Cosa ci fanno i gongili a Piombino?

Probabilmente, le lucertole aliene sono sbarcate sulla costa Toscana con i camion carichi di sughero

[5 Luglio 2022]

Lo studio “Aliens Coming by Ships: Distribution and Origins of the Ocellated Skink Populations in Peninsular Italy”, pubblicato su Animals da un team di ricercatori italiani guidato da Emiliano Mori dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri (Cnr_Iret) e da Franco Andreone del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, rivela la presenza di una popolazione di gongili (o scinchi ocellati – Chalcides ocellatus) a Piombino e a Torre Mozza, in Toscana.

Il rilevamento di rettili alieni nelle aree costiere è aumentato negli ultimi decenni a causa della maggiore importanza dei rettili come animali da compagnia e, soprattutto, per le introduzioni accidentali con il commercio di mattoni, piante e legname. Come ricordano i ricercatori nell’abstract dello studio, «Le rotte commerciali sono segnalate come la principale causa di invasioni biologiche. In particolare, il commercio navale può portare accidentalmente diverse specie in nuove aree dove non sono autoctone. Ciò è particolarmente evidente per le aree costiere, dove si verificano la maggior parte delle invasioni biologiche». Anche se la maggior parte dei rilasci di rettili alloctoni riguarda singoli individui e quindi non si traduce in una popolazione riproduttiva, molte specie di rettili hanno colonizzato con successo aree dove storicamente erano assenti. I ricercatori sottolineano che «La dispersione mediata dall’uomo ha consentito a diverse specie di gechi di raggiungere la maggior parte delle regioni italiane anche lontane dalla costa (es. Hemidactylus turcicusMediodactylus kotschyi e Tarentola mauritanica). Due popolazioni di camaleonte mediterraneo (Chamaeleo chamaeleon) sono presenti nell’Italia meridionale, a causa di molteplici eventi di introduzione». Lo stesso è avvenuto con il Tiflope bramino (serpente cieco bramino – Indotyphlops braminus), un serpente semifossoriale originario della regione indomalese, in grado di sopravvivere anche all’interno di vasi. Un’adattabilità gli ha permesso di disperdersi al di fuori del suo areale natale attraverso il commercio internazionale di piante, con almeno due popolazioni presenti  anche in Italia, una in Sicilia e una a Ischia.

Lo scinco ocellato è una specie di lucertola comune e diffusa in tutto il Nord Africa, l’Asia occidentale e l’Europa sudorientale, un areale che va dal un areale che va del Maghreb alla costa del Pakistan. La sottospecie C. o. tiligugu è distribuita anche in Sicilia, Sardegna e Tunisia. Altre due presunte sottospecie presenti nelle isole di Linosa (C. o. linosae) e Lampedusa (C. o. zavattarii) non sono geneticamente supportate e sono state di gongili nei dintorni di Portici. In provincia di Napoli, che molto probabilmente ha avuto origine da introduzione accidentale, anche se non c’è nessuna informazione  disponibile per confermare la sua effettiva origine.

Nella primavera del 2021 è stata pubblicata su Facebook una foto che mostrava due individui di scinco ocellato in Toscana, nell’Italia centrale che ha attirato l’attenzione del team di ricercatori sull’origine di questi rettili animali. Altre foto sono seguite e hanno confermato l’identificazione della specie.

Ma cosa ci  fanno i gongili a Piombino e a Torre Mozza, in provincia di Livorno? Come riassume efficacemente Mori sulla sua pagina Facebook:  «Ce ne erano pochine di specie alloctone in Toscana, ci mancavano i gongili a Piombino e a Torre Mozza! Nonostante il progetto non fosse finanziato siamo andati avanti, con un ottimo lavoro di squadra. I gongili di Piombino, come quelli di Portici, sembrano venire dalla Sardegna con il commercio del sughero!».

Il team di ricerca – che comprende anche Andrea Viviano (IRET-CNR), Matteo Riccardo Di Nicola (Ospedale San Raffaele), Giacomo Bruni (Societas Herpetologica Italica), Giuseppe Mazza (CREA-DC), ,  Marco Zaccaroni (università di Firenze), Mariella Baratti (IBBR-CNR) e i ricercatori indipendenti Francesco Paolo Faraone, Bernardo Borri,, Riccardo Banchi e Sergio Mezzadri – spiega che «Nel nostro lavoro abbiamo segnalato, per la prima volta, la presenza dello scinco ocellato, originario delle maggiori isole italiane (Sardegna, Sicilia e isolotti circostanti in un’area portuale dell’Italia centro-continentale). Abbiamo raccolto diversi individui di questa popolazione aliena e li abbiamo campionati per analisi molecolari, confrontandoli con quelli presenti naturalmente in Sardegna, Sicilia e nel bacino del Mediterraneo, compresi gli individui introdotti accidentalmente nell’Italia meridionale peninsulare». Lo studio ha condotto in particolare analisi genetiche sui geni COXI del DNA mitocondriale, cytb e 16S mtDNA sul campione di popolazioni insulari e peninsulari italiane di Chalcides ocellatus e ne è venuto fuori che, «Diversamente da quanto suggerito in precedenza, il nucleo di Portici (Italia Meridionale) potrebbe essere originario della Sardegna. L’intenso commercio di sughero e il traffico turistico tra la Sardegna e la Toscana meridionale potrebbero essere stati responsabili dell’introduzione di questa lucertola anche nell’Italia centrale».

I gongili studiati sono stati catturati con trappole in un’area coltivata con piccoli orti nel Comune di Piombino, nelle immediate vicinanze del porto, e a Torre Mozza. I ricercatori raccontano che «Ogni individuo è stato campionato tagliando un piccolo pezzo (1–2 mm) della coda. Questa azione non pregiudica la salute degli scinchi, poiché questa specie, come altre della stessa famiglia, è particolarmente soggetta all’autotomia, cioè alla perdita volontaria della coda che permette di fuggire per difendersi».  Il campione di Portici è stato ricavato da un individuo trovato morto su un marciapiede. Ulteriori campioni utilizzati nello studio erano stati raccolti in altre località comprese nella fascia degli scinchi da alcuni degli autori.

Le analisi delle popolazioni italiane hanno mostrato «Valori di distanza genetica molto bassi, con i più alti tra la costa toscana (Torre Mozza e Piombino) e le altre popolazioni. I campioni siciliani e sardi hanno sempre mostrato valori bassi sia per le divergenze COXI che per 12S + cytb».  Finora si credeva probabile che la piccola popolazione di Portici fosse  probabilmente il risultato di un’introduzione accidentale dalla Sicilia, ma le analisi molecolari hanno suggerito che potrebbe in realtà il frutto di un’introduzione dalla Sardegna.

Per quanto riguarda la nuova popolazione di gongili della Toscana, «Almeno sette individui, morfologicamente ascritti a C. o. tiligugu (cioè, che mostrano bande dorso-laterali chiare che vanno dalla testa alla radice della coda) sono stati rilevati attraverso indagini mirate nel 2021; la presenza di giovani ha fornito supporto agli eventi di riproduzione locali. La presenza dello scinco ocellato nelle immediate vicinanze dell’area portuale di Piombino suggerisce che questi individui siano stati introdotti dalla Sardegna, forse attraverso il commercio di sughero tra la Sardegna e l’Italia continentale. Questa ipotesi è confermata anche dal fatto che gli orti dove sono stati rilevati gli scinchi ocellati a Piombino si trovano in prossimità di un’area di sosta per camion carichi di sughero provenienti dalla Sardegna».

Lo studio ricorda che altre specie sarde hanno seguito lo stesso schema di colonizzazione, ad esempio la Fibla maclachlani, un insetto comune nella vegetazioni<e arborea della Sardegna è presente almeno dal 2005 anche nella costa meridionale della Toscana, dove è attualmente in espansione, E si tratta di una specie endemica delle isole maggiori del Mediterraneo che può sopravvivere nei suoi stadi larvali nella corteccia di sughero. Anche il gongilo è abbastanza comune negli habitat mediterranei caratterizzati dalla presenza di Quercus suber e le trafficate rotte commerciali e turistiche tra la Sardegna e Piombino potrebbero quindi aver favorito la colonizzazione dell’Italia continentale da parte di diverse specie sarde.

Detto questo, i ricercatori tranquillizzano: «Pur rappresentando una vera e propria introduzione, suggeriamo che gli impatti di C. ocellatus sulla terraferma italiana non rappresenterebbero una minaccia per la biodiversità autoctona, data la bassa densità di popolazione. Se le popolazioni dovessero aumentare di dimensioni, potrebbe verificarsi una certa competizione con le lucertole autoctone».

E concludono: «Nonostante l’ampio areale di distribuzione dello scinco ocellato, la sua presenza sparsa in Europa rende questa specie un problema di conservazione. Pertanto, pur rappresentando popolazioni introdotte, il monitoraggio dei gongili nell’Italia peninsulare merita attenzione futura anche nelle aree portuali. Le aree portuali costituiscono un ecosistema antropogenico tipicamente perturbato, diffuso e altamente interconnesso a livello globale. Pertanto, hanno un notevole potenziale per essere hub per la diffusione di specie esotiche acquatiche e terrestri. I processi di stabilizzazione di nuove specie sono spesso segnalati a partire dalle aree portuali o circumportuali. In questo contesto, le nostre scoperte su una popolazione di gongilo  in un’area costiera toscana e la conferma della presenza della specie in prossimità di un’importante area portuale della Campania forniscono un’ulteriore conferma dell’importanza dei porti come vie di introduzione di specie aliene».