Declino scioccante per l’ambiente e la biodiversità dell’Australia (VIDEO)

Lo State of the Environment report 2021 mostra le drammatiche conseguenze di anni di politiche ecoscettiche e negazioniste climatiche

[21 Luglio 2022]

Secondo lo “State of the Environment report 2021” del governo australiano «Le pressioni sulla biodiversità australiana non sono migliorate dallo 2016 state of the environment repor 2021 e i risultati per specie ed ecosistemi sono generalmente scarsi. A meno che gli attuali approcci di gestione e gli investimenti non siano sostanzialmente migliorati, la nostra incapacità di gestire adeguatamente le pressioni continuerà a provocare l’estinzione delle specie e il deterioramento delle condizioni dell’ecosistema». Negli ultimi anni, l’Australia ha subito una grave siccità, incendi storici, inondazioni record e 6 eventi di sbiancamento di massa sulla Grande Barriera Corallina.

Una delle principali autrici del rapporto, Emma Johnston, ha sottolineato che «ei rapporti precedenti, abbiamo ampiamente parlato dell’impatto del clima nel futuro. In questo rapporto c’è un netto contrasto, perché ora stiamo documentando gli impatti diffusi dei cambiamenti climatici. Il rapporto ha rilevato che l’Australia non dispone di un quadro adeguato per gestire il suo ambiente, basandosi invece su sistemi confusi che si trovano a cavallo tra diversi livelli di governo. La spesa del governo federale per sostenere la biodiversità è diminuita mentre i rischi sono aumentati».

Infatti, dal ponderoso “State of the Environment report 2021” di 2.000 pagine emerge una spietata autocritica che è anche un atto di accusa verso le politiche eco-scettiche e negazioniste climatiche dei  governi nazional-liberali degli ultimi anni e che si sono dedicati, almeno per quanto riguarda la salvaguardia della fauna, a grandi iniziative “spot” che spesso si sono rivelate puro greenwashing politico.  La nuova ministra dell’ambiente laburista, Tanya Plibersek ha detto che «Il rapporto dipinge una storia scioccante e a volte deprimente» e ha promesso che in Australia verranno attuate nuove politiche e leggi.

Un portavoce dell’opposizione liberale ha affermato che il precedente governo ha fatto molto per l’ambiente e la biodiversità, ma la realtà è che il nuovo governo laburista ha promesso di ridurre le emissioni di carbonio del 43% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2030, mentre il precedente governo nazional-liberale si era dato un obiettivo del 26-28%.

La situazione della biodiversità nell’isola/continente sembra davvero drammatica: 19 ecosistemi sono sull’orlo del collasso: attualmente in Australia ci più specie vegetali non autoctone che autoctone; l’Australia ha visto estinguersi più specie  di qualsiasi altro continente. Il rapporto ricorda che «Molteplici pressioni interagiscono per amplificare le minacce alla biodiversità e si stanno verificando bruschi cambiamenti nei sistemi ecologici. In particolare, il cambiamento climatico e gli eventi estremi associati, aggravati da altre pressioni, hanno avuto un impatto importante sulla biodiversità negli ultimi 5 anni, con conseguenze che probabilmente saranno evidenti per molti anni a venire. Molte specie ed ecosistemi richiederanno che il loro stato sia valutato o rivalutato nei prossimi anni e saranno necessarie urgenti azioni di recupero per scongiurare l’estinzione. Facciamo sempre più affidamento su misure di ultima istanza per prevenire l’estinzione delle specie e preservare gli ecosistemi, compresa la conservazione ex situ, le traslocazioni e la creazione di rifugi sicuri sulle isole e in aree recintate. Di fronte alle crescenti pressioni, infuturo la loro importanza nell’evitare le estinzioni in futuro potrà solo aumentare in particolare per quanto riguarda i predatori introdotti. Sebbene le metodologie e le tecnologie per queste misure stiano migliorando, sono ancora in gran parte sperimentali e comportano un alto grado di rischio. Data la mancanza di risultati positivi dimostrati e un controllo inadeguato, preoccupa anche la crescente dipendenza dalla biodiversità compensata per proteggere le questioni di rilevanza ambientale nazionale dagli impatti dello sviluppo».

I ricercatori ai quali il governo federale australiano ha commissionato lo State of the Environment report 2021 ricordano che «Scriviamo questo rapporto nel bel mezzo della pandemia di Covid-19. Alcuni scienziati stanno già valutando gli impatti della pandemia sulla conservazione della biodiversità. Per molti mesi, sebbene l’Australia sia stata colpita in modo relativamente lieve rispetto a molti altri Paesi, le attività di conservazione e le azioni di gestione sono state interrotte o notevolmente ridimensionate, i progetti di ricerca sulla biodiversità e la raccolta di dati sono stati bloccati e l’insegnamento e la comunicazione si sono spostati online. Le implicazioni a lungo termine di queste attività ridotte richiederanno del tempo per manifestarsi e sono difficili da calcolare. Alcuni scienziati e professionisti stanno già esprimendo preoccupazione per le misure di austerity che potrebbero essere introdotte una volta che il Covid-19 sarà sotto controllo, il che potrebbe ridurre ulteriormente gli investimenti nelle agenzie di conservazione e nella ricerca sulla conservazione. D’altra parte, alcune prove suggeriscono una diminuzione delle pressioni umane sulla biodiversità e sugli ecosistemi poiché i viaggi e il turismo continuano a essere limitati».

Al di là di queste conseguenze dirette e immediate, gli scienziati hanno anche iniziato a prendere in considerazione il futuro delle malattie infettive emergenti e dei loro legami con la perdita di biodiversità, le attività umane e le questioni di sostenibilità. Il Workshop on Biodiversity and Pandemic dell’Intergovernmental Science–Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES) del 2020 descrive come «Le pandemie hanno le loro origini in diversi microbi trasportati dagli animali, ma che la loro comparsa è interamente causata dalle attività umane, che interrompono le interazioni naturali tra le specie e i loro microbi e un maggiore contatto tra animali nativi, bestiame, persone e i loro agenti patogeni». Il rapporto del workshop concorda sulla necessità di un cambiamento trasformativo per ridurre la frequenza e l’impatto delle future pandemie, anche riducendo i cambiamenti nell’utilizzo del suolo e ripristinando gli ecosistemi, prevenendo il consumo insostenibile e l’utilizzo eccessivo della biodiversità e colmando i gap  fondamentali di conoscenza sui collegamenti tra biodiversità , cambiamenti ambientali antropogenici e rischio di pandemia».

Il rapporto inquadra il valore della biodiversità: «La natura sostiene la qualità della vita fornendo un supporto vitale di base per l’umanità, nonché beni materiali e ispirazione spirituale. A livello globale, quasi la metà della popolazione umana dipende direttamente dalle risorse naturali per il proprio sostentamento e molte delle persone più vulnerabili dipendono direttamente dalla biodiversità per soddisfare i propri bisogni di sussistenza quotidiani. Una sfida importante, oggi e in futuro, è mantenere o migliorare i contributi benefici della natura alla qualità della vita e al benessere di tutte le persone. Questa è tra le motivazioni chiave dell’IPBES, uno sforzo globale congiunto da parte di governi, università e comunità per valutare e promuovere la conoscenza della biodiversità e degli ecosistemi della Terra, e il loro contributo alle società umane, per informare la politica. L’Ecosystem services framework, che riconosce i benefici sociali, ecologici ed economici che le persone traggono dalla natura, è diventato una pietra angolare della conservazione. Nel 2017, l’IPBES ha introdotto il termine “contributi della natura alle persone” (NCP), che si basa sul quadro dei servizi ecosistemici e accoglie molteplici sistemi di conoscenza. Nell’ quadro concettuale dell’NCP, la cultura permea attraverso e lungo tutti i tipi di servizi ecosistemici».

L’NCP framework è stato utile per comunicare il valore culturale, economico ed ecologico dell’Indigenous Protected Areas  (IPA) agli stakeholder indigeni e non indigeni nell’Australia occidentale. Il rapporto fa l’esempio della Yawuru Indigenous Protected Area di 2.005 Km2 che si estende sugli ambienti terrestri e marini intorno a Broome. L’IPA comprende le zone umide Ramsar, ospita uccelli costieri migratori e specie minacciate e migratorie come bilbies e bilbi, dugonghi e nurseries di pescii, oltre a coprire importanti siti del patrimonio indigeno. Qui, «E’ stato riscontrato che l’NCP è prevalente in tutti gli obiettivi dell’IPA: Healthy Country Plan e 68 dei 144 obiettivi di gestione dell’IPA relativi direttamente a beni e servizi ecosistemici. E’ stato dimostrato un processo di identificazione, misurazione e assegnazione di valori all’NCp  che potrebbe essere applicato ad altre aree protette».

Il Global risks report 2021 del  World Economic Forum identifica i principali rischi globali critici e 4 dei primi 5 sono legati all’ambiente: condizioni meteorologiche estreme, fallimento dell’azione climatica, danni ambientali antropici e perdita di biodiversità e collasso dell’ecosistema. Il rischio globale di perdita di biodiversità e di collasso dell’ecosistema è descritto come «Conseguenze irreversibili per l’ambiente, l’umanità e l’attività economica e una distruzione permanente del capitale naturale, a seguito dell’estinzione e/o della riduzione delle specie». Quel rapporto descrive il degrado ambientale come «Una minaccia esistenziale per l’umanità, con rischi che si intersecano con le fratture della società e provocano gravi conseguenze». Inoltre, l’IPBES ritiene che gli attuali trend negativi per la biodiversità e gli ecosistemi «Mineranno i progressi verso il raggiungimento dell’80% (35 su 44) degli obiettivi valutati degli obiettivi di sviluppo sostenibile relativi a povertà, fame , salute, acqua, città, clima, oceani e terra».

Lo “State of the Environment report 2021” avverte che «Molte delle tendenze che vediamo in Australia per la biodiversità sono coerenti con quelle evidenziate a livello globale. Nel giugno 2021, più di 1.900 specie e comunità ecologiche australiane erano note per essere minacciate e a rischio di estinzione. Negli ultimi 2 secoli, l’Australia ha perso più specie di mammiferi di qualsiasi altro continente e continua ad avere uno dei più alti tassi di declino delle specie tra i Paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Finora, 100 specie australiane sono elencate come estinte o estinte in natura ai sensi della legislazione nazionale, statale o territoriale australiana e dell’International Union for the Conservation of Nature: 38 piante vascolari, 34 mammiferi, 10 invertebrati, 9 uccelli, 4 rane , 3 rettili, 1 pesce e 1 protista (un organismo unicellulare). E’ probabile che il numero reale di estinzioni sia significativamente più alto, poiché molte specie sono scarsamente rilevate o scarsamente descritte, o entrambe le cose».

E il rapporto australiano fa notare che difendere la biodiversità è vantaggioso per la salute e il benessere umani: «I legami tra biodiversità e salute e benessere umani stanno diventando sempre più evidenti. Ad esempio, il contatto con la natura è associato a benefici positivi per la salute mentale e può promuovere l’attività fisica e contribuire al benessere generale. La biodiversità e gli spazi verdi negli ambienti urbani sono legati alla riduzione dello stress e al miglioramento dell’umore, aumentando la salute respiratoria, tassi più bassi di depressione e ipertensione e miglioramenti generali nel benessere umano. Vi sono prove evidenti che la partecipazione alle attività di Caring for Country da parte delle popolazioni indigene in Australia, così come una maggiore partecipazione alle attività culturali, la conoscenza della lingua e la convinzione che la terra fosse curata, sono associate a migliori risultati in termini di salute e benessere. Per decine di migliaia di anni, abbiamo guardato alla biodiversità per ottenere i medicinali. La scoperta di farmaci provenienti da specie selvatiche continuerà a essere fondamentale per la maggior parte degli aspetti dell’assistenza sanitaria, del benessere e della prevenzione delle malattie. La perdita di biodiversità e i cambiamenti nell’utilizzo del suolo e nelle pratiche di produzione alimentare sono considerati fattori trainanti dell’emergenza e della trasmissione di malattie negli esseri umani».

La ministra Plibersek  ha concluso: «Il rapporto racconta una storia di crisi e declino nell’ambiente australiano e di un decennio di inazione e ignoranza volontaria del governo. Se continuiamo sulla traiettoria in cui ci troviamo, i luoghi preziosi, i paesaggi, gli animali e le piante a cui pensiamo quando pensiamo a casa potrebbero non essere qui per i nostri figli e nipoti».

Videogallery

  • Australia state of the environment 2021 – Our past is the key to a better future