Dal Wwf la mappa del bracconaggio in Italia

I crimini contro la natura sono la quarta attività criminale più redditizia al mondo, valgono 280 miliardi di dollari l’anno

[13 Aprile 2023]

All’interno del progetto europeo Life Swipe (Successful wildlife crime prosecution in Europe), di cui il Wwf Italia è partner, è iniziato ieri un workshop di tre giorni sui “crimini contro la natura”, organizzato dagli ambientalisti del Panda coinvolgendo i principali attori del settore, dalla magistratura alle forze di polizia.

Dal Wwf evidenziano che i crimini contro la natura sono la quarta attività criminale più redditizia al mondo: preceduti esclusivamente dal traffico di droga, dalla contraffazione e dal contrabbando di armi, generano entrate per 280 miliardi di dollari l’anno, e costituiscono un settore della criminalità in crescita.

«C’è una diffusa sottovalutazione del fenomeno dei crimini contro la natura, che vanno derubricati da episodi isolati o locali – dichiara Luciano Di Tizio, presidente Wwf Italia – bracconaggio e traffico di specie protette sono fenomeni criminali che hanno impatti gravi sulla biodiversità. possono essere veicolo di diffusione di patologie e producono ingenti redditi. Wwf chiede banche dati efficienti e interconnesse, di potenziare il controllo sul territorio, indebolito negli ultimi anni con la dismissione delle polizie provinciali, e attività di formazione e sensibilizzazione, sia per il grande pubblico che per le forze di polizia e magistratura».

Dall’analisi del Wwf l’Italia emerge come un crocevia fondamentale del traffico di specie protette e, in generale, dei crimini contro la fauna selvatica. Le sanzioni comminate dai Carabinieri Cites per violazioni della normativa che disciplina il commercio di specie protette, ammontavano nel 2018 a oltre 5 milioni e mezzo di Euro (oltre un milione nel 2020). In termini di illeciti contro la fauna selvatica, tra il 2016 e il 2019 la Regione in cui sono stati denunciati più illeciti è la Lombardia con 5.256 denunce, seguita dal Veneto con 2.526 e dalla Toscana, con 2.247 denunce.

Ma dal nord al sud del Paese non c’è regione che non sia esente dai crimini di natura: i bracconieri puntano su passeriformi, aquile e falchi, ungulati, anatidi, uccelli limicoli, ghiri, anguille, lupi, orsi. In mare si fa incetta di ricci di mare, datteri, pesce spada sotto taglia, squali, oloturie, coralli, bianchetti e tartarughe marine. Non si risparmiano nemmeno le specie vegetali protette, come le radici della genziana lutea, ricercata per farne liquori.

In compenso il sistema di repressione di questi illeciti purtroppo ha delle falle: secondo il Wwf tra il 41 e il 46% degli illeciti vengono archiviati prima del dibattimento, e fra il 38-50% vanno in prescrizione. Solo il 27% degli illeciti di natura arriva a condanna. Non esiste poi una banca dati centralizzata sui crimini di natura, non c’è un tracciamento del fenomeno che provoca ogni anno una grave riduzione del capitale naturale del nostro Paese, nonostante l’Italia sia dotata di un Piano di azione nazionale “Antibracconaggio”.

Due terzi degli agenti deputati alla vigilanza su questi crimini sono volontari. Mentre chi uccide una specie protetta come un orso, un lupo o un’aquila oggi ha la possibilità di cancellare dalla fedina penale il proprio crimine attraverso il pagamento di una cifra irrisoria (circa 1.000 euro) e, più in generale, chi uccide, pone in commercio, detiene illegalmente animali selvatici, rischia sanzioni bassissime.

Come migliorare? Tra le proposte discusse nel workshop, il Wwf punta sulla necessità di raccogliere dati per garantire un rapido interscambio tra tutti i soggetti pubblici, favorire una migliore vigilanza sul territorio con sanzioni penali e amministrative efficaci e deterrenti e utilizzare strumenti investigativi come intercettazioni telefoniche, fototrappole, etc. Fondamentale mantenere una formazione e sensibilizzazione di vari comparti della società, con un flusso di informazioni tecniche anche verso magistrati e forze di polizia.

«La carenza di dati, l’insufficiente vigilanza del territorio, e un sistema normativo e sanzionatorio inadeguato rappresentano indubbiamente aspetti su cui va focalizzata l’attenzione delle istituzioni», commenta il ministro dell’Ambiente Pichetto, presente al workshop. Per questo il ministro ha condiviso l’esigenza di «aumentare il personale di vigilanza, fornire strumenti investigativi idonei e prevedere sanzioni adeguate. Sono interventi che richiedono interventi normativi articolati. Su conoscenza, consapevolezza dello spessore, specificità e particolarità del fenomeno criminale che ruota attorno agli animali è invece possibile intervenire subito e bene».