Cosa sono quegli organismi simili a meduse non urticanti che affollano le coste della Toscana

Si tratta di una specie aliena originaria dell’Atlantico americano, innocua per l’uomo ma in grado di modificare fortemente interi ecosistemi

[23 Agosto 2019]

La coda di quest’estate ha portato davanti alle coste bagnate dal Tirreno, in Toscana, un gran numero di organismi gelatinosi, trasparenti, simili alle meduse ma innocue per l’uomo in quanto sprovvisti di cellule urticanti: si tratta di una specie aliena, e nella fattispecie di Mnemiopsis leidyi meglio note come noci di mare.

Come già accennato, non è una specie nativa del Tirreno, ma arrivata qui con l’aiuto involontario dell’uomo: come spiega il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) «Mnemiopsis leidyi, originario delle coste atlantiche del continente americano, durante gli anni 80 fu introdotto nel Mar Nero tramite acque di zavorra di petroliere. Lì trovò un ambiente favorevole al suo sviluppo e iniziò a produrre grandi aggregazioni che, alimentandosi soprattutto di uova e larve di pesce, nel giro di pochi anni decimarono gli stock ittici del Mar Nero. Nel 2001 fu avvistato nel Mar Egeo e nel 2006 fu segnalato anche nel Mar Baltico». Ora è sporadicamente presente anche nel Mar Adriatico, con segnalazioni arrivati dall’Arpa Friuli Venezia Giulia, ed ormai anche in Toscana.

«La grande tolleranza di questa specie alla temperatura la rende capace di adattarsi alle condizioni del Mediterraneo – spiegano dal Snpa – dove potrebbe compromettere gli stock ittici sia attraverso una competizione per le risorse, sia a causa della dieta costituita prevalentemente da uova e larve di pesce. utto questo fa sì che Mnemiopsis leidyi sia in grado di modificare fortemente interi ecosistemi e ridurre drasticamente l’ittiofauna delle aree che riesce a colonizzare, creando danni non tanto di tipo igienico sanitario, ma ambientale».

Non a caso l’Arpa FvG e l’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale hanno già lanciato il progetto “Noce di mare” che prevede un programma di osservazioni nella Laguna di Marano e Grado, per approfondirne le dinamiche della massiva proliferazione e valutarne l’impatto sull’ecosistema e sul settore della pesca.