Cop26 World Leaders Summit: agire per salvare foreste e suolo (VIDEO)

La dichiarazione di Glasgow: impegni non vincolanti e 19,2 miliardi di dollari di fondi pubblici e privati per proteggere e ripristinare le foreste

[2 Novembre 2021]

L’evento “Action on Forests and Land Use” tenutosi al COP26 World Leaders Summit ha riunito un’alleanza senza precedenti di governi (Italia compresa), imprese, attori finanziari e leader non statali per aumentare le ambizioni sulle foreste e sull’uso del suolo. L’Unfccc sottolinea che «Con la nella Glasgow Leaders’ Declaration on Forests and Land Use, oltre 100 leader, che rappresentano oltre l’86% delle foreste mondiali, si sono impegnati a lavorare insieme per arrestare e invertire la perdita di foreste e il degrado del suolo entro il 2030.

I Paesi firmatari della dichiarazione sono 105 e tra questi ci sono deforestatori seriali come il Brasile di Jair Bolsonaro, che ha approvato leggi per favorire la deforestazione e non certo per impedirla, l’Indonesia e la Repubblica democratica del Congo. Come sottolinea BBC News, «Gli esperti hanno accolto con favore la mossa, ma hanno avvertito che un precedente accordo nel 2014 non era riuscito a rallentare affatto la deforestazione e gli impegni devono essere mantenuti».

Questi sono gli impegni chiave della Dichiarazione: 1. Conservare le foreste e altri ecosistemi terrestri e accelerare il loro ripristino; 2. Facilitare il commercio e le politiche di sviluppo, a livello internazionale e nazionale, che promuovano lo sviluppo sostenibile e la produzione e il consumo di beni sostenibili, che lavorino a beneficio reciproco dei paesi e che non portino alla deforestazione e al degrado della terra; 3. Ridurre la vulnerabilità, costruire la resilienza e migliorare i mezzi di sussistenza rurali, anche attraverso la responsabilizzazione delle comunità, lo sviluppo di un’agricoltura redditizia e sostenibile, e il riconoscimento dei molteplici valori delle foreste, riconoscendo al contempo i diritti delle popolazioni indigene, nonché delle comunità locali, in conformità con la legislazione nazionale e gli strumenti internazionali; 4. Attuare e, se necessario, ridisegnare le politiche e i programmi agricoli per incentivare l’agricoltura sostenibile, promuovere la sicurezza alimentare produrre benefici per l’ambiente; 5. Riaffermare gli impegni finanziari internazionali e aumentare significativamente i finanziamenti e gli investimenti da un’ampia varietà di fonti pubbliche e private, migliorandone anche l’efficacia e l’accessibilità, per permettere un’agricoltura sostenibile, una gestione sostenibile delle foreste, la conservazione e il ripristino delle foreste, e il sostegno alle popolazioni indigene e alle comunità locali; 6. Facilitare l’allineamento dei flussi finanziari con gli obiettivi internazionali per invertire la perdita e il degrado delle foreste, assicurando allo stesso tempo che siano in atto politiche e sistemi solidi per accelerare la transizione verso un’economia che sia resiliente e promuova gli obiettivi relativi alle foreste, all’uso sostenibile delle terre, alla biodiversità e al clima.

Nonostante si tratti di impegni non vincolanti, il Wwf da un giudizio positivo: «La Dichiarazione si impegna ad arrestare e invertire la perdita di foreste e il degrado del territorio entro il 2030 e prevede di impiegare 12 miliardi di dollari di fondi pubblici per proteggere e ripristinare le foreste, insieme a 7,2 miliardi di dollari di investimenti privati. La Dichiarazione, inoltre, è ben allineata con l’impegno di molti di questi governi di invertire la perdita di biodiversità entro il 2030 per lo sviluppo sostenibile, approvando il Leaders’ Pledge for Nature».

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden si è detto fiducioso che il nuovo impegno globale possa essere rispettato, dicendo ai leader mondiali: «Tutto ciò che dobbiamo fare è avere la volontà e fare ciò che sappiamo essere giusto. Possiamo farlo. Gli Stati Uniti daranno l’esempio» e ha annunciato che spenderanno 9 miliardi di dollari per conservare e ripristinare le foreste.

Fran Price, responsabile foreste del Wwf International, ricorda che «Le foreste forniscono servizi ecosistemici fondamentali per il benessere umano, economico e sociale, eppure continuano a scomparire ad un ritmo allarmante. L’impegno di oltre 100 leader mondiali per fermare e invertire la deforestazione e il degrado del territorio entro il 2030 è notevole, poiché finalmente viene affermato l’importante valore delle foreste e di altri ecosistemi naturali. Questo impegno ora dovrà essere adottato con urgenza, insieme alle azioni politiche necessarie per affrontare i fattori che causano la deforestazione e il degrado delle foreste, comprese le attività agricole ed estrattive non sostenibili, la proprietà e la governance della terra e i flussi finanziari. L’attuazione della dichiarazione dovrà includere politiche più forti, sia nei paesi importatori che in quelli produttori, più finanziamenti per la conservazione delle foreste e la partecipazione attiva delle popolazioni indigene e delle comunità locali (IPLC) nel processo decisionale e politico».

Per l’associazione ambientalista internazionale, «I governi dovrebbero intensificare gli sforzi per migliorare la governance della terra e delle foreste aumentando la partecipazione, la responsabilità e la trasparenza e affrontando la corruzione. Affinché questo sia possibile servono sostegno attivo alla partecipazione delle popolazioni indigene nei processi nazionali e internazionali rilevanti per i piani nazionali sul clima, e una formazione specifica per le popolazioni indigene per dotarli di strumenti per promuovere la trasparenza e il dialogo tra le comunità e il governo. Le strutture di governance dovrebbero essere progettate con meccanismi di inclusione per assicurare che le IPLC (Indigenous Peoples and Local Communities), in particolare le donne e i giovani, siano coinvolte nei processi di revisione dei Contributi Determinati a livello Nazionale (NDC) e che le proposte delle IPLC siano incorporate nelle politiche pubbliche che riguardano le loro terre e i loro mezzi di sussistenza. Abbiamo anche bisogno di proteggere le foreste naturali, specialmente i paesaggi forestali intatti, distese ininterrotte di boschi ed altri ecosistemi associati, che sono critici per lo stoccaggio e il sequestro del carbonio e per la conservazione della biodiversità. Solo ai tropici, queste aree immagazzinano circa il 40% del carbonio presente sopra il suolo nelle foreste. Inoltre, le riforme delle politiche agricole dovrebbero essere combinate con la trasformazione del sistema alimentare per implementare approcci che non danneggino l’ambiente e promuovano impatti positivi su natura e persone. Come WWF esortiamo i governi ad integrare i loro impegni per le foreste e l’uso del suolo annunciati oggi con ambiziosi obiettivi temporali e attraverso un quadro comune e trasparente per il monitoraggio e la verifica di tali obiettivi. Non abbiamo tempo da perdere. L’implementazione è la chiave per ottenere risultati che assicurino un futuro positivo per la natura.

All’“Action on Forests and Land Use” del  COP26 World Leaders Summit, 12 Paesi donatori si sono impegnati a fornire 12 miliardi di dollari di finanziamenti pubblici per il clima dal 2021 al 2025 a un nuovo Global Forest Finance Pledge  che «Sosterrà l’azione nei Paesi in via di sviluppo, compreso il ripristino di terreni degradati, la lotta agli incendi e la promozione dei diritti dei popoli indigeni e delle comunità locali».

Inoltre, Unione Europea, Germania, Francia, Giappone, Belgio, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia, Corea del sud, Regno Unito, Usa e Bezos Earth Fund hanno promesso almeno 1,5 miliardi di dollari per proteggere le foreste del bacino del Congo che ospita la seconda foresta pluviale tropicale più grande del mondo, che è di fondamentale importanza per gli sforzi globali per affrontare il cambiamento climatico e per lo sviluppo sostenibile nella regione.

Germania, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito, Usa, Ford Foundation, Good Energies Foundation,

Oak Foundation, Sobrato Philanthropies, The David and Lucile Packard Foundation, The William and Flora Hewlett Foundation, The Christensen Fund, Children’s Investment Fund Foundation e The Protecting our Planet Challenge (Arcadia, Bezos Earth Fund, Bloomberg Philanthropies, Gordon and Betty Moore Foundation, Nia Tero, Rainforest Trust, Re:wild, Wyss Foundation, Rob and Melani Walton Foundation) hanno promesso almeno 1,7 miliardi di dollari  dal 2021 al 2025 per promuovere i diritti di proprietà forestale delle popolazioni indigene e delle comunità locali e sostenere il loro ruolo di guardiani delle foreste e della natura. Sono stati anche mobilitati almeno 5,3 miliardi di sterline (7,2 miliardi di dollari) di finanziamenti del settore privato.

I CEO di oltre 30 istituzioni finanziarie con oltre 8,7 trilioni di dollari di asset globali si sono impegnati a eliminare gli investimenti in attività legate alla deforestazione causata dai prodotti agricoli, insieme ai miliardi di finanziamenti privati ​​mobilitati per sostenere l’economia forestale attraverso tre iniziative faro.

La Lowering Emissions by Accelerating Forest Finance (LEAF) Coalition  ha superato il suo obiettivo di mobilitare 1 miliardo di dollari in impegni pubblico-privati. LEAF assicura che «Fornirà finanziamenti ai Paesi tropicali e subtropicali che riducono con successo le emissioni dovute alla deforestazione e al degrado. I finanziamenti privati ​​saranno forniti solo da aziende già impegnate in forti tagli alle emissioni nelle proprie catene di approvvigionamento, in linea con gli obiettivi basati sulla scienza. Si prevede che questo diventerà uno dei più grandi sforzi pubblico-privati ​​mai realizzati per proteggere le foreste tropicali e sostenere lo sviluppo sostenibile».

9 banche multilaterali di sviluppo hanno approvato la dichiarazione congiunta “Nature, People and Planet”per integrare la natura nelle loro politiche, analisi, valutazioni, consulenze, investimenti e operazioni, in linea con i rispettivi mandati e modelli operativi.

28 governi, che rappresentano il 75% del commercio globale di prodotti agricoli  che possono minacciare le foreste, hanno firmato il nuovo Forest, Agriculture and Commodity Trade (FACT) Statement, una  dichiarazione fa parte di road map azioni progettate per arrivare a un  commercio sostenibile e ridurre la pressione sulle foreste, compreso il sostegno ai piccoli agricoltori e il miglioramento della trasparenza delle catene di approvvigionamento.

Inoltre, 10 delle più grandi multinazionali che gestiscono oltre la metà del commercio globale di materie prime chiave a rischio forestale come l’olio di palma e la soia hanno annunciato che entro la COP27 Unfccc definiranno una road map condivisa per un’azione rafforzata per realizzare lla catena di approvvigionamento coerente con un percorso di 1,5 gradi Celsius .

Secondo l’Unfccc, «I risultati dell’evento dimostrano come l’azione per le foreste e sull’uso del suolo può contribuire a mantenere a vista l’obiettivo di 1,5° gradi, a sostenere mezzi di sussistenza sostenibili e a soddisfare le promesse condivise in materia di adattamento e finanziamento».

Simon Lewis, esperto di clima e foreste dell’University College di Londra, ha commentato: «E’ una buona notizia avere un impegno politico per porre fine alla deforestazione da parte di così tanti Paesi e finanziamenti significativi per andare avanti lungo questo percorso», Ma ha ricordato che il mondo aveva già preso un impegno simile nel 2014 a New York Con una dichiarazione  che non è riuscita affatto a rallentare la deforestazione». Anche la  New York Declaration on Forests di New York era un accordo volontario e legalmente non vincolante sulla deforestazione che mirava a dimezzare la deforestazione entro il 2020 e fermarla entro il 2030 al quale avevano aderito 40 Paesi, ma non Paesi chiave come Brasile e Russia, Nel 2019 un rapporto ha certificato il fallimento dell’accordo di New York, speriamo non succeda lo stesso con la Dichiarazione di Glasgow.

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  • The LEAF Coalition - COP26 World Leaders’ Summit: Action on Forests and Land Use