Cop22 della Convenzione di Barcellona, la triplice crisi del Mediterraneo: inquinamento, perdita di biodiversità e cambiamenti climatici

Più Aree marine protette davvero e lotta all’inquinamento e alle attività insostenibili

[9 Dicembre 2021]

Oggi la 22esima Conferenza delle parti contraenti della Convenzione di Barcellona e dei suoi protocolli (COP 22), iniziata il 7 dicembre e che si conclude domani ad  Antalya, in Turchia, entra nel vivo con la sua sessione ministeriale “Towards a Blue Mediterranean: leaving a pollution-free legacy, protecting biodiversity and sustaining climate stability”. La COP 22 segna il 45esimo anniversario della Convenzione di Barcellona, ​​adottata nel 1976 e modificata nel 1995, uno dei principali risultati del Mediterranean Action Plan dell’United Nations Environment Programme (UNEP/MAP) e riunisce 21 Paesi del Mediterraneo e l’Ue per affrontare la triplice crisi dell’inquinamento, della perdita di biodiversità e dei cambiamenti climatici nel Mediterraneo.

Mentre la regione del Mediterraneo è alle prese con gli impatti  di questa triplice crisi e mentre i suoi Paesi si sforzano di uscire dalla pandemia di Covid-19 che ha avuto effetti economici dirompenti, la COP 22 rappresente un forum comune per fare il punto e pianificare in anticipo. Infatt,i l’agenda della COP 22 comprende diversi progetti di decisioni che contribuiranno a plasmare il futuro della regione mediterranea: Designazione del Mar Mediterraneo, nel suo insieme, come area di controllo delle emissioni di ossidi di zolfo (MED SOx ECA) ai sensi dell’allegato VI di MARPOL; Programma d’azione strategico post-2020 per la conservazione della biodiversità e la gestione sostenibile delle risorse naturali nella regione mediterranea (Post-2020 SAPBIO); Proteggere e conservare il Mediterraneo attraverso sistemi ben collegati ed efficaci di aree protette marine e costiere e altre misure di conservazione efficaci, comprese le Specially Protected Areas e le Specially Protected Areas of Mediterranean Importance; Piani regionali sul trattamento delle acque reflue urbane e sulla gestione dei fanghi di depurazione nell’ambito dell’articolo 15 del protocollo sulle fonti terrestri; Strategia mediterranea per la prevenzione, la preparazione e la risposta all’inquinamento marino causato dalle navi (2022-2031): Studi sulla valutazione dell’ambiente e dello sviluppo , compreso il First Mediterranean Assessment Report (MAR 1) del network of Mediterranean Experts on Climate and Environmental Change, l’interfaccia tra scienza e politica supportata dall’UNEP/MAP; Strategia di gestione delle acque di zavorra per il Mar Mediterraneo (2022-2027); Insieme di misure regionali per sostenere lo sviluppo di imprese verdi e circolari e rafforzare la domanda di prodotti più sostenibili; Modifiche agli allegati I, II e IV del Protocollo per la protezione del Mar Mediterraneo contro l’inquinamento da fonti e attività terrestri (Protocollo LBS); Modifiche all’allegato del protocollo per la prevenzione e l’eliminazione dell’inquinamento del Mar Mediterraneo causato dallo scarico di navi e aeromobili o dall’incenerimento in mare (protocollo sullo scarico); Emendamenti agli allegati al protocollo per la protezione del Mar Mediterraneo contro l’inquinamento derivante dall’esplorazione e dallo sfruttamento della piattaforma continentale, dei fondali marini e del suo sottosuolo (protocollo offshore); Modifiche al Piano Regionale sulla Gestione dei Rifiuti Marini nel Mediterraneo nell’ambito dell’Articolo 15 del Protocollo sulle Fonti Terrestri; Piani d’Azione per la conservazione delle specie e degli habitat nell’ambito del Protocol concerning Specially Protected Areas and Biological Diversity in the Mediterranean; Linee guida per la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) ai sensi del Protocollo per la Protezione del Mar Mediterraneo contro l’inquinamento derivante dall’esplorazione e dallo sfruttamento della piattaforma continentale e dei fondali marini e del suo sottosuolo.

Oggi, la Dichiarazione ministeriale di Antalya dovrebbe ottenere un sostegno politico di alto livello su questa agenda  che rappresenterebbe un pieno via libera all’azione dell’UNEP/MAP per una ripresa verde e blu del Mediterraneo basata su un’ambiziosa strategia a medio termine (2022-2027).

Il logo scelto dalla Turchia per la Cop22 di Antalya fa ben sperare: rappresenta una tartaruga comune  (Caretta caretta), diventata un simbolo iconico della biodiversità nel Mediterraneo, un piccolo mare che rappresenta appena l’1% dell’oceano globale ma che ospita il 10% delle specie marine conosciute. E la presidenza turca della COP22 della Convenzione di Barcellona ricorda che «Le tartarughe marine del Mediterraneo sono colpite dai rifiuti marini e dal riscaldamento dell’aria e dell’acqua di mare. La loro situazione riassume le gravi minacce poste nella regione dalla triplice crisi di inquinamento, cambiamento climatico e perdita di biodiversità. La tartaruga marina è anche un potente simbolo di speranza: i dati disponibili mostrano un andamento positivo del numero di nidi per le specie la cui abbondanza di popolazione nella regione è stimata in 1.197.087 – 2.364.843 di individui. Questa emblematica tartaruga marina può essere trovata in tutto il bacino, ma la nidificazione è concentrata nel Mediterraneo orientale, compresi i siti situati ad Antalya, la città ospitante della COP 22».