alla distruzione di questi preziosi ecosistemi naturali».

Isabella Pratesi, direttrice conservazione del Wwf Italia, sottolinea che «È necessario prendere consapevolezza del peso dei nostri consumi non solo sulle foreste, ma anche sulle praterie e le savane, distrutte a tassi persino più elevati delle stesse foreste per fare spazio all’agricoltura, con impatti catastrofici non solo sulla biodiversità, ma anche sulla salute umana e su tutti gli aspetti della nostra vita. Per soddisfare i bisogni di oggi, derivati da un modello intensivo di produzione animale assolutamente sbagliato, distruggiamo sistemi naturali che hanno un valore impagabile per il funzionamento della biosfera. Quando finalmente ci saremo accorti della distruzione prodotta – anche in termini di nostra salute – dagli allevamenti intensivi che si reggono sull’uso della soia, chi ci ridarà le foreste perse? Nessuno. Molte sono semplicemente irriproducibili».

Ma c’è una buona notizia: l’Unione europea si è decisa ad affrontare il tema degli impatti della produzione di cibo e di altre materie prime sulle foreste del Pianeta predisponendo una legge anti deforestazione. Per il Wwf «E’ necessario che la normativa comunitaria sia stringente ed efficace, in grado di fermare l’immissione sul mercato europeo di tutte quelle materie prime e prodotti derivati, la cui coltivazione, raccolta o produzione ha impatti negativi sia sulle foreste sia su altri ecosistemi prioritari, nonché sui diritti umani».

Per questo il Panda invita tutti a firmare la petizione per la campagna Together4Forests, attraverso la quale, con altre 160 ONG ambientaliste, dal dicembre 2020 si sono mobilitate 1,2 milioni di persone per chiedere una nuova legge europea chiara ed efficace. «La Commissione europea ha quindi presentato una proposta di legge per minimizzare la deforestazione e il degrado forestali causati dai consumi dell’Ue . ricorda il Wwf – . La battaglia non è però ancora vinta, visto che importanti ecosistemi come savane, praterie e zone umide sono lasciati senza protezione dall’attuale proposta di legge».

Presentata nel novembre 2021, la proposta di legge della Commissione europea presenta molti punti di forza. Ma il Wwf dice che «Limita il proprio ambito di applicazione alla sola protezione delle foreste, rimandando di almeno due anni la potenziale inclusione di altri ecosistemi. Viene di fatto ignorata l’attuale espansione delle attività produttive agricole su zone umide, savane e praterie, con il rischio di trasferire su questi ecosistemi tutta la pressione causata dalla produzione di soia e altre commodities una volta che verranno proibiti altri fronti di espansione». 

Il 17 marzo, i ministri dei Paesi membri dell’Ue dovranno esprimersi sulla bozza della normativa europea per arginare la deforestazione e il Wwf rammenta le sue le principali richieste che riguardano l’inclusione di: 1. Altri ecosistemi, che vengono convertiti per produrre materie prime destinate al consumo europeo. Per esempio, le zone umide, come il Pantanal, distrutto per fare posto ai pascoli per i bovini, le savane come il Cerrado, al centro di enormi interessi per la coltivazione della soia, le torbiere, drenate per produrre olio di palma. 2. Altre commodities, in particolare la gomma e il mais, così come gli allevamenti di salmoni, nutriti con mangimi a base di soia. Più in generale, sarebbe utile includere qualunque prodotto, i suoi derivati e i suoi trasformati (es. la cioccolata per il cacao, i mobili e carta per il legno) che derivino da materie prime a rischio di deforestazione, conversione o degrado ecosistemico. 3. Diritti umani, evitando che prodotti legati alla loro violazione possano essere immessi sul mercato dell’Ue. 4. Stesse regole per tutte le imprese, senza differenze sui controlli tra chi importa da Paesi classificati a “basso” o “alto” rischio. 5. Misure sanzionatorie,  affiancate ad altre misure quali la confisca di prodotti e di ricavi per operatori e commercianti, al fine di dissuadere l’inosservanza della norma.

Eva Alessi, responsabile sostenibilità del Wwf Italia, conclude: «Per fare in modo che il cibo che mangiamo ogni giorno non sia complice della distruzione di natura, la legge europea deve includere, fin dall’inizio, sia altri ecosistemi naturali sia tutte le materie prime, loro derivati e prodotti trasformati la cui produzione distrugge la natura. È quindi cruciale che noi come cittadini europei sollecitiamo i nostri governi a difendere la natura e a sostenere una legge efficace, senza scappatoie e lacune. Questa legge dovrà impedire a qualsiasi prodotto, realizzato in modo legale o illegale, collegabile comunque alla trasformazione degli ecosistemi, di entrare nei mercati dell’Unione europea, riducendo il nostro impatto sulla biodiversità e sul cambiamento climatico».