Coronavirus: lasciate in pace i pipistrelli italiani

Nemmeno in Cina sono stati i pipistrelli a trasmettere il virus all’uomo. Il salto di specie è avvenuto attraverso un altro animale

[3 Febbraio 2020]

Il 27 gennaio, VoxPublica ha pubblicato l’articolo “Corona virus, Orusa ”Chirotteri serbatoi prioritari. Scoperto in aree del Piemonte”, a firma Sandra Lucchini, su Coronavirus e pipistrelli che ha fatto arrabbiare chi si occupa di chirotteri e chi studia la fauna italiana.
Per questo Chirosphera, un’associazione che si occupa di studio e tutela dei chirotteri e dell’ambiente in generale e di divulgazione. Il primo febbraio ha critto una lettera aperta alla redazione di VoxPublica evidenziando che l’articolo «contiene gravi inesattezze, fuorvianti e destinate a generare inutile e pericoloso panico con conseguenti rischi per la conservazione dei Chirotteri».
Prima di tutto, Chirosphera ricorda che «Tutte le specie di Chirotteri europei sono tutelate da normative internazionali e nazionali, che sanciscono in particolare la rigorosa protezione degli esemplari vietando la cattura, l’uccisione, il disturbo e l’alterazione dei siti di rifugio, reati che, nei casi più gravi, possono essere ascritti alla categoria del danno ambientale (L.157/1992; Convenzione di Berna – L. 503/1981; Convenzione di Bonn – L. 42/1983; Accordo sulla conservazione delle popolazioni di pipistrelli europei – L. 104/2005; Direttiva 92/43/CEE – D.P.R. 357/1997 e s.m.i. – L.R. 10/2004 e s.m.i.; Direttiva 2004/35/CE – parte VI Decreto Legislativo152/2006; Direttiva 2008/99/CE – Decreto Legislativo 121/2011)».
Per quanto riguarda l’articolo, «parla del Corona virus senza evidenziare che si tratta di un’ampia famiglia di virus divisi in quattro gruppi e presenti comunemente nei mammiferi e negli uccelli, alcuni dei quali anche comunemente nell’uomo. La presenza nei Chirotteri di Betacoronavirus (gruppo nel quale si trova anche il virus responsabile della SARS) è nota da tempo e non stupisce che siano stati trovati anche in pipistrelli italiani, la cui presenza tuttavia non è associata a nessuna patologia respiratoria, tantomeno a quella recente esplosa in Cina relativa al nuovo 2019-nCoV che si basa esclusivamente sulla trasmissione da persona a persona e per la quale non esiste nessuna prova scientifica di presenza nei pipistrelli se non una possibile somiglianza con Coronavirus presenti in diverse specie animali (rettili, uccelli e mammiferi)».
I difensori dei pipistrelli se la prendono con affermazioni contenute nell’articolo come «I chirotteri urinano nelle zone dove sono presenti maiali allo stato brado e, di conseguenza, infettano i lavoratori che li governano« e «Pipistrelli che si allargano sul territorio, originando disagi notevoli» ribattendo che si tratta di affermazioni «prive di significato e di fondatezza scientifica; semmai occorre ribadire che un possibile passaggio di specie di alcuni virus da animale a uomo è generato dalle continua invadenza dell’uomo negli habitat naturali (deforestazione, urbanizzazione selvaggia, ecc.), dall’insulsa commercializzazione di animali selvatici e dal consumo delle loro carni (tra cui anche i pipistrelli). Cause queste che determinano gravi rischi per la conservazione dei Chirotteri con declino delle popolazioni e estinzioni locali. Fatto questo estremamente grave per la biodiversità del pianeta, tenuto conto degli innumerevoli servizi ecosistemici apportati dai Chirotteri tra cui il contenimento di insetti antagonisti delle coltivazioni agrarie».
Gli esperti fanno notare anche un altro infortunio da matita rossa contenuto nell’articolo, dove si legge di «siti dove questi topi volanti stazionano di preferenza» e ironizzano: «Si ricorda inoltre che i pipistrelli appartengono all’ordine sistematico dei Chirotteri» e quindi frasi come questa «sono totalmente errate in quanto i chirotteri non hanno nulla a che vedere con i Roditori».
A preoccupare anche la frase «Veterinari e chirottologi hanno, nell’immediato, avviato una campagna di sensibilizzazione della popolazione a cui è stata caldeggiata la massima precauzione nell’avvicinarsi agli immobili dove si annidano i pipistrelli» che Chirosphera definisce «falsa, estremamente grave e suscettibile di generare pericolosi rischi di conservazione dei pipistrelli e dei loro siti di rifugio. Come anticipato i Chirotteri sono tutelati da diverse normative che ne vietano il disturbo e l’allontanamento, compreso quello nei siti di rifugio, tra cui anche quelli in edifici, e che “la massima precauzione nell’avvicinarsi” deve essere intesa esclusivamente finalizzata a garantire l’adeguata tranquillità di questi animali nelle diverse fasi del loco ciclo vitale, come garantito da legge. Auspichiamo quindi una doverosa rettifica dell’articolo in questione per garantire un’informazione corretta e di qualità».
La scienza in base alla quale Chirosphera demolisce l’articolo di VoxPublica è la stessa dell’editoriale “New coronavirus may have started in bats. But how did it hop to humans?” scritto sull’autorevolissimo The Lancet dalla senior writer Rachel Rettner che riferisce quanto emerge dallo studio “Genomic characterisation and epidemiology of 2019 novel coronavirus: implications for virus origins and receptor binding”
pubblicato il 29 gennaio sempre su The Lancet e che fornisce ulteriori indizi sulle origini del virus e indica i pipistrelli come gli ospiti più probabili.
La Rettner spiega che «I ricercatori hanno analizzato 10 sequenze di genomi del nuovo coronavirus, chiamato 2019-nCoV, ottenuti da 9 pazienti in Cina che si erano malati per il virus. Hanno scoperto che tutte e 10 le sequenze del genoma erano estremamente simili: condividevano oltre il 99,98% della stessa sequenza genetica, hanno detto gli autori. Questo suggerisce che il virus ha fatto il suo “salto” negli esseri umani molto recentemente, perché se quel salto fosse avvenuto molto tempo fa, le sequenze dei virus sarebbero state diverse, dato il rapido ritmo con cui i virus tendono a mutare ed evolversi».
Il principale autore dello studio, Weifeng Shi, del Key Laboratory of Etiology and Epidemiology of Emerging Infectious Diseases dell’università dello Shandong e della Shandong First Medical University, ha detto che «E’ sorprendente che le sequenze di 2019-nCoV qui descritte provenienti da diversi pazienti siano quasi identiche. Questa scoperta suggerisce che il 2019-nCoV ha avuto origine da una fonte in un periodo molto breve ed è stato rilevato in modo relativamente rapido».
E’ ormai noto che la maggior parte dei casi iniziali ha coinvolto persone che lavoravano o che hanno fatto acquisti nel mercato del pesce di Huanan a Wuhan, in Cina, dove venivano venduti molti animali selvatici di diverse speciei. La Rettner spiega ancora: «Per saperne di più sulle origini del virus, i ricercatori hanno confrontato la sequenza genetica 2019-nCoV con quella di una catalogo di sequenze virali e hanno scoperto che i virus più strettamente correlati erano due coronavirus originati da pipistrelli; entrambi i coronavirus condividevano l’88% della loro sequenza genetica con quella del 2019-nCoV. (rispetto ad altri due coronavirus noti per infettare le persone – SARS e MERS – 2019-nCoV condivide circa il 79% della sua sequenza genetica con SARS e il 50% con MERS.)»
Sulla base di questi risultati, gli autori dello studio hanno affermato che «Il 2019-nCoV probabilmente ha avuto origine nei pipistrelli. Tuttavia, sul mercato ittico di Huanan non venivano venduti pipistrelli, il che suggerisce che un altro animale ancora da identificare abbia agito come una specie di trampolino di lancio per trasmettere il virus all’uomo».
Un precedente studio aveva suggerito che i serpenti, che vngono venduti al mercato del pesce di Huanan, potessero essere una possibile fonte di 2019-nCoV, ma molti esperti ne hanno criticato i risultati, evidenziando che «Non è chiaro se i coronavirus possano infettare i serpenti».
Quindi, nonostante quel che crede VoxPublica, gli untori non sono i pipistrelli e tantomeno quelli piemontesi che nessuno si sogna di mangiare e che non hanno solitamente nessun contatto con gli uomini.
Un altro autore dello studio, Guizhen Wu, del Chinese Center for Disease Control and Prevention, conferma: «Sembra probabile che un altro ospite animale stia fungendo da ospite intermedio tra pipistrelli ed esseri umani» e lo studio conclude: «Nel complesso, lo scoppio di 2019-nCoV evidenzia ancora una volta i serbatoi di virus nascosti negli animali selvatici e il loro potenziale di riversarsi occasionalmente nelle popolazioni umane».
The Lancet dice invece che man mano che l’epidemia accelera, ci sono le prime lezioni da imparare. La trasmissibilità di 2019-nCoV — o almeno la sua distribuzione geografica — sembra essere più elevata e più ampia di quanto inizialmente previsto. Perché? «In parte ciò può essere dovuto alla rapida espansione cinese delle sue reti di trasporto, in particolare del trasporto aereo e ferroviario ad alta velocità. Wuhan è un hub cruciale: collegata ovest a Chengdu, a sud a Guangzhou e Shenzhen, a est a Nanchino e Shanghai e a nord a Pechino».
Le corrette informazioni sono uno strumento chiave per gestire l’epidemia e in Cina sembra esserci una notevole difficoltà degli esperti e delle autorità locali a parlare con i media, Secondo alcuni osservatori, gli specialisti di malattie infettive e i vertici sanitari temono di fare dichiarazioni pubbliche se non sono state approvate dalle autorità cinesi. Si può capire il desiderio del governo cinese di gestire un flusso di informazioni accurate verso l’opinione pubblica, ma la troppa riservatezza può far aumentare l’ansia o l’isteria insensata, come si vede purtroppo anche nel nostro Paese.
La risposta del governo cinese è stata comunque impressionante, con l’isolamento di intere città con diversi milioni di abitanti. Ma Lancet fa notare che «per affrontare le cause profonde di questo focolaio è necessario ridurre i rischi di trasmissione da animale a uomo. Ciò significherà uno sforzo concertato per chiudere le fonti di trasmissione del virus: i mercati di animali umidi e scarsamente igienici. Fare questo richiederà un enorme cambiamento culturale nella società cinese, che non dovrebbe essere sottovalutato, ma che è essenziale per prevenire questo tipo di epidemia in futuro. Per salvaguardare i loro cittadini e rafforzare la sicurezza sanitaria globale, i leader politici cinesi devono dichiarare chiaramente il loro impegno a eradicare questi mercati».